Il castello di Sperlinga

di Salvatore Farinella©, tratto da I Ventimiglia. Castelli e dimore di Sicilia, edizioni Editori del Sole, Caltanissetta 2007

Il castello di Sperlinga (foto S. Farinella©)
Il castello di Sperlinga (foto S. Farinella©)

Fra i castelli feudali della Sicilia medievale quello di Sperlinga è senza dubbio uno dei più affascinanti: per il suo aspetto scenografico e spettacolare dovuto all’ardita strutturazione architettonica, dove la roccia è plasmata per fondersi in un tutt’uno con la struttura delle opere murarie, esso è certamente uno dei più interessanti e suggestivi manieri siciliani. All’interno dello scenario caratterizzato dallo stretto connubio fra natura e ingegno umano, straordinariamente espresso in quest’opera in parte costruita e in parte ricavata nelle viscere della roccia e meravigliosamente conservata nella sua interezza, sembra ancora potersi rivivere una delle pagine più intense della storia medievale siciliana che, con la nota vicenda del Vespro, riporta prepotentemente il nome di Sperlinga all’apice delle cronache di quell’epoca. La spettacolare successione di ambienti ipogeici ricavati nel masso, testimonianza della parte più arcaica del maniero, sottolinea la vita rupestre che qui si svolse per lungo tempo e rappresenta la parte più affascinante dell’intero complesso.

Costruito sopra un’alta rupe di arenaria grigia posta a 750 metri di altitudine alle pendici meridionali dei Nebrodi, quasi a confine con la parte orientale delle Madonie, il castello di Sperlinga denuncia subito il suo tipico carattere difensivo mentre alto e solitario domina le campagne circostanti e il sottostante borgo: man mano che ci si avvicina alla rupe fortificata si coglie l'impronta rupestre del fortilizio e del villaggio composto anch’esso da numerosi ambienti ricavati nella roccia.

Il maniero di Sperlinga rappresentò per alcuni secoli uno degli avamposti orientali della contea ventimigliana di Geraci, parte integrante della grande compagine feudale madonita costruita attraverso quella politica di insediamento territoriale perseguita dai Ventimiglia: anch’esso obbediva al criterio strategico della intercomunicabilità con gli altri castelli della Contea, anche se la struttura era sicuramente preesistente alla famiglia madonita. E’ tuttavia opinione comune che la maggior parte delle fabbriche oggi superstiti del castello (a meno di quelle chiaramente riconducibili al XVII secolo) siano da attribuire all’operato edilizio dei Ventimiglia, i quali avrebbero ricostruito la fortezza all’indomani del Vespro, dopo la punizione inflitta agli sperlinghesi da Pietro d’Aragona (1).

ambienti ipogeici ai piedi del castello di Sperlinga (foto S. Farinella©)
ambienti ipogeici ai piedi del castello di Sperlinga (foto S. Farinella©)

Benché esista una varia documentazione che attesta l’esistenza di un centro abitato a Sperlinga fin dall’epoca normanna, le origini del castello rupestre sembrano piuttosto remote e, date anche le contrastanti notizie riportate dai vari autori, alquanto incerte. I primi atti nei quali ricorre il nome di Sperlinga riguardano alcuni documenti dell’epoca normanna (XI e XII secolo) e del primo periodo svevo (fine XII secolo): in un privilegio del 1082 con il quale il Conte Ruggero dota di alcuni territori la diocesi di Troina appena istituita, accanto ai nomi delle città e dei castelli appartenenti alla nuova realtà diocesana figura anche quello di Sperlinga (2).
 In quell’epoca le opere rupestri del maniero e del masso sottostante erano probabilmente esistenti. I numerosi ambienti ipogeici sparsi nel territorio circostante per un raggio di parecchi chilometri attestano infatti la frequentazione di queste zone in epoche precedenti, addirittura pre-greca: non è raro trovare “nei dintorni di Sperlinga, Nicosia e Cerami una infinità di Kroni e di opere di escavazione, che per la loro forma e specialità si possono paragonare a quelle di Malta ed a quelle delle parti abitate dai Sicani nella regione Sud-Ovest della Sicilia” (3).

