Il castello dei Ventimiglia
di Salvatore Farinella©, tratto da I Ventimiglia. Castelli e dimore di Sicilia, edizioni Editori del Sole, Caltanissetta 2007, p. 197-211, (testo rivisitato)
Quest’assetto riflette evidentemente i lavori di adeguamento fatti eseguire dalla famiglia Valguarnera, nuova proprietaria del maniero a partire dalla seconda metà del XVII secolo: in tale circostanza il castello di Gangi perdette il proprio carattere difensivo di stampo feudale tardomedievale, assumendo la veste di palazzo baronale adeguato alle esigenze dei nuovi proprietari. L’originaria corte a cielo aperto (di forma trapezia) è oggi ridotta nelle sue dimensioni dalla presenza di un corridoio che collega le ali est ed ovest del castello: della cisterna interrata rimane oggi solo il ricordo, mentre una porticina con i caratteri di postierla (piccola porta secondaria per le sortite) tagliata nel muro che delimita a settentrionale il cortile immette direttamente all’esterno. Una scala (oggi fuori posto) conduce al piano superiore: è probabile che sul cortile volgessero gli ambienti di servizio del maniero. Al piano superiore il castello racchiude una serie di stanze disposte in sequenza: tre di esse si trovano nel corpo principale a meridione mentre altre due sale trovano posto nel corpo di fabbrica occidentale. Le due torri meridionali presentano ciascuna un unico ambiente (così come al piano terra), che nella torre di sinistra - notevolmente più piccola rispetto a quella di destra - viene illuminato da una piccola apertura. Malgrado sia ancora possibile la lettura dell’impianto originario delle sale e delle strutture murarie, il piano superiore del castello è quello che ha subito la maggior parte dei rimaneggiamenti con il rifacimento dei solai di copertura di alcuni ambienti in sostituzione delle originarie volte.
I rimaneggiamenti più evidenti riguardano tuttavia il prospetto che volge a meridione, compreso fra le due torri d’angolo. Totalmente reimpostato rispetto all’originario impianto tardomedievale esso presenta una serie di aperture simmetricamente disposte rispetto all’asse della facciata e dotate di elementi stilistici seicenteschi: l’elegante portale bugnato d’ingresso, il soprastante balcone con mensole e stipiti in pietra ed i balconi a petto (quattro per ogni piano) anch’essi con stipiti in pietra.
Il castello di Gangi non era adibito a dimora abituale del Conte di Geraci ma forse dei suoi familiari investiti della baronia: così in questo maniero avrebbero potuto risiedere il barone Guglielmo Ventimiglia, fratello del conte Francesco e signore di Gangi. Secondo alcune fonti pare che nel castello della cittadina madonita abbia trascorso il suo tempo anche il giovane re Federico IV che per la sua minore età si trovava sotto la tutela del Conte di Geraci, Francesco II Ventimiglia (15): ospite di riguardo sarebbe stato nel 1533 o 1535 anche l’imperatore Carlo V che avrebbe soggiornato nel maniero di ritorno dalla campagna di Tunisi (16).
Un documento del 1614 ci informa che già a questa data i Ventimiglia avevano perduto ogni interesse per il castello e la terra di Gangi: don Joannes de XXijs Marchionis Hijeracij Princeps Castri boni et olim Ciminne concedeva infatti in quell’anno all’utriusque juris doctore Johannis friderico fisauli terre gangij, nella qualità di procuratore di Johanniis fortis natoli baroni Sperlinghe et Sancti bartolomei, la gabella della secretiam et castrum terre gangij con tutti i feudi e le pubbliche gabelle annesse (17). Fra i beni concessi vi era proprio “il castello con le carzeri et le cilli et l’arrantaria”, segno che a quella data l’antico maniero aveva perso la sua funzione originaria.
A partire dalla fine del primo quarto del XVII secolo la storia di Gangi e del suo castello si scosterà da quella dei Ventimiglia, che fino ad allora ne erano stati i signori indiscussi. Nel 1625 infatti, a causa di una grave crisi finanziaria che portò all’alienazione di parecchi feudi e castelli, Giovanni Ventimiglia conte e marchese di Geraci vendette il castello, la terra e il territorio di Gangi, insieme all’antico maniero di Regiovanni, a Francesco Graffeo che nel 1629 su tali possedimenti ottenne il titolo di Principe (18). Nel 1652, grazie al matrimonio contratto con la principessa di Gangi donna Antonia Graffeo Grimaldi, titolo e proprietà passarono a Francesco Valguarnera, Conte di Assoro. Durante il dominio dei Valguarnera l’antico maniero che fu dei Ventimiglia divenne dimora dei Principi di Gangi che qui risiedevano per alcuni periodi dell’anno. Interventi sulla struttura si registrano infatti nel 1676 ad opera di don Hjeronimo Graffeo affitatore status et principatus terre Gangj (19) e ancora nel 1724 quando vennero eseguiti alcuni lavori di intaglio (20).
L’edificio rimase in possesso dei Valguarnera fino agli inizi del XIX secolo: nel corso del Settecento il castello cadde tuttavia in uno stato di abbandono. Diversi ambienti vennero dati in affitto ai baroni Bongiorno, aristocratica famiglia del luogo, mentre parte del castello venne adibito a carcere civile e criminale con una sezione riservata anche alle donne. Alcuni contratti d’opera testimoniano gli interventi realizzati nel 1786 per i ripari e formazione di queste nuove carceri di Gangi (21), mentre da una relazione del capomastro Mariano Castello datata 9 aprile 1788 apprendiamo che da una porta antica murata a secco del muro di tramontata (la postierla) erano fuggiti alcuni carcerati: la circostanza indusse la Corte Capitanale di Gangi a provvedere con dei lavori di rinforzo delle parti più vulnerabili del vecchio castello (22).
In seguito il maniero passò in proprietà alla famiglia Alliata e quindi ai Mantegna che mantennero il titolo di Principi di Gangi: successivamente ne ebbe il possesso la famiglia Milletarì (in parte ancora proprietaria) mentre recentemente parte dell’antico castello è ritornato ai discendenti dell’antica famiglia Ventimiglia. