Gli affreschi nella chiesa di Santa Maria della Catena

di Salvatore Farinella©, pubblicato col titolo di Gangi, chiesa di Santa Maria della Catena. Risplendono gli affreschi in Rivista della Chiesa Cefaludense, maggio 2001

Giovanni Nicosia, Affreschi nella volta della chiesa di Santa Maria della Catena, 1748/1754 (foto S. Farinella©)
Giovanni Nicosia, Affreschi nella volta della chiesa di Santa Maria della Catena, 1748/1754 (foto S. Farinella©)

Sebbene gli affreschi esistenti nella chiesa di Santa Maria della Catena non siano di elevata qualità, tuttavia essi conferiscono all’edificio sacro un aspetto particolarmente solenne e sottolineano pienamente il carattere di preminenza assunto da questa chiesa nel tessuto sociale gangitano durante i secoli. I restauri della chiesa hanno permesso qualche anno fa il consolidamento e il recupero dei dipinti e hanno ridato particolare vigore soprattutto alle pitture della volta alle quali, oggi, siamo in grado di attribuire la paternità.

La chiesa intitolata a Santa Maria della Catena è una delle più antiche della cittadina madonita (1), anche in considerazione del fatto che essa era la più prossima al castello che i Ventimiglia, conti di Geraci e signori del luogo, avevano fatto costruire sulla sommità del monte Marone: il rione nato attorno alla chiesa era già pienamente sviluppato nella metà del Cinquecento ed era uno dei più consistenti e popolosi del borgo.

I primi interventi documentati sulla chiesa risalgono intorno alla metà del Seicento, nonostante risultino riconoscibili alcune presenze artistiche dei secoli precedenti (2): è infatti del 1644/47 l’esecuzione dell’artistico portale lapideo della chiesa, realizzato dall’intagliatore mastro Giuseppe Conforto e assestato da mastro Francesco Lima, entrambi di Castelbuono (3). Degli stessi anni è la realizzazione del portone ligneo, la cui esecuzione venne affidata a uno dei più noti intagliatori della zona, il nicosiano Stefano Li Volsi (4).

Una tradizione, non sostenuta da alcuna fonte documentaria, indica nel famoso pittore manierista gangitano Giuseppe Salerno l’autore di alcuni affreschi nelle pareti della chiesa: a sostenere la tesi vi sarebbe anche una lapide tombale oggi murata accanto all’altare maggiore, ritenuta proveniente dalla sepoltura del Salerno e recante l’attribuzione delle pitture (5), una iscrizione rivelatasi tuttavia falsa.

 

Madonna della Catena, autore ignoto, XV-XVI secolo (foto S. Farinella©)
Madonna della Catena, autore ignoto, XV-XVI secolo (foto S. Farinella©)

Dall’inventario dei beni mobili della chiesa, fatto compilare nel 1743 dall’arciprete don Francesco Spinosa, siamo in grado di conoscere quale fosse la consistenza delle opere in essa esistenti e la disposizione dei vari altari (6): sull’altare maggiore era la statua della Madonna della Candilora d’immarmo (probabilmente la stessa statua marmorea della Madonna della Catena databile fra XV e XVI secolo con basamento esagonale oggi posta in uno degli altari laterali) mentre a’ man destra era la cappella della Madonna del Rosario con il suo quadro e la statua dorata di san Michele Arcangelo (la stessa alla quale nel 1758 il ventenne e ancora ignoto Filippo Quattrocchi realizzerà la nuvola sotto i piedi (7)), l’altare con la statua della Madonna della Catena, l’altare con il quatro vechio della Natività e l’altare con il quadro della Vergine di Monte Serrato; a man sinistra vi erano invece il lettirino con suo organetto a sei Registri, l’altare con la statua di san Biagio di legno dorata (a cui il Quattrocchi, nel 1759, realizzerà il bastone pastorale (8)), l’altare con la statua lignea di san Calogero e l’altare di sant’Agata.

