Breve guida alla processione dello Spirito Santo a Gangi con commento all’iconografia dei Santi

di Salvatore Farinella©, testo inedito tratto da S. Farinella©, Il giorno dello Spirito Santo a Gangi. Culto, festa e processione fra storia e tradizione con una guida alla processione e all’iconografia dei Santi, in attesa di pubblicazione

Ordine delle statue nella processione dello Spirito Santo, chiese di provenienza e commento iconografico

 

27. San Michele Arcangelo

(chiesa della Catena, Confraternita Maria SS. della Catena)

 

Il simulacro raffigura il Santo nella sua iconografia consueta, alato e vestito di armatura, elmo e scudo sul quale è incisa la frase Quis ut Deus (Chi come Dio) e con la spada in mano nell’atto di combattere contro il male. La statua è databile alla metà del Seicento ma la nuvola sotto ai piedi dell’Arcangelo è documentata a Filippo Quattrocchi che la eseguì nel 1758.

L’arcangelo Michele è considerato “capo supremo dell’esercito celeste”, cioè degli angeli in guerra contro il male. Egli è stato sempre rappresentato e venerato come l’angelo-guerriero di Dio, rivestito di armatura dorata ed ebbe in Oriente una grande diffusione. In Occidente il culto verso san Michele Arcangelo si diffuse nel mondo Longobardo, Carolingio e Normanno: proprio per questi ultimi egli divenne uno dei Santi protettori e da essi il suo culto venne maggiormente introdotto in Sicilia. La sua memoria si celebra il 29 settembre e per la sua caratteristica di “guerriero celeste” san Michele è considerato patrono degli spadaccini e dei maestri d’armi ma anche dei doratori, dei commercianti, di tutti i mestieri che usano la bilancia - farmacisti, pasticcieri, droghieri, merciai -, dei fabbricanti di tinozze, dei radiologi e della Polizia.

 

28. San Biagio vescovo

(chiesa della Catena, Confraternita Maria SS. della Catena)

 

Il simulacro, forse seicentesco e di autore ignoto, raffigura san Biagio nei classici paludamenti vescovili: il bastone pastorale venne rifatto da Filippo Quattrocchi nel 1758.

Biagio governava la comunità di Sebaste in Armenia quando nel 313 venne concessa la libertà di culto ai cristiani: egli però morì martire intorno all’anno 316, forse nel corso di qualche persecuzione locale ad opera di governatori troppo zelanti che non volevano aderire al nuovo credo.

Il corpo di Biagio era stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste ma nel 732 una parte dei resti mortali venne imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma: una improvvisa tempesta fece naufragare la nave a Maratea (Potenza) e qui le reliquie del Santo vennero accolte in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio. La sua memoria si celebra il 3 febbraio e il Santo è ritenuto protettore contro le malattie della gola.

 

29. Madonna della Catena

(chiesa della Catena, Confraternita Maria SS. della Catena)

 

Il simulacro presenta la Vergine che tiene in braccio il Bambino mentre con la mano destra regge delicatamente la catena, simbolo del suo titolo: ai piedi della Madonna alcuni paffuti angioletti equilibrano la composizione. L’opera è attribuibile alla mano di Filippo Quattrocchi ed è databile intorno al 1811.

Il culto della Madonna della catena nasce nel 1392 a Palermo, all’epoca di re Martino I. Il culto giunse a Gangi intorno alla metà del Quattrocento e da quel momento la chiesa di Santa Maria venne appellata  appunto chiesa della Catena.

 

30. San Pio da Pietralcina

(chiesa di San Paolo, Confraternita Gesù, Maria e Giuseppe)

 

Il simulacro, di recentissima fattura, raffigura il Santo in posizione eretta e benedicente nell’abito francescano.

Al secolo Francesco Forgione, nasce a Pietralcina (provincia di Benevento) il 25 maggio 1887: il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra in convento e da francescano cappuccino prende il nome di fra Pio da Pietralcina. Quella di padre Pio è una straordinaria vita di taumaturgo e apostolo del confessionale. Il 20 settembre 1918 il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per cinquant’anni. Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni: dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002. La sua memoria si celebra il 23 settembre.

 

31. San Pasquale Baylon

(chiesa di San Paolo, Confraternita Gesù, Maria e Giuseppe)

 

Il simulacro è di epoca settecentesca e di autore ignoto (forse napoletano) e raffigura il Santo nell’abito francescano mentre è in ginocchio in adorazione dell’Eucarestia che un angelo, librato in aria, gli mostra dentro un ostensorio.

