La torre ela masseria fortificata ventimigliana di Resuttano
di Salvatore Farinella©, testo pubblicato in Le Madonie n. 8, 1997 e integrato con il testo tratto da S. Farinella©, I Ventimiglia. Castelli e dimore di Sicilia, edizioni Editori del Sole, Caltanissetta 2007, p. 212-221
Attorniata dai resti di alcuni fabbricati di più recente costruzione la torre si sviluppa su una pianta rettangolare di 14,75 x 11,15 metri, orientata secondo la direzione nordovest-sudest: dalla parte occidentale l’edificio si staglia sull’argine del fiume mentre la facciata di nordest che contiene il riquadro lapideo con lo scudo ventimigliano fa supporre che qui si trovasse l’accesso principale alla torre.
Il piano terreno (il cui spessore murario varia da due metri e mezzo ai circa tre metri) è costituito da due ambienti pressoché uguali: il primo, al quale si accedeva direttamente dal livello superiore della torre ma che allo stato attuale non presenta alcuna copertura, era dotato di due arciere con feritoie che garantivano la difesa dell’edificio (quella posta nella parete meridionale è stata diruta ed oggi funge da accesso mentre quella della parete occidentale è tuttora integra). Questi elementi confermerebbero che la torre era preesistente ai Ventimiglia, potendosi datare le arciere intorno all'XI-XII secolo.
Il secondo ambiente (posto nella parte occidentale del torrione) presenta invece ancora i caratteri originari con la copertura a volta realizzata in conci squadrati; in origine il vano era completamente chiuso mancando anche la piccola finestra aperta in epoca posteriore nel muro perimetrale di settentrione. Le funzioni di questo ambiente erano evidentemente quelle di deposito per le derrate, giacché l’unica apertura che ne consentiva l’uso era quella circolare praticata nella volta corrispondente superiormente ad una sorta di piano ammezzato. L’assenza della copertura nel primo ambiente del piano terreno (anche qui a volta), dove probabilmente alloggiavano gli armati, e la presenza di una rigogliosa vegetazione non ci consente di comprendere come avvenisse il collegamento con il piano superiore dell’edificio: possiamo solamente intuire che i due livelli erano collegati tramite una scala (in pietra o a pioli) che doveva rapidamente disimpegnare i due piani dell’edificio per garantirne la difesa.
Il primo piano della torre presenta solo alcuni dei suoi elementi architettonici e strutturali che tuttavia denotano ancora il carattere aulico e residenziale di questa parte dell’edificio (benché fosse posta prettamente a difesa della masseria riteniamo che la torre assolvesse anche a quest’ultima funzione): le piccole feritoie ancora presenti sulle facciate esterne confermano l’esistenza di un piano ammezzato di servizio ricavato fra il primo piano e il piano terreno dell’edificio. Il piano cosiddetto nobile si componeva probabilmente di due grandi stanze per l’alloggio del Conte allorquando egli si recava nella sua masseria di Rahalsuttano: secondo la descrizione che ne fa l’Amico i due ambienti dovevano essere coperti con soffitti lignei sorretti da grosse travi di cerro, oggi non più esistenti come anche i vari ornamenti di marmo ed i capitelli che impreziosivano questo secondo livello.
Delle finestre che illuminavano le sale del primo piano rimangono solamente quelle con grandi archi a tutto sesto ricavate nei muri perimetrali di nordovest e di nordest mentre un’altra finestra con architrave e cornici in quest’ultima parete caratterizza un probabile intervento successivo: tutte le finestre (ad eccezione di quella con l’architrave) e le feritoie mostrano gli scudi della famiglia madonita sulle chiavi di volta. Non sappiamo quale di queste aperture costituisse l’ingresso alla torre ma non pare condivisibile, a tal proposito, l’indicazione di Vito Amico circa l’esistenza di un ponte levatoio che garantiva l’accesso alla torre di Rahalsuttano, anche se è da ritenere che l'entrata doveva essere posta al secondo livello dell’edificio.
Piuttosto è possibile pensare che analogamente alla torre di Roccella, alla quale questa di Rahalsuttano sembra collegarsi per alcuni elementi tipologici e formali (ad esempio le dimensioni planimetriche simili, i cantonali e così via), l’accesso doveva avvenire mediante una rampa di scale addossata alla struttura. Ancora leggibile è invece la scala a chiocciola ricavata nello spessore murario della parete di nordest e che conduceva direttamente sugli spalti dotati certamente di merlature: da qui, tramite una postazione intermedia posta probabilmente sulla cresta oggi denominata Balza Falcone, era possibile un collegamento visivo con il castello di Petralia Soprana e da questo con il centro della Contea dove risiedevano i Ventimiglia. La scaletta a chiocciola conserva ancora alcuni dei gradini in pietra che si avvolgevano attorno al fulcro e presenta una feritoia al cui esterno è posto lo scudo del casato.