Portale d'ingresso al castello (foto S. Farinella©)
Portale d'ingresso al castello (foto S. Farinella©)

E’ del 1132 invece il documento nel quale per la prima volta sembra rilevarsi il titolo e il nome del possessore di Sperlinga e dal quale quindi poter ipotizzare già la presenza del castello in epoca normanna: in questo privilegio con il quale Ruggero II conferma a un certo Riccardo Rosso alcuni possedimenti si legge infatti che possessore della fortezza di Sperlinga, con il titolo di barone, è il fratello di costui Russo Rosso nipote del conte Ugone Rosso dichiarato nel documento consanguineo dello stesso Ruggero (4). La notizia contrasta non poco con quella riportata da altri studiosi, secondo i quali appena un anno dopo (nel 1133) con il titolo di dominatrix appare signora di Sperlinga la vedova di Guglielmo d’Altavilla, Galgana (5): accanto a questa e ai suoi figli (Riccardo, Roberto e Ugo) sembra essersi già formata una corte feudale residente con ogni probabilità in una dimora fortificata, forse nucleo originario di quello che successivamente sarà il castello di Sperlinga. Sebbene nel 1137 le fonti documentano un Roberto de Spirlingo (6) (forse figlio di Galgana) tuttavia la signoria sembra passare ai Bonello i quali, con il dominus Matteo, in epoca normanna sembrano aver posseduto fra l’altro anche questa signoria feudale. In due bolle pontificie dirette al Vescovo di Messina infine (una di papa Eugenio III datata 1151 e l’altra di papa Innocenzo III e recante la data del 1198) Sperlinga è citata insieme con altre città e castelli come appartenente alla diocesi messinese (7).

Ancora in periodo normanno Sperlinga è ricordata dal geografo arabo Idrisi come un grosso casale: nella sua opera del 1154 egli la descrive in questo modo: “Da quello [il castello di Maqarah] a ‘Isb.rl.nkah dieci miglia per mezzogiorno. Sperlinga è grosso casale, nel quale s’aduna ogni ben [di Dio], terre seminate e colti che stendonsi per lungo tratto” (8) . Benché l’autore esalti la feracità e l’abbondanza delle terre di pertinenza del casale, tuttavia egli non indica a Sperlinga l’esistenza di un maniero che comunque riteniamo presente almeno nelle strutture rupestri.


Le prime notizie sul castello sembrano potersi ricondurre invece al periodo federiciano. In un diploma svevo del 1240 Sperlinga è ricordata come uno dei “castra exempta citra flumen Salsum”, ossia come castello demaniale al di qua del fiume Salso esente dai tributi, direttamente controllato dall’imperatore Federico II e pertanto parte integrante del sistema dei castelli federiciani (9): stranamente, però, il maniero non figura nell’elenco dei castelli demaniali del 1272, lo Statutum Castrorum Siciliae fatto redigere da Carlo d’Angiò (10).

 

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Note

 

1. - G. Lanza Tomasi, E. Sellerio, Castelli e monasteri, cit., p. 100.


2. - Documento in R. Pirro, Sicilia Sacra. Disquisitionibus et notitiis illustrata, terza edizione annotata da A. Mongitore e accresciuta da V. M. Amico, Palermo 1733, p. 495, riportato in S. Lo Pinzino, I possessori del castello di Sperlinga nel corso dei secoli, pubblicazione a cura del Comune di Sperlinga, p. 9. Il Maurici riporta la notizia datando il documento al 1081: cfr. F. Maurici, Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, Palermo 1992, p. 372.


 

3. - F. S. Cavallari, Le città e le opere di escavazione in Sicilia anteriori ai Greci, in Archivio Storico Siciliano, Società per la Storia Patria, nuova serie, Anno I, Fasc. I, Palermo 1876., p. 298 e segg.. La presenza di numerosi ambienti ricavati nella roccia, sia ai piedi dell’altura del castello di Sperlinga sia nelle immediate vicinanze, portarono il Cavallari a supporre la frequentazione di genti sicule e l’esistenza di anti- chi centri abitati anche nei dintorni di Sperlinga.


4. - S. Lo Pinzino, Sperlinga, cit., p., 9-10. Questi, secondo l’autore, avrebbe poi sposato la figlia di Aldoino conte di Geraci: la notizia non trova altri riscontri.

5. - F. Maurici, Castelli, cit., p. 191 e segg. e p. 372. L’autore riporta la noti- zia da R. Starrabba, I diplomi della cattedrale di Messina raccolti da A. Amico, Palermo 1888.


6. - L.T. White, Il monachesimo latino nella Sicilia normanna, Catania 1984, p. 401.


7. - Cfr. S. Lo Pinzino, Sperlinga, cit., p. 10.


8. - M. Amari, C. Schiaparelli, L’Italia descritta nel Libro del re Ruggero compilato da Edrisi, Roma 1883, p. 58. Cfr. anche la nuova edizione di U. Rizzitano, Idrisi. Il libro di Ruggero, Palermo 1966, p. 66.


9. - G. Lanza Tomasi, E. Sellerio, Castelli, cit., p. 100.


10. - R. Santoro, La Sicilia dei castelli. La difesa dell’Isola dal VI al XVIII secolo. Storia e architettura, 1985, p. 46-47.