Pasquale nacque il 16 maggio 1540, nel giorno di Pentecoste, a Torre Hermosa, in Aragona. A 18 anni chiese di essere ammesso nel convento dei francescani Alcantarini di Santa Maria di Loreto, da cui venne respinto una prima volta - forse per la giovane età - per essere ammesso nel 1564. L'anno successivo, emise la solenne professione come «fratello laico» non sentendosi degno del sacerdozio. Tutta la sua vita fu caratterizzata da un profondo amore per l’Eucaristia che gli valse il titolo di «teologo dell’Eucaristia». Morì nel convento di Villa Real, presso Valencia il 17 maggio 1592, domenica di Pentecoste: fu canonizzato da Alessandro VIII nel 1690 e la sua memoria si celebra il 17 maggio.

 

32. Sant’Anna

(chiesa di San Paolo, Confraternita Gesù, Maria e Giuseppe)

 

Il simulacro, di recente fattura e di autore ignoto, raffigura la Santa eretta e in età avanzata mentre accompagna amorevolmente la figlia Maria nella lettura di un cartiglio.

Anna è la madre della Vergine Maria, vissuta in Palestina fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.: di essa non si hanno particolari notizie se non che era sposa di Gioacchino, pastore e anziano sacerdote che viveva a Gerusalemme. Sant’Anna è patrona di orefici e bottai, dei minatori, dei falegnami, dei carpentieri, degli ebanisti e dei tornitori, come anche dei tessitori, dei sarti ma è soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove, delle partorienti ed è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale.

 

33. San Paolo

(chiesa di San Paolo, Confraternita Gesù, Maria e Giuseppe)

 

Il simulacro raffigura san Paolo in atteggiamento ieratico, con lunga barba, avvolto in un ampio mantello e nelle mani il libro del Vangelo e la spada, attributo che lo identifica per la sua predicazione: la statua venne realizzata nel 1609 dallo scultore tusano, ma di origini nicosiane, Giuseppe li Volsi.

Originario di Tarso, Saulo visse in Palestina nel I secolo d.C. ed era cittadino romano: dopo un periodo in cui si mise a capo dei persecutori dei cristiani, egli venne chiamato alla conversione mentre si trovava in viaggio verso Damasco. Assunto il nome di Paolo, divenne Apostolo e intraprese numerosi viaggi per evangelizzare il Mediterraneo: nell’ultimo suo viaggio toccò l’isola di Malta e la Sicilia e giunse a Roma dove, come Pietro, trovò la morte martirizzato da Nerone. La sua memoria si celebra il 29 giugno.

 

34. San Giuseppe col Bambino

(chiesa di San Paolo, Confraternita Gesù, Maria e Giuseppe)

 

Il simulacro del Santo è di autore ignoto, forse napoletano, della seconda metà del Settecento: la statua in legno policromo raffigura san Giuseppe in età veneranda vestito di una tunica cinta ai fianchi e di un ampio mantello bordato di pietre preziose intagliate nello stesso legno. Il Santo tiene per mano il Bambino, una statua del Divino Infante di altra mano - probabilmente di Filippo Quattrocchi o del figlio Francesco -, che sostituisce l’originaria statua che viene portata devotamente per le case durante tutto l’anno.

Giuseppe è lo sposo di Maria, padre adottivo di Gesù: egli era un falegname della città di Nazareth in Palestina. Uomo giusto e fedele, ha custodito la Sacra Famiglia attraverso il silenzio e l’umiltà. È patrono dei padri, dei falegnami, dei carpentieri e dei lavoratori in generale, dei moribondi ma anche degli economi e dei procuratori legali: la sua memoria si celebra il 19 marzo e il 1° maggio.

 

35. Gesù Bambino itinerante

(chiesa di San Paolo, Confraternita Gesù, Maria e Giuseppe)

 

Il simulacro raffigura il Divino Infante e in origine faceva parte del gruppo del San Giuseppe col Bambino, forse di autore napoletano del Settecento: durante tutto l’anno la piccola statua viene portata devotamente per le case. Il simulacro di Gesù Bambino viene portato in processione a rendere omaggio allo Spirito Santo in maniera impropria, considerato che Gesù ha la medesima sostanza dello Spirito Santo: qui la devozione popolare prevale sull’aspetto più squisitamente teologico dell’evento religioso.

 

36. San Cataldo vescovo

(chiesa di Cataldo, Confraternita di Maria SS. degli agonizzanti)

 

Il simulacro raffigura il Santo in atteggiamento solenne, mentre benedicente e con la mitra sul capo incede avvolto nell’ampio piviale dorato fermato sul petto da un medaglione porta reliquia. L’opera venne eseguita nel 1589 dallo scultore Berto de Blasio e venne dipinta dal doratore Vincenzo Gallo: nel 1772 Filippo Quattrocchi rifece il bastone pastorale a volute finemente intagliato e parte del panneggio del piviale.

