La Pentecoste, il culto, la festa e la processione dello Spirito Santo a Gangi. Storia e tradizioni
di Salvatore Farinella©, testo inedito tratto da S. Farinella©, Il giorno dello Spirito Santo a Gangi. Culto, festa e processione fra storia e tradizione con una guida alla processione e all’iconografia dei Santi, in attesa di pubblicazione, con integrazioni da S. Farinella©, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, edizioni Valdemone, Assoro 1999
La processione
A far data dal 1649 i documenti d’archivio ci danno diverse notizie sulle modalità di svolgimento della processione nel giorno dedicato allo Spirito Santo: una pratica devozionale che, a distanza di diversi secoli, trova ancora oggi il suo significativo valore in una sempre crescente riscoperta della tradizione.
Dal punto di vista esegetico, pare che il concetto di processione verso lo Spirito Santo risalga a san Basilio Magno, vissuto nel IV secolo d.C.: nel suo Trattato sullo Spirito Santo, egli postula infatti che «come i corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch’essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore, così le anime che hanno in sé lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch’esse sante e riflettono la grazia sugli altri», ma soprattutto illustra come le anime sante (dunque i Santi) alla fine dei tempi andranno in processione verso lo Spirito Santo (15). Il concetto di san Basilio appare trasposto nella nostra solennità del Lunedì dello Spirito Santo, a conferma le radici antichissime della nostra festività: a Gangi, infatti, tale concetto viene da secoli rappresentato attraverso l’incedere processionale dei “Santi” verso lo Spirito Santo, ossia attraverso la lunga processione che snodandosi per le vie cittadine porta le statue (rappresentazioni) dei Santi verso la chiesa dello Spirito Santo (16).
Allora come oggi, da ogni chiesa - o almeno da quelle maggiori - le figure (le statue raffiguranti i Santi) venivano portate a spalla dai fratelli, ossia dai componenti le varie Confraternite, scendendo dalla strada che nella tradizione popolare veniva chiamata chiacàto dello Spirito Santo, perché pavimentata ad acciottolato (chiacàto, appunto): alla conclusione del percorso veniva offerto vino serio o cacoccioli (carciofi) o altro per rinfrisco alli fratelli o per collattione di ditti portatori che avevano condotto le statue che, compresi piedistalli (vare) e le stanghe (cususi) raggiungevano il peso di oltre un centinaio di chili. Finita la processione i fercoli facevano ritorno alle proprie chiese, affrontando coraggiosamente ancora in spalla il ritorno nelle varie chiese, in ripida salita ancora dal chiacàto fino in vetta al paese. La processione era accompagnata da tamburinari, da pifarari e suonatori di altri strumenti - una specie di banda musicale ante litteram - e dallo sparo di pulviri (mortaretti), che solennizzavano ancora di più l’evento religioso.
Nel 1636 la chiesa madre intitolata a san Nicolò spese oltre 3 onze per l’acquisto di ben 35 rotoli (oltre 27 chili) di pulviris de botto per la festività dello Spirito Santo, nel 1669 si spesero 8 tarì «per portare a S(an) Nicolò il giorno dello Spirito Santo» (17) e nel 1783 oltre 2 onze di «elemosina per quando si uscì S(an) Nicolò che si portò allo Spirito Santo» (18). Nel 1658 la chiesa di San Cataldo spese 4 tarì «per portare la figura [di S. Cataldo] nel giorno dello Spirito Santo per collattione di ditti portatori» (19); nel 1709 occorsero invece più di 7 tarì «per rinfresco alle persone che portorno la statua nel giorno dello Spirito Santo e fratelli» (20).
Fra le altre chiese che partecipavano alla processione con le loro figure vi era la chiesa del SS. Salvatore: nel 1649 si registra il pagamento di 3 tarì «per refresco di quelli che portavano li figuri la festa del Spirito Santo» (21) e di una somma imprecisata nel 1652 da utilizzare per «quelli [che] portorno li figuri allo Spirito Santo per rifriscarle» (22).