Nonostante sia stata deturpata dal tempo e dall’incuria, esternamente la torre di Rahalsuttano rivela ancora il suo volume austero e compatto di struttura difensiva e insieme residenziale, pur non presentandosi nella sua interezza con la merlatura di coronamento e con i paramenti murari integri. Oggi la torre ha un’altezza di circa dodici metri e presenta le due facciate di sudest e sudovest compatte senza alcuna apertura se non le piccole micidiali feritoie che denunciano la funzione prettamente difensiva dell’edificio: dal lato interno le feritoie presentano strombature del muro di circa due metri di larghezza e di oltre un metro e settanta centimetri di altezza per consentire agilità di manovra agli arcieri. Le rimanenti facciate (nord-est e nord-ovest) dotate di finestre al secondo livello rivelano invece il carattere residenziale della torre. I cantonali trattati con conci squadrati e il basamento dotato di una zoccolatura sporgente richiamano elementi formali di epoche precedenti.
La torre ventimigliana di Rahalsuttano non era certamente isolata ma faceva parte del complesso della masseria fortificata, che evidentemente era dotata di altre strutture. Intanto una cinta muraria percorreva tutta la collina circondando un grande baglio e garantendo la sicurezza: dalle strutture superstiti possiamo supporre che il muro di cinta chiudeva perfettamente da tutti i lati il complesso. Oltre alla torre all’interno del baglio trovavano posto i magazzini, gli alloggi per il personale, il ricovero per gli animali e altre strutture a servizio della masseria: le attuali fabbriche, alcune delle quali addossate alla torre, sono di epoca successiva ma danno l’idea di quello che doveva essere il complesso aziendale.
Posta sulla collinetta ai margini di un’ansa del fiume Imera, la torre ventimigliana di Rahalsuttano - impropriamente denominata “castello” - venne costruita dunque a difesa dell’omonima masseria feudale utilizzando tuttavia una struttura preesistente; essa rappresenta una delle più significative strutture edilizie edificate dai Conti di Geraci. Indubbiamente l’edificio fece parte di quel sistema di difesa messo in piedi dai Ventimiglia che, attraverso il collegamento a vista delle varie strutture che presidiavano il massiccio delle Madonie, garantivano la difesa della vasta Contea.
Il feudo e la torre con la masseria rimasero ai Ventimiglia fino al XVI secolo, a parte un breve periodo durante il quale la baronia venne concessa ad altri feudatari: a causa infatti degli instabili atteggiamenti di fedeltà da parte della famiglia madonita verso i Sovrani, sembra che nel 1393 re Martino abbia concesso il feudo di Rahalsuttano ad un certo Andrea Denti per poi restituirlo nel 1396 al conte di Collesano, Antonio Ventimiglia, che lo rimetteva a Francesco Uberto (17). Passati al ramo cadetto della famiglia, il feudo e la torre rimasero in mano ai Ventimiglia fino al 1570 quando Caterinella Ventimiglia, sposata con Giovan Forte Romano, lasciò i beni in eredità al nipote omonimo. Nel 1625 dell’antico feudo di Rahalsuttano venne investito Gerolamo di Napoli il quale, nel 1627, ottenne il titolo di Principe e probabilmente la licentia populandi per la fondazione del nuovo centro di Resuttano a pochi chilometri di distanza dalla vecchia torre ventimigliana.
Negli ultimi tempi l’antica torre di Rahalsuttano costruita dai Ventimiglia appartenne alla famiglia Manasia di Resuttano che la acquistò nel 1910 in seguito al frazionamento del feudo (18): oggi invece è di proprietà della Regione Sicilia. Pur riportando gli evidenti segni di degrado dovuti alla vetustà della costruzione, l'antica torre conserva ancora inalterata la memoria di quella intensa attività edilizia svolta dalla famiglia feudale madonita durante tutto il Trecento.
Note
17 - Per i passaggi di proprietà del feudo di Rahalsuttani cfr. G. Lo Vetere, Appunti, cit., p. 17 e segg. .
18 - P. Giusto De Pietra, Bagni, cit., p. 55.