Nato in Irlanda all’inizio del V secolo, alla morte dei suoi genitori Cataldo decise di donare tutta la sua eredità ai poveri: quindi divenne sacerdote e poi vescovo di Rachau. In una data imprecisata, Cataldo decise di recarsi a visitare la Terra Santa da pellegrino. Secondo la leggenda, di ritorno da Gerusalemme il Santo sarebbe giunto a Taranto per volere divino dove compì la sua opera evangelizzatrice e dove morì l'8 marzo tra il 475 e il 480: seppellito nella chiesa di San Giovanni in Galilea, allora duomo della città, il suo corpo fu dimenticato per parecchi anni. Secondo la tradizione nel 1071 venne rinvenuta una tomba contenente una crocetta aurea e un corpo, che si volle identificare con quello di Cataldo che divenne Patrono della città di Taranto: in seguito il suo culto venne diffuso nell’Italia meridionale e in Sicilia dai Normanni. La sua memoria si celebra il 10 maggio e a Gangi, secondo una tradizione non storicamente confermata, è considerato Patrono del borgo.

 

37. Angelo custode

(chiesa del SS. Salvatore, Arciconfraternita del SS. Salvatore)

 

Il simulacro, che di solito esce ad anni alterni con l’altro raffigurante san Filippo, è opera documentata dello scultore Filippo Quattrocchi eseguita nel 1812: esso mostra l’imponente figura dell’Angelo eretta su una eterea nube che fa da piedistallo al celeste accompagnatore e al piccolo Tobiolo che viene condotto per mano.

Il concetto dell’Angelo Custode sorge all’interno del Cristianesimo intorno al V secolo attraverso le opere dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita: tuttavia l’idea di uno spirito inviato dalla divinità a sorvegliare su ogni singolo essere umano era già presente nella filosofia greca antica.

 

38. San Filippo apostolo

(chiesa del SS. Salvatore, Arciconfraternita del SS. Salvatore)

 

Il simulacro, che di solito esce ad anni alterni con l’altro raffigurante l’Angelo Custode, mostra san Filippo in posizione solenne, con l’indice della mano destra rivolto al cielo: ai suoi piedi è il putto alato nell’atto di sorreggere il libro aperto. L’opera venne realizzata da Filippo Quattrocchi nel 1813.

Nato a Betsaida, in Israele, Filippo fu prima discepolo di Giovanni Battista e fu tra i primi ad essere chiamato da Gesù. Spesso confuso con il diacono Filippo, la tradizione su di lui non è sempre concorde: sicuramente evangelizzò, sotto Domiziano, la Frigia, dove sembra sia morto crocifisso a testa in giù. La sua memoria si celebra il 3 maggio e il suo culto a Gangi, particolarmente antico, è probabilmente dovuto a una trasmutazione di un originario culto a san Filippo d’Agira, monaco basiliano vissuto intorno al VI-VII secolo.

 

39. San Francesco di Paola

(chiesa del SS. Salvatore, Arciconfraternita del SS. Salvatore)

 

Il simulacro ritrae il Santo nella sua iconografia consueta, vestito del saio del suo Ordine, col cappuccio e il bastone in mano mentre, in estasi e rivolto al cielo, indica lo scudo con la scritta Charitas sul suo petto: ai suoi piedi una nuvola eterea contornata da angeli. La statua è attribuibile a scultore napoletano (forse Lorenzo Cerasuolo) della seconda metà del Settecento.

Francesco nacque il 27 marzo 1416 a Paola, in Calabria. Dopo un viaggio ad Assisi si ritirò in vita eremitica nei pressi di Paola e nel 1436 costituì il primo nucleo del futuro Ordine dei Minimi che si chiamò “Eremiti di frate Francesco”: secondo la tradizione, l’arcangelo Michele gli apparve mentre pregava tenendo fra le mani uno scudo luminoso su cui si leggeva la parola “Charitas”, che divenne lo stemma del suo Ordine. Viaggiò a Roma e perfino in Francia, dove risiedette per qualche tempo e fu consigliere del re Luigi XI e di Carlo VIII: Francesco morì all’età di 91 anni il 2 aprile 1507 a Plessis-les-Tours, vicino Tours dove fu sepolto, e fu canonizzato nel 1519. Patrono dei naviganti e dei pescatori, la sua memoria si celebra il 2 aprile.

 

40. Trasfigurazione o SS. Salvatore

(chiesa del SS. Salvatore, Arciconfraternita del SS. Salvatore)

 

Il gruppo statuario raffigura il passo evangelico della Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor, oggetto di varie raffigurazioni soprattutto pittoriche: al centro della scena è la figura di Gesù attorniato su una nube da Mosè - sulla sinistra con le tavole della Legge - e da Elia. In alto è la figura del Padre che assiste alla scena su un globo terrestre (questa figura viene montata solo in occasione della processione). In basso, sconvolti dalla visione, sono i tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni che accompagnarono Cristo sul monte. La scena è inquadrata all’interno di un’artistica vara lignea conformata a baldacchino: l’opera venne realizzata nel 1598 dallo scultore Paolo Pellegrino.

Anche in questo caso il simulacro viene portato in processione a rendere omaggio allo Spirito Santo in maniera impropria, prevalendo la devozione popolare sull’aspetto teologico dell’evento religioso.

 

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