La chiesa di Santa Maria di Gesù e lo stemma della torre: riflessioni storiche

di Salvatore Farinella©, testo inedito tratto da S. Farinella, Gangi. La storia. dal Medioevo al Novecento. I. Dall’ipotesi di fondazione normanna alla fine del Medioevo (XII-XV secolo) in corso di pubblicazione - 30 luglio 2016

La chiesa di Santa Maria di Gesù e la torre tardomedievale (foto S. Farinella©)
La chiesa di Santa Maria di Gesù e la torre tardomedievale (foto S. Farinella©)

La chiesa di Santa Maria di Gesù (oggi intitolata semplicemente chiesa di Santa Maria) è posta in quella che nei secoli scorsi era una parte periferica del borgo di Gangi, al di fuori delle mura di cinta ma in una posizione importante nel contesto suburbano: l’edificio si poneva infatti all’incrocio di un diverticolo viario che, staccandosi dall’arteria territoriale che collegava Palermo con Messina (la cosiddetta regia trazzera Palermo-Messina “per le montagne”), conduceva verso l’abitato. Proprio in questo punto il diverticolo formava un crocevia biforcandosi in due strade, una che portava alla porta detta “del Conte” (posta sotto l’attuale chiesa del SS. Salvatore) e l’altra, dalla parte opposta, che conduceva verso la porta detta “di Malta” e la Postierla [1]: nell’incrocio era sorta la chiesa di Santa Maria di Gesù, dotata di un austera torre i cui stilemi rimandano al tardo medioevo. E sebbene l’edificio chiesastico fosse in posizione marginale rispetto al borgo, tuttavia esso aveva generato un modesto quartiere che i riveli del 1593 già indicano non molto esteso [2].

 

Con largo uso della fantasia, la storiografia locale ritenne che «nel secolo XV sorse in questo luogo un Ospizio Benedettino a cura ed a spese dei monaci di Gangivecchio per loro comodità occorrendo frequentemente di venire in paese e talora sostarvi. [I Benedettini] costruirono altresì la torre campanaria, la quale infatti sull’arco di una finestra porta scolpito, tuttora ben evidente, lo stemma dell’Ordine […] In seguito l’Ospizio, con l’esodo dei Benedettini, cadde in abbandono e solo nel secolo XVII fu ivi eretta la chiesa, dedicata a S. Maria» [3]: sulla stessa scia anche l’Alaimo riferì che i Benedettini «in data imprecisabile nei primordi del secolo XV avevano fondato ai piedi del paese, ove esisteva un’antica cappella intitolata a S. Maria di Gesù - che sin dal secolo XIV aveva dato il nome alla contrada -, un ospizio che serviva loro per comodità di alloggio quando venivano in Gangi per affari [… con] una torre a tre piani, munita di finestre bifore; sull’arco di una delle quali per arieggiare ad un edificio indipendente e di signorile feudalità, era posto lo stemma dell’ordine […] poi nel 1665 [l’ospizio] venne trasformato e ampliato in chiesa che prese il nome dalla cappella preesistente» [4].

 

La torre tardomedievale di Santa Maria (foto S. Farinella©)
La torre tardomedievale di Santa Maria (foto S. Farinella©)

La documentazione del periodo (XV-XVI secolo) e una più circostanziata lettura del contesto storico e degli indizi relativi alla chiesa e alla torre indicano una soluzione decisamente diversa riguardo alla possibile fondazione di queste strutture [5]. Intanto due documenti del primissimo Cinquecento attestano che la chiesa era già esistente nel XV secolo [6] e che la sua gestione era demandata al clero locale [7], circostanza che smentisce una presunta dipendenza dai Benedettini. Dai documenti dell’abbazia di Gangi Vecchio, poi, non si rileva alcun ospizio in proprietà dei Benedettini nei pressi della chiesa di Santa Maria di Gesù: del resto l’ospizio urbano dei monaci era localizzato nell’oratorio di San Pietro, donato ai frati nel 1366 [8]. Riguardo allo stemma dei Benedettini, esso era formato da tre monti sovrastati da una croce (congregazione Sublacense), ma ogni diversa diramazione dell’Ordine aveva uno stemma proprio che non è riconducibile a quello presente sull’arco di una finestra della torre [9].