Per la chiesa di Santa Maria della Catena si registra un pagamento di quasi 3 onze nel 1646 «per prezzo di rotula 25 di polveri per sparare nella festa dello Spirito Santo et della Ecclesia di Santa Maria della Catena» (23) e di soli 10 tarì nel 1650 per l’acquisto di 4 rotoli (poco più di tre chili) di polvere da sparo «che servio nella processione dello Spirito Santo per honore della figura» della Madonna (24); ancora nel 1669 vengono spesi 10 tarì «pagati per la festa dello Spirito Santo per rotula 3 di polvire» e 7 tarì «per rinfrisco alli fratelli che portarono la figura» (25). Nel 1651 si registra infine per la chiesa di Santa Maria di Gesù la spesa di 6 tarì per «ddui rotula di pulvuri quali serviro per la festa dello Spirito Santo» (26).
Come si apprende dalla tradizione orale dei nostri anziani, il rito della processione soleva svolgersi nelle prime ore pomeridiane: il corteo partiva infatti dalla chiesa madre alle 12,00 in punto, con una durata di circa due ore, e ciò per consentire ai contadini del posto di fare ritorno alle proprie campagne e ai forestieri di rientrare al proprio paese prima della sera.
I giochi de foco
L’ultimo momento della festa nel Lunedì di Pentecoste, a conclusione del rito processionale e delle funzioni liturgiche, era riservato allo svago: numerosi sono i documenti (le annotazioni di spesa delle singole chiese e i contratti) che testimoniano nel corso dei secoli la pratica consolidata di chiudere la festa con i giochi de foco (giochi pirotecnici), i quali in alcuni casi prevedevano spettacolari apparati scenografici minuziosamente descritti dalle fonti d’archivio. Una consuetudine riservata esclusivamente ai Giurati e all’Università di Gangi, dunque all’Amministrazione cittadina, che si faceva carico dell’onere necessario allo svolgimento dei fuochi d’artificio.
Uno dei più antichi documenti conosciuti sui giochi di foco per la festa dello Spirito Santo risale al 1633: in quell’anno un certo don Giuseppe de Volo di Gangi si obbligava infatti con l’allora procuratore della chiesa, Giuseppe Ballistreri, per la costruzione di un apparato «ignis seu verius gioco di foco di fulgari di milli et cinque cento conforme allo schizzo et metterci di più cento roti», con il patto che «li sopradetti fulgari siano milli di terra et cinquecento di ajra» (27).
Se a questa data lo svolgimento dei giochi d’artificio per la festa è ancora prerogativa dei procuratori della chiesa dello Spirito Santo, alla metà del Seicento tale attribuzione appare già in capo all’Amministrazione cittadina: nel 1658 sono infatti i Giurati di Gangi a dare incarico a un certo Joseph Xiaxa da Castelluccio per «costruere unum artificium ignis prope Ecclesia Spiritus Sancti ... con il mondo nel mezzo e dui personaggi nelli cantoneri con soi carti e palagusti e missi (?) terminati di fulgari numero due milia e tre cento a spisi di ditto obligato» (28).
Il costo della macchina scenografica, pro eius mercede et manifactura, era di quasi 9 onze e le clausole inserite nel contratto garantivano appieno la buona esecuzione dell’opera: lo Xiaxa infatti era obbligato ad «facere bene et diligenter perfecti magisterij ... secundum ab arte requiriter et in ea faciendo non committere fraudem negligentia neque errorem»; tuttavia «ditti jurati habbiano a dare a ditto obligato stipulante tutto lattratto di lignami per fari lintavulato cordi e chiova posti in ditta opera» Naturalmente la cautela imponeva ai Giurati di trattenere 2 onze qualora non si fosse avuto «ditto artificio secondo la suditta arte o’ per altro sinistro accidente di fuoco» l’opera non fosse stata compiuta.
