La Pentecoste, il culto, la festa e la processione dello Spirito Santo a Gangi. Storia e tradizioni
di Salvatore Farinella©, testo inedito tratto da S. Farinella©, Il giorno dello Spirito Santo a Gangi. Culto, festa e processione fra storia e tradizione con una guida alla processione e all’iconografia dei Santi, in attesa di pubblicazione, con integrazioni da S. Farinella©, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, edizioni Valdemone, Assoro 1999
Aspetti devozionali legati alla festa e al culto dello Spirito Santo
Al culto e alla festività dello Spirito Santo è legata una serie di pratiche devozionali che coinvolge la comunità di Gangi, ora come allora, nelle settimane e nei mesi antecedenti la festa: si tratta di consuetudini e tradizioni consolidate che, in alcuni casi, trovano le proprie radici in momenti storici particolari della comunità gangitana. Tradizioni che, come la festa e la processione, vengono tuttora continuate e tramandate dalla genuina capacità dei padri di lasciare ai figli questo vasto patrimonio di eredità immateriale.
I Sette Giovedì, la Sittìna e la Novena dello Spirito Santo
I Sette Giovedì erano - e sono tuttora - quelli antecedenti la festa dello Spirito Santo: per sette settimane (il richiamo alla Pentecoste come cinquantesimo giorno è evidente) ogni giovedì (giorno di istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio) alle prime ore del giorno i devoti si recano in pellegrinaggio a piedi (anche scalzi) presso la chiesa santuario percorrendo la strada denominata chiàcato e recitando lungo la via il Rusàriu allo Spirito Santo, una preghiera in dialetto gangitano.
La Settìna si svolgeva invece nei sette giorni precedenti la festa: anche qui era previsto il pellegrinaggio alla chiesa dello Spirito Santo e la recita del Rusàriu e, al termine, la celebrazione liturgica.
Storicamente sia i Sette Giovedì che la Sittìna sono documentati a partire dalla seconda metà del Settecento: una prima menzione è nei Libri dei conti della chiesa dello Spirito Santo, dove nel 1754 viene annotato il pagamento di 6 tarì «a due chierici per aver assistito nelli giovedì»; ancora più esplicita è un’annotazione del 1773 dov’è riportata «la conta [raccolta] nella Chiesa in tutti li 7 Giovedì e Settina» e nel 1775 quando si pagò poco più di 1 onza «per n. 42 Messe celebrate ne’ sette Giovedi precedenti alla festa del Divinissimo Spirito da Preti della Comunia» (30).
Legata alle prime due è anche la Novena allo Spirito Santo, pratica che si svolge nei nove giorni che precedono la festa ma, in via del tutto personale, anche durante il corso dell’anno per impetrare una grazia particolare che appena concessa viene manifestata con un prolungato scampanio. Non abbiamo notizie storiche circa l’epoca in cui nasce la Novena: tuttavia al 1827 risale il componimento Sagro novenario dello Spirito Santo per l’apparechio alla festa della Pentecoste, che contiene la Curunedda di lu Spiritu Santu che ancora oggi viene recitata. Il componimento in ottava rima in dialetto gangitano si deve a don Cataldo Cammarata, Arciprete dell’epoca, che «a spese di una persona divota» volle stampare in un opuscolo guida alle preghiere da «ricitarsi ntra li jorna di la Nuvena».
La fiaccolata
Anche la fiaccolata che si svolge la sera precedente la festa (la sera di Pentecoste) ha una sua radice storica documentata: nel 1798 si registra infatti la spesa di 3 tarì per l’acquisto di «fiaccole per la sera» e nel 1805 l’acquisto di ben 700 fiaccole, a testimonianza della larga partecipazione di popolo (31).
La fiaccolata si svolge al crepuscolo, al calare del giorno della domenica di Pentecoste: dopo i Vespri solenni il corteo si diparte dalla chiesa dello Spirito Santo dietro un quadretto che riporta l’immagine del catino absidale, seguita dalla banda musicale e dai devoti in processione con la fiaccola in mano. Il corteo si snodava in origine salendo dal chiacàto - che era la strada della processione del lunedì - e percorreva le strade interne della cittadina fino a giungere alla chiesa madre: attualmente la fiaccolata percorre il largo viale Don Bosco - detto della Difìsa, termine che deriva da divisa, porzioni di territorio appartenenti al demanio civico - che costituisce l’odierno percorso della processione del lunedì. Il quadretto ripercorre la via inversa la mattina del lunedì, festa dello Spirito Santo, partendo di buon mattino dalla chiesa madre in direzione della chiesa dello Spirito Santo, seguito dalla banda musicale e da un gruppo di fedeli: è il memento che segna l’inizio della festa.
La Festa del ringraziamento o Festa del terremoto
Un interessante aspetto devozionale legato al culto e alla chiesa dello Spirito Santo di Gangi è senza dubbio quello che viene tramandato sotto l’espressione di Festa del terremoto: si tratta di un evento nato come celebrazione liturgica in ringraziamento allo Spirito Santo per lo scampato pericolo in occasione e al ripetersi di eventi naturali che avevano sconvolto la popolazione di Gangi e dei paesi vicini, tramutatosi col tempo in vera e propria festività di carattere locale.
Il presupposto è una lunga serie di eventi sismici registrati nei Libri dei conti della chiesa: avvenimenti che, al di là delle più o meno gravi conseguenze che comunque ignoriamo, hanno attirato i gangitani verso un affidamento completo allo Spirito Santo, qualificato come Patrono e Protettore principale della città e dunque quale rifugio nei momenti di smarrimento dovuti allo svolgimento del sisma.