 

Stemma dell'Ordine Benedettino (foto da web)
Stemma dell'Ordine Benedettino (foto da web)
Stemma nella torre tardomedievale della chiesa di Santa Maria di Gesù
Stemma nella torre tardomedievale della chiesa di Santa Maria di Gesù

Sano di Pietro, San Bernardino da Siena (1450), affresco nella sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico a Siena (foto da web)
Sano di Pietro, San Bernardino da Siena (1450), affresco nella sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico a Siena (foto da web)

Chiarito ciò, l’attenzione dev’essere rivolta al famoso “stemma dell’Ordine” che campeggia sulla chiave dell’arco nella finestra dell’ultimo piano della torre che, sebbene realizzato alla fine del Seicento da mastro Blasio Morina [10], richiama un Ordine religioso che non è quello dei Benedettini indicato dalla storiografia locale “tradizionale”: lo stemma riproduce infatti un sole con raggi al cui interno è la sigla IHS sormontata da una croce, acronimo che deriva sia dal nome ΙΗΣΟΥΣ di Gesù in lingua greca antica (utilizzando le prime due lettere e l’ultima del nome) sia dal latino Iesus Hominum Salvator (Gesù Salvatore degli uomini). Il monogramma del nome di Gesù fu utilizzato dai Cisterciensi (Benedettini) nel XII secolo e dal domenicano Vincenzo Ferrer nel XIII secolo, ma fu soprattutto san Bernardino da Siena (1380-1444) dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti (Francescani) a diffondere il Cristogramma IHS sormontato dalla croce e circondato da un sole con i suoi raggi e a farlo entrare nella comune iconografia [11].

Nella prima metà del Quattrocento in Sicilia prese corpo il movimento dell’Osservanza dei Frati Minori, alimentato proprio dalla predicazione di san Bernardino: il movimento si diffuse nell’isola grazie all’azione di fra’ Matteo Gimarra - passato alla storia come il beato Matteo di Agrigento - che, essendo stato discepolo del Santo da Siena, si fece «apostolo della devozione al SS. Nome di Gesù che diffonde[va] secondo le indicazioni del Senese e il metodo della predicazione popolare [e] divulgava il monogramma “IHS”, ornato di raggi, lo mostrava al popolo, dopo la predicazione, lo faceva disegnare sui vestiti e scolpire sulle mura delle case» [12]. Fra il 1425 e il 1432 il beato Matteo fondò in Sicilia diversi conventi dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti proprio sotto il titolo di “Santa Maria di Gesù” [13]: dopo aver costruito il convento a Messina, nel 1426 fra’ Matteo si diresse a Palermo per fondarvi il convento e la chiesa di Santa Maria di Gesù, e non è peregrino pensare che in questo suo tragitto egli potesse passare da Gangi che si trovava sulla strada - la viam Francigenam - che collegava la città sullo Stretto alla capitale.

 

Tutti gli elementi - la torre quattrocentesca, il titolo della chiesa dedicata a Santa Maria di Gesù, la presenza dello stemma col monogramma IHS, il linguaggio architettonico utilizzato, la circostanza che la nostra chiesa venne edificata fuori le mura com’era consuetudine degli Ordini mendicanti e in ultimo la pianta della chiesa a forma di T (il tau francescano) - portano a ritenere più che probabile che la chiesa di Santa Maria di Gesù possa essere una fondazione dei Frati Minori Osservanti, una fondazione tuttavia non progredita per motivi che sconosciamo: del resto sembra che «oltre a questi conventi fondati ex novo, furono ristrutturati dal B. Matteo vecchi conventi costruiti dai primi frati che aderirono al movimento dell’Osservanza. Quanti e quali siano tali conventi ristrutturati non si hanno notizie» [14].

Queste considerazioni escludono dunque una fondazione benedettina della chiesa di Santa Maria di Gesù così come proposto dalla cosiddetta “tradizione locale” e orientano verso una più probabile ipotesi di fondazione da parte dei Frati Minori Osservanti.

 

Note

 

[1] Cfr. S. Farinella, Gangi. La chiesa di Santa Maria della Catena. Guida alla storia e all’arte, Madonnuzza-Petralia Soprana 2003, p. 11.

[2] Nel 1593 i riveli indicano per questo quartiere una popolazione di 109 abitanti, distribuita in 33 fuochi (famiglie), con una presenza di 39 case: cfr. ASPa-Ca, Fondo Tribunale del Real Patrimonio, Riveli delle anime e dei beni del Regno di Sicilia, anno 1593, voll. 1139-1140.

