Scoprire il passato verificandone le fonti. A colloquio con Salvatore Farinella
di Francesco Bongiorno per
(5 settembre 2013) – Nato a Dumfries (Scozia) nel 1960, architetto, Salvatore Farinella risiede a Gangi ma lavora a Nicosia dove dirige il Servizio Urbanistica del Comune. È stato Assessore all’Urbanistica, ai Beni Culturali, al Turismo e alla Cultura del Comune di Gangi (1993-1997 e 2005-2007): ha istituito il Sistema di Musei di Gangi, l’Archivio Storico, ha curato la mostra sullo Zoppo di Gangi (1997) e su Filippo Quattrocchi (2004), ha redatto il primo Regolamento per il decoro urbano, ha portato all’approvazione il Piano Regolatore Generale e il Piano Particolareggiato per il Centro Storico di Gangi. È stato Presidente della Sezione Italia Nostra di Gangi (1999-2005) ed è attualmente Presidente della Nuova Accademia degli Industriosi di Gangi. Pubblicista e storico, ha pubblicato dieci libri sulla storia e l’arte di Gangi e delle Madonie, oltre sessanta articoli tra collaborazioni editoriali e interventi in atti di convegni.
Come nasce la tua passione per la Storia?
Da quando frequentavo le scuole medie: anziché giocare a pallone passavo il mio tempo (non tutto) a fare ricerche in biblioteca. Poi negli anni universitari la passione si è affinata ed ha assunto un carattere “scientifico” grazie ad alcune materie che mi hanno introdotto alla ricerca d’archivio.
Cosa ti appaga durante le ricerche?
Scoprire il passato, il perché, il come, il dove, il quando di ogni cosa che oggi ci circonda (chiese, opere d’arte, ma anche personaggi e fatti quotidiani): ma mi appaga di più portare quello che scopro alla conoscenza generale.
Molti storici di paese, forse per campanilismo, forse per vanagloria, tendono ad amplificare la singolarità della storia locale. Come “limitarli”?
Non credo che sia un problema “amplificare” la storia locale: la storia cosiddetta “generale” non esisterebbe se non ci fosse la storia cosiddetta “locale”. La storia è la storia e anzi la microstoria, quella della quotidianità e della gente comune, quella che non fa scalpore è forse la più interessante.
In cosa consiste la responsabilità di un divulgatore di cultura storica, come te?
Nel dare le notizie certe e corrette e non false, nel verificare sempre le fonti più e più volte, nell’essere estremamente corretti quando si “interpreta” la storia ponendo un limite invalicabile e riconoscibile fra la cronaca storica dedotta dai documenti e la ricostruzione, anche immaginaria, dei fatti.
In quali modalità la cultura può portare sviluppo?
La conoscenza del proprio passato, delle proprie radici è estremamente importante per gestire il proprio presente e programmare il proprio futuro: abbiamo avuto modo di constatare come, per esempio, fatti altamente culturali come le mostre sullo Zoppo di Gangi o sul Quattrocchi abbiano portato a Gangi oltre 30.000 persone in pochi mesi. La cultura, quella seria, può essere un volano anche per lo sviluppo economico, ce lo diciamo oramai da troppo tempo: purtroppo non sempre siamo all’altezza (vedi Pompei).
Da pochissimi mesi è rinata la Nuova Accademia degli Industriosi. L’esigenza di rifondarla a cosa può condurre? In che termini potrebbe apportare benefici all’uomo comune?
La Nuova Accademia degli Industriosi, a differenza della precedente settecentesca, non è un organismo elitario, diretto a pochi. Essa si pone come organismo aperto a chiunque (e sottolineo chiunque) abbia voglia di esprimere la propria “cultura” al fine di divulgarla a tutti: i benefici penso che siano diretti sia agli uomini e donne che fanno cultura sia a chi questa cultura è diretta, poiché aumenta la conoscenza di ognuno.
Quali sono i compiti dell’Accademia? Quali manifestazioni/eventi ha in programma nel breve periodo?
Compito dell’Accademia, come ho detto, è quello di valorizzare e diffondere la cultura gangitana. Fra gli eventi più prossimi un convegno su Giuseppe Salerno nel 380° della morte, un convegno su Gangi Vecchio nel 650° della fondazione e nel 600° dell’elevazione ad abbazia, una settimana arcadica in cui chiunque potrà esprimere la propria cultura, una collaborazione con l’OADI (Osservatorio di Arti Decorative Italiane) e tanti altri eventi che verranno presentati all’Assemblea dei Soci all’inizio dell’Anno Accademico (1 settembre prossimo).
Il futuro richiederà risposte che, però, nascono oggi. Quali risorse culturali percepisci attualmente fra le mani di un giovane?
I giovani hanno una grande eredità, come del resto l’abbiamo avuta noi più grandi: un patrimonio culturale materiale e immateriale di enorme portata (non solo a livello locale). Spero che i giovani siano in grado più di noi di mettere a frutto, anche per lo sviluppo socio-economico, tali risorse, malgrado i tempi siano non dei più felici: ma passerà la congiuntura e allora occorrerà lavorare seriamente per il futuro, anche utilizzando al meglio, e con rispetto, le enormi potenzialità culturali.