 

Giovanni Nicosia, affreschi della volta, 1748/1754, particolare (foto S. Farinella©)
Giovanni Nicosia, affreschi della volta, 1748/1754, particolare (foto S. Farinella©)

Il ciclo di affreschi nella volta della chiesa della Catena venne realizzato fra il 1748 e il 1754 e con ogni probabilità è dovuto a un ignoto pittore di origine nissena stabilitosi a Gangi negli anni Venti del secolo: la data dipinta nel medaglione posto sulla grande finestra che sovrasta l’ingresso (1748) e soprattutto le ingenti somme pagate in quei sei anni per fare "lo stucco finto nella nave e la pittura nel coro", rilevate dai registri contabili della chiesa, individuano infatti in Giovanni Nicosia l’autore dei nostri dipinti (9).

Nato a Caltanissetta e trasferitosi a Gangi con tutta la sua famiglia, nel 1729 Giovanni Nicosia sposò donna Margherita Ventimiglia (10): più interessante risulta la notizia del matrimonio della sorella di costui, Rosalia Nicosia, nel 1732 con il borgese Gandolfo Quattrocchi (11), dai quali nascerà il famoso scultore ligneo Filippo.

A Gangi, assieme al fratello Nicolò che svolge l’attività di falegname, Giovanni Nicosia riceve presto alcuni incarichi nelle varie chiese: si tratta per lo più di modesti lavori, soprattutto di apparati per i sepolcri del giovedì santo e di “restauri” di quadri, come quelli della Natività e di Monte Serrato nella chiesa della Catena. Non sono ancora gli anni d’oro della pittura settecentesca che porteranno Gangi alla ribalta attraverso la presenza di noti pittori siciliani come Gaspare Fumagalli, Pietro Martorana e Crispino Riggio (12): ma per Giovanni Nicosia quello degli affreschi nella volta della chiesa di Santa Maria della Catena costituì il più impegnativo incarico d’opera che ricevette e che gli fruttò il compenso di oltre 60 onze.

 

Giovanni Nicosia, affreschi della volta, 1748/1754, particolare (foto S. Farinella©)
Giovanni Nicosia, affreschi della volta, 1748/1754, particolare (foto S. Farinella©)

L’impianto decorativo venne sviluppato secondo gli schemi pittorici dell’epoca, con la tecnica delle quadrature prospettiche ad effetti illusionistici e a trompe-l’oeil in voga in quel periodo: del resto nella vicina città demaniale di Nicosia pochi decenni prima (1717) Guglielmo Borremans aveva lasciato un eloquente esempio di quella tecnica nella chiesa di San Vincenzo Ferreri, sicuramente noto al nostro artista.

I tre quadroni centrali della volta racchiusi in eleganti cornici raccontano l’intercessione della Vergine che libera l’umanità dalle catene fisiche e spirituali, nella gloria della Trinità e fra schiere di angeli e di santi; fra le lacune degli intonaci (picconati per fare aderire meglio lo strato successivo) e le tracce a carboncino dell’impianto geometrico, il restauro ha messo in evidenza un particolare pittorico insolito, mascherato in epoca successiva forse per ragioni pedagogiche: la figura di un demone inorridito è infatti emersa nel quadrone centrale, forse insolitamente proposta all’autore dalla stessa committenza ma poi soppressa in epoca successiva, celata da una nube.

Benché le figure dei personaggi non appaiano di elevata fattura, tuttavia l’intero impianto compositivo risulta ben articolato e ricco di particolari: più raffinati (sebbene lontani dai magistrali esempi del Fumagalli) risultano i motivi decorativi fatti di cartigli e volute, festoni e conchiglie, finti stucchi e cornici, caratteristici del tipo di decorazione. Completano il ciclo di affreschi della volta sei lunette (tre per ogni lato), all’interno di ognuna delle quali è dipinto un medaglione contenente la figura di santi e di papi, e sei riquadri fra le lunette recanti ognuno un riferimento alla catena, chiaro simbolo attribuito alla titolare della chiesa (13).