La festa celebrativa - e dunque l’evento sismico da cui essa nasce - è molto più antica: già nel 1719 nei Libri dei conti della chiesa madre di San Nicolò veniva registrato l’introito di 9 tarì «dall’Università per solennizzare l’anniversario per il Terremoto alli 11 di Gennaro in ringraziamento allo Spirito Santo» (32). L’evento a cui si riferisce l’annotazione è nientemeno il sisma dell’11 gennaio 1693 che sconvolse l’intero Val di Noto, uno degli eventi più forti registrati nella storia sismica italiana (7,4 gradi della scala Richter, 11 gradi Mercalli): anche se in maniera più blanda (6-7 gradi Mercalli), l’onda sismica giunse fino a Gangi provocando forse qualche danno da cui l’immediato ricorso della popolazione all’azione protettrice dello Spirito Santo e l’istituzione di una annuale celebrazione in ringraziamento per lo scampato pericolo.
Nell’anno 1772/73 vennero registrate due entrate di denaro provenienti dai Giurati, la prima «Per un mandato di once 2.18.7 per farsi il ringraziamento al divino Spirito per averci liberato dal Tremuoto» e l’altra «Per un mandato di once 2.26.10 per il ringraziamento al Divino Spirito per averci altra volta liberato dal Tremuoto» (33): a queste entrate corrisposero delle uscite «A 12 Settembre [1772] Nella Rev. Comunia per cantare la messa in ringraziamento al Divinissimo Spirito per averci liberato dal Tremuoto» e il 16 novembre dello stesso anno, festa di san Diego, «Nella Rev. Comunia per cantare la Messa in ringraziamento al Divinissimo Spirito per averci liberato di nuovo dal Tremuoto, che fecesi sentire ne’ paesi convicini» (34). Il “ringraziamento” prevedeva la celebrazione di numerose messe, lo sparo di 250 maschi e la rullata di tamburi. Nello stesso anno, poi, fu registrato un altro introito di 24 tarì «per limosina questuata per la città per farsi il ringraziamento per la suspetta peste», evento naturale non meno drammatico e traumatico del precedente di cui tuttavia non si ha altra notizia.
ll ricorso devozionale allo Spirito Santo in occasione di diversi eventi tellurici è attestato dai documenti d’archivio in diverse altre occasioni durante il Settecento e l’Ottocento. La protezione dello Spirito Santo contro i terremoti e le altre calamità venne esplicitata, forse proprio in quest’epoca e a seguito di questi eventi, dall’arciprete Cammarata nella litania dialettale della Curunedda di lu Spiritu Santu, nella cui Offerta si legge:
«Vi pregamu in ricumpènza / Chi vulèmmu l’assistènza / Di la Vostra gran Bontà / Supra tutta la Cità; / Vui scansàtila in ogn’ùra / Di qualùnqui sia sciagùra: / terremotu, guerra, pesti, / fami ed autri cosi infèsti, / supra tutti li piccàti / da nui sempri alluntanàti»
Le immagini dello Spirito Santo
Alla partecipazione dei pellegrini al momento liturgico era anche legata - allora come oggi - la diffusione delle immagini dello Spirito Santo, una pratica che nasceva dalla necessità dei devoti di poter portare nella propria casa una figura da conservare o da appendere alle pareti al fine di rinnovare ogni giorno la propria devozione. Della riproduzione dell’immagine esistente nella nostra chiesa - che a Gangi e in diversi paesi trova posto anche nelle edicole votive sulle facciate esterne degli edifici - si hanno notizie documentate dal 1798, anche se non è esclusa tale pratica in anni precedenti. In quell’anno venne spesa 1 onza «per le figure del Divinissimo Spirito» (35) che, a quella data, ritraevano l’immagine del catino absidale della chiesa probabilmente ancora senza la colomba sul petto: l’intervento in tal senso del pittore castelbuonese Giuseppe Galbo, nei primi dell’Ottocento, portò gli amministratori della chiesa a spendere ben 5 onze nel 1803 «per la nuova Piancia e figure del Divinissimo Spirito», ora dotato della colomba come simbolo specifico dello Spirito Santo (36). La “piancia” era una lastra di rame incisa in negativo che consentiva, quale matrice, di essere inchiostrata e di stampare su carta istoriata le immagini che potevano essere di piccole (tipo santini) o di grandi dimensioni (tipo quadretti): nel 1804 vennero stampate 3.500 nuove «figure del Divinissimo Spirito» (37). Le immagini venivano stampate direttamente a Gangi, ma anche a Palermo e a Napoli, come attestano notizie riferite al 1861, e le figure erano molto richieste dai fedeli tant’è che nell’anno 1848 ne furono stampate 7.000 e più di 8.000 nel 1868 fra grandi, medie e piccole.
Note
30 - ACSSG, Libri dei conti, anni 1754, 1773, 1775, passim.
31 - Ivi, Libri dei conti, anni 1798 e 1805, c.s.n.
32 - Ivi, Libro dei conti, anno 1719, passim.
33 - Ivi, Libro dei conti, vol. 2, introito dell’anno 1772/73, c. 12v.
34 - Ivi, Libro dei conti, esito dell’anno 1772/73, c. 13 r/v.
35 - Ivi, Libro dei conti, anno 1797/1798, c.s.n.
36 - Ivi, Libro dei conti, anno 1802/1803, c. 129v.
37 - Ivi, Libro dei conti, anno 1803/1804, c.s.n.