Per la festività del 1778 ad esempio il giuoco di fuoco alla romana organizzato dai Giurati fu grandioso: la circostanza potrebbe coincidere con il fatto che questo fu un anno particolarmente importante per le trasformazioni degli spazi e delle strutture della chiesa, una sorta di inaugurazione della nuova veste tardo barocca della chiesa realizzata su disegno dell’architetto Gandolfo Felice Bongiorno. Il contratto per lo spettacolo pirotecnico venne stipulato il 2 maggio 1777 presso il notaio gangitano Mario Di Chiara. L’obbligazione prevedeva che i «Magister Laurentius de Giaimo, Magister Leonardus et Magister Calogerus de Ajello terre Petralie Inferioris» preparassero per l’anno seguente 1778 «e per la festività dello Spirito Santo … il gioco di fuoco alla romana», che veniva descritto nel contratto stesso con dovizia di particolari: «battaria n°. cinquemila, fontane grosse n° dieci, una fontana grande nel mortaro grande dell’Università. Altra fontana grande … n°. cinque rote cioè tre grosse alla romana e due mezzane. Una rota alla Maltesa. Altra rota in otto fila». E ancora «n°. otto rotigli piccoli alla romana, n°. 15 cartigli, n°. cinque bombe, n°. dieci palme nel castello, n°. cento forgarilloni per il finimento. n°. 40 forgarilloni pieni con botta, n°. dieci forgarilloni grossi con battaria» e per finire «si deve situare la sfera con qualche epitato in mezzo» e con tutti i patti di cui al contratto dell’anno precedente: il tutto per un compenso di 6 onze (29).
La realizzazione di tali macchine e la ricerca della spettacolarità negli effetti scenografici degli apparati manifestava chiaramente il protagonismo degli amministratori dell’epoca: accanto a tale desiderio di ostentare magnificenza vi era però il senso di devozione verso lo Spirito Santo che come Patrono della città, tanto per i singoli quanto per l’intera comunità, rappresentava il sicuro rifugio nei momenti più drammatici della vita quotidiana.
Note
15 - San Basilio Magno, De Spiritu Sancto, 374-375, pubblicato in Etudes Patristiques: Le traité sur le Saint Ésprit de Saint Basile, Verbum Caro.
16 - Il concetto teologico della processione dei Santi verso lo Spirito Santo, secondo gli scritti di san Basilio Magno, mi è stata suggerita da p. Cataldo Manzone, OFMC di Gangi, teologo e patrista.
17 - ACMG, Libro dei conti della Chiesa Madre, esito dell’anno 1668/1669, c. 527 v e seg
18 - Ivi, Libro dei conti della Chiesa Madre, esito dell’anno 1782/83, c.s.n.
19 - Ivi, Libro dei conti della chiesa di S. Cataldo, esito dell’anno 1657/58, XI Indizione, vol. 1, c. 65.
20 - Ivi, Libro dei conti della chiesa di San Cataldo, anno 1708/1709, passim.
21 - Ivi, Libro dei conti della chiesa del SS. Salvatore, esito dell’anno 1648/1649, vol. 1 dal 1646 al 1691, c. 16 v .
22 - Ivi, Libro dei conti della chiesa del SS. Salvatore, anno 1651/1652, passim.
23 - Ivi, Libro dei conti della chiesa di Maria SS. della Catena, anno 1645/1646, passim.
24 - Ivi, Libro dei conti della chiesa di Maria SS. della Catena, esito dell’anno 1649/1650, vol. 1 dal 1643 al 1677, c. 17 v.
25 - Ivi, Libro dei conti della chiesa di Maria SS. della Catena, esito dell’anno 1668/1669, vol. 1, c. 79,
26 - Ivi, Libro dei conti della chiesa di Santa Maria di Gesù, anno 1650/1651, c.s.n.
27 - ASCG, Fondo notai defunti, contratto del 24 aprile 1633, notaio Tommaso di Salvo, vol. IG1, c. 118 r/v.
28 - ASCG, Fondo notai defunti, contratto del 7 maggio 1658, notaio ignoto, spezzone, c. 268v-269v.
29 - Archivio di Stato di Termini Imerese (ASTI), Fondo notai defunti, notaio Mario Di Chiara, vol. 7101, c. 141-142.