[3] S. Nasello, Engio e Gangi. Nella storia, nella leggenda e nell’arte, 1a edizione Palermo 1949, p. 96, 2a edizione Palermo 1982, p. 123.

[4] F. Alaimo, La Chiesa di Gangi nell’era pagana e cristiana, Palermo 1959, p. 69. La medesima tesi dei due autori locali è riproposta da altri senza alcuna valutazione critica e senza alcun approfondimento storiografico.

[5] Ho anticipato la questione in S. Farinella, Un “Itinerario gaginiano” con tanti appunti, in «Espero» del 1 settembre 2011, p. 13.

[6] G. Mendola, Note a margine per una storia della scultura madonita, in AA.VV., Itinerario Gaginiano, Palermo 2011, pp. 52-54. Si tratta di un contratto stipulato nel giugno dell’anno 1500 da un certo Pietro la Pichulilla di Gangi, per conto della chiesa di Santa Maria di Gesù, per l’acquisto di una statua marmorea della Vergine col Bambino, dotata di base con raffigurati due serafini e una storietta centrale dell’Annunciazione a Maria, nella bottega palermitana dello scultore di origini carrarese Giacomo di Beneditto: il contratto documenta l’esistenza della chiesa di Santa Maria di Gesù nell’anno 1500, confermando implicitamente la sua presenza nel corso del XV secolo.

[7] Ivi, p. 54. Il secondo contratto riguarda l’acquisto di un’altra statua marmorea, nel 1540, stavolta dalla bottega di Giacomo Gagini: l’obbligazione venne sottoscritta dal reverendo sacerdote don Bartolomeo de Alajmo nella qualità di rettore e procuratore della chiesa di Santa Maria di Gesù, appartenente al clero secolare e non ai Benedettini.

[8] BCRS-Pa, Opus Privilegiorum, c. 293-295 in S. Farinella, L’abbazia di Santa Maria di Gangi Vecchio. Storia, arte e misteri dlel’antico cenobio benedettino, edizione digitale Gangi 2013, passim e Appendice.

[9] Per gli stemmi degli Ordini religiosi si veda il sito www.araldicavaticana.com.

[10] S. Farinella, Luca Morina e Geronimo d’Ajeni, intagliatori lapidei del Valdemone, in «Paleokastro. Rivista trimestrale di studi sul territorio del Valdemone», IV, 16/2005, p. 28. Il padre Luca aveva realizzato il portale della stessa chiesa nel 1665.

[11] Sembra che la croce sia stata aggiunta per volere di papa Martino V nel 1427. Il monogramma di san Bernardino venne adottato più tardi anche da Ignazio di Loyola che ne fece l’emblema dei Gesuiti, oltre che dai padri Teatini. Riguardo al monogramma di san Bernardino si rimanda, fra gli altri, al dipinto di Sano di Pietro, San Bernardino da Siena (1450), affresco nella sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico a Siena.

[12] P.L.M. Mariani O.F.M., Beato Matteo. Frate Minore Vescovo di Agrigento, sul sito www.confraternitasbenedettoilmoro.diocesipa.it.

[13] Per un approfondimento si rimanda a F. Rotolo, Il Beato Matteo d’Agrigento e la provincia francescana di Sicilia nella prima metà del secolo XV, «Officina di studi medievali», Palermo 1996; S. Tramontana, Gli Osservanti a Messina. Qualche riflessione sulla fondazione di un convento e di una chiesa nel secolo XV, in «Mediterranea. Ricerche storiche», n. 18/2010, pp. 55-86.

[14] P.L.M. Mariani O.F.M., Beato Matteo, cit. I conventi fondati dal beato Matteo di Agrigento furono quelli di Messina (1425), Palermo (1426), Agrigento (1426), Cammarata (1428), Siracusa (1429-31), ancora Agrigento (1432) e Caltagirone (1432): tutti portano il titolo di Santa Maria di Gesù, tranne i due di Agrigento che furono intitolati a san Nicola e a san Vito. Curiosa è la coincidenza che vede un culto a san Vito anche nella chiesa di Santa Maria di Gesù di Gangi, mentre conventi col titolo di Santa Maria di Gesù esistono a Nicosia e in altri centri delle Madonie posti lungo la strada che da Messina conduceva a Palermo.