 

Salvatore de Caro, dipinti delle pareti, 1816, particolare (foto S. Farinella©)
Salvatore de Caro, dipinti delle pareti, 1816, particolare (foto S. Farinella©)

Un cenno, benché rapido, merita l’altro ciclo di affreschi che interessa le superfici parietali della chiesa della Catena. Si tratta di un impianto decorativo realizzato nel 1816 dal pittore palermitano Salvatore de Caro, impegnato in questi anni a Gangi anche in altre chiese (SS. Salvatore) e nella realizzazione di alcune pale d’altare (14): l’utilizzo di una decorazione neoclassica fatta di finte paraste con capitelli e riquadri floreali ha consentito all’artista di inquadrare gli altari e nello stesso tempo di raccordare questi ultimi con il cornicione in gesso della metà del Settecento (il cui autore è individuabile nel gangitano mastro Giovanni Castello (15)), all’interno del quale lo stesso De Caro ha potuto ricavare una fascia decorata in finti marmi.

Di particolare interesse sono infine le figure degli Apostoli realizzate dal De Caro fra le paraste: alcune di esse, celate da successivi mascheramenti, sono state rinvenute nel corso dei restauri e presentano una discreta fattura.

 

Note

 

1 - Per la storia della chiesa si rimanda a S. Farinella, Gangi. La chiesa di Santa Maria della Catena. Guida alla storia e all’arte, Madonnuzza-Petralia Soprana 2003.

2 - Ne sono esempi la statua marmorea della Madonna della Catena, databile fra XV e XVI secolo e variamente attribuita ai Gagini, al Laurana o a Giorgio da Milano, e la cappella della Madonna del Rosario fatta edificare nel 1590 dal magnifico Vincenzo de Marco, come si legge in un’iscrizione.

3 - Archivio Chiesa Madre Gangi (ACMG), Libro dei conti della chiesa di Santa Maria della Catena, vol. I, c. 2v-8v. Per la realizzazione dell’opera, particolarmente impegnativa, furono chiamati mastri intagliatori perfino da Petralia e da Cerami. Sulla chiave dell’arco del portale è incisa la data 1647.

4 - Ivi, c. 8r/v.

5 - S. Nasello, Engio e Gangi, Palermo 1982, p. 106. L’iscrizione così recita: Son di Salerno e suoi in eterno l’armi in fondo e le pit-ture intorno, ma nutriamo dubbi sul fatto che possa trattarsi della tomba di famiglia del noto pittore gangitano, come afferma il Nasello.

6 - ACGM, Libro dei conti della chiesa di Santa Maria della Catena, vol. II, c. 242 v.

7 - S. Farinella, Filippo Quattrocchi. Scultore gangitano fra ‘700 e ‘800. I primi lavori a Gangi nelle testimonianze dei documenti inediti, in Le Madonie n. 3, marzo 1999, p. 3.

8 - Ibidem.

9 - ACGM, Libro dei conti della chiesa di Santa Maria della Catena, vol. III, introiti ed esiti degli anni 1748-1754, c. 62-109. Siamo portati a credere che la data 1748 dipinta sulla finestra che sovrasta l’ingresso della chiesa sia piuttosto quella di inizio dei lavori, anziché quella della loro ultimazione.

10 - ACGM, Libro dei matrimoni, vol. V, c. 35. Sulla figura di Giovanni Nicosia pittore si rimanda a S. Farinella, Filippo Quattrocchi gangitanus sculptor, catalogo della mostra, Palermo 2004, passim e a Id., Giovanni Nicosia pictor del primo Settecento fra il nisseno e le Madonie, in corso di pubblicazione su Paleokastro.

11 - Ibidem, c. 63 v.

12 - Cfr. S. Farinella, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d’arte dal 1576 attraverso i docu-menti inediti, Assoro 1999.

13 - L’esiguità dello spazio non consente una descrizione puntuale degli affreschi che, comunque, ci si riserva di effettuare in altra sede.

14 - Il de Caro firma e data gli affreschi parietali di Santa Maria della Catena nello stipite interno del portone della chiesa.

15 - ACGM, Libro dei conti della chiesa di Santa Maria della Catena, vol. III, introiti ed esiti dell’anno 1750, c. 65.