Errori, invenzioni e falsi della storiografia.           La storia di Gangi: dagli Arabi, ai Normanni, al Vespro

di Salvatore Farinella©, testo inedito (luglio 2015)

La storiografia siciliana di età moderna (Fazello, Cluverio, Amico, Villabianca) e di età contemporanea (Amari, Peri, Giunta, ecc.) non ha mai fornito indicazioni sul borgo di Gangi nel corso della dominazione araba e normanna della Sicilia: a differenza di altre realtà madonite come Geraci, Petralia, Polizzi, Cefalù e altre, per le quali le cronache del periodo riportano, seppure modeste, alcune notizie sulla loro esistenza durante quell’arco temporale. Sulla parentesi del Vespro siciliano del 1282 le fonti riguardo al nostro borgo sono invece molto più prodighe di notizie e contribuiscono a delineare un ruolo non secondario di Gangi durante la vicenda.

Paradossalmente la storiografia tradizionale locale (Nasello e Alaimo e gli altri autori che su di essi si adagiano acriticamente) è stata generosissima di informazioni (ovviamente infondate e inattendibili) sul periodo arabo-normanno (quello di cui abbiamo meno notizie documentate) e avara di notizie sulla vicenda del Vespro che invece per Gangi appare sufficientemente documentata.

Di seguito si evidenziano dunque le “imprudenze” storiografiche degli autori locali riguardo alla presenza e al ruolo di Gangi nei contesti storici della conquista e dominazione araba (IX-XI secolo), della conquista e dominazione normanna (XI-XII secolo) e della vicenda del Vespro (1282/1283).


I testi e le "imprudenze" storiografiche


1. Periodo arabo (IX-XI secolo)


La Sicilia araba di Idrisi, XII secolo (foto da web)
La Sicilia araba di Idrisi, XII secolo (foto da web)

1 - Santo Nasello

Engio e Gangi. Nella storia, nella leggenda, nell’arte, Palermo 1939, p. 26, seconda edizione Palermo 1982, pp. 29-30

 

«Dominazione Saracena - I Saraceni, chiamati in soccorso da Eufemio di Messina, nell’anno 827 d. Cr., misero mano alla conquista dell’isola. Engio cadde nelle loro mani verso l’850 ed una parte di città fu distrutta durante l’occupazione […]»

 

«In seguito nacquero discordie tra gli stessi capi saraceni, per cui l’isola finì per essere divisa in tante piccole signorie. Presso di noi: Engio, Regiovanni ed Alburchia […]»

 

2 - Francesco Alaimo

La chiesa di Gangi nell'era pagana e cristiana, Palermo 1959, pp. 28,30

 

«Dopo questi successi correndo l’anno 881 i Mussulmani penetrando in tutte le Madonie occuparono Engio e il suo territorio […] costruirono una fortezza, la Madonita agli approcci d’uno dei gioghi sul Marone e un’altra a Rahalgiovanni e le presidiarono, e sugli avanzi dell’antichissima Arbochia fondarono una colonia»

 

«Engio fu presidiata e la chiesa parrocchiale o venne tramutata in moschea o chiusa al culto con grande rincrescimento degli Engini»

 

3 - Santo Nasello

Gangi, Palermo 1963, pp. 23, 24

 

«[…] nell’881 gli Arabi completarono l’occupazione delle Madonie, impadronendosi anche della città di Engio, che durante l’occupazione veniva in parte distrutta […] fu costruita una fortezza, la Madonita, nei pressi d’uno dei gioghi del monte Marone e una seconda a Rahalgiovanni, e inoltre fu fondato un villaggio sugli avanzi archeologici del monte Alburchia».

 

Gli scritti sopra richiamati riportano diverse notizie riguardo alla esistenza di Gangi nel periodo della conquista musulmana della Sicilia. In particolare i due autori affermano che:


a - Gangi era denominata Engio [sic]

b - l’abitato cadde in mano alle truppe musulmane prima verso l’anno 850 (Nasello) poi nell’anno 881 (Alaimo e poi Nasello rivedendo la sua datazione su quella del primo autore)

c - Gangi-Engio venne in parte distrutta (secondo il Nasello) o solamente presidiata (secondo l’Alaimo) con la conversione della parrocchiale in moschea o (a scelta) con la sua chiusura al culto

d - Gangi-Engio, Regiovanni e Alburchia costituirono delle signorie arabe autonome (Nasello)

e - su uno dei gioghi del monte Marone venne costruita una fortezza chiamata “la Madonita” e un’altra a Rahalgiovanni e una “colonia” sugli avanzi di monte Alburchia.


Rilevato preliminarmente che nessuno dei due autori locali indica mai la benché minima fonte (documentale o bibliografica) da cui ha tratto quelle che potrebbero sembrare preziose notizie storiche, e che per le ragioni che abbiamo già esposto non c’è ancora alcuna certezza che Engio (l’antica Engyon) sia identificabile con l’attuale Gangi o con la ipotetica Gangi Vecchio (si veda quanto detto in proposito), possiamo con sufficiente sicurezza asserire alcuni punti che smentiscono quanto indicato dai due autori:


- nessuna fonte dell’epoca dell’invasione musulmana conosciuta riferisce dell’esistenza dell’abitato di Gangi e della sua presunta conquista da parte delle truppe arabe: possiamo solamente immaginare che il nostro territorio poté essere occupato in quello stesso torno di tempo in cui, espugnata Palermo (agosto-settembre 831), la direttrice di occupazione mosse verso oriente (le Madonie) e verso meridione (Enna, conquistata nell’anno 858-859) [1]. Stando alle cronache infatti, i paesi delle Madonie subirono l’invasione delle truppe musulmane nel ventennio compreso fra l’anno 840 e l’anno 860: secondo quanto riporta l’Amari, la roccaforte di Geraci cadde in mano araba nell’840 mentre nell’852 venne presa Caltavuturo e nell’858 la rocca di Cefalù [2]. Nell’859 si registra invece la presa di Enna, ribattezzata dagli Arabi Qasr Yannah o Qasr Yânnî [3] - latinizzata successivamente in Castrum Iohannis e infine Castrogiovanni -. La cosiddetta Cronaca di Cambridge [4] riferisce tuttavia che il musulmano Halil riuscì a sottomettere le rocche di Caltavuturo (Qal-at abi-Tawr), Collesano (Qal-at as-Sirat) e Sclafani ('Isqlaf.nah) solamente nel 938 - ma forse si trattò semplicemente della repressione di una rivolta o di un conflitto di frontiera fra le diverse tribù che dominavano il territorio -, mentre Al Muqaddasi [5] indica nel 988 come già assoggettate all’islam le cittadine madonite di Geraci, Petralia, Cefalù e Collesano: è tuttavia certo che alla metà del X secolo tutta la Sicilia faceva già parte del dàr al-Islàm e che il borgo di Gangi non viene mai menzionato nelle cronache e nei testi arabi, probabilmente per la ragione che esso ancora non esisteva. Esso non poté dunque cadere in mano alle truppe musulmane nell’850 o nell’881 e non poté essere distrutto (in tutto o  in parte) semplicemente perché non era ancora stato fondato.


... continua


Note


[1] Per l’avanzata delle truppe musulmane si veda l’ottimo lavoro di F. Maurici, Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992, p. 49.

[2] M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Firenze 1854-1872.

[3] C. Ruta (a cura), Edrisi. La Sicilia, Ragusa 2002, p. 48.

[4] C. Cozza Luzi, La cronaca siculo-saracena di Cambridge, Palermo 1890 . Il Codice, detto di Cambridge perché custodito presso l’omonimo centro culturale inglese, fu redatto in lingua araba fra l’XI e il XII secolo e pubblicato per la prima volta da Giovan Battista Caruso nel 1723 nella sua Bibliotheca Historica Regni Siciliae: essa è una raccolta di notizie sui fatti accaduti durante la conquista della Sicilia.

[5] Shams al-Din Abu Abd Allah Muhammad ibn Ahmad ibn Abi Bakr al-Banna al-Shami Al-Muqaddasi, geografo arabo vissuto nel X secolo, in M. Amari, Biblioteca Arabo-Sicula, Torino-Roma 1880-1881, rist. Sala Bolognese 1981, vol. II, p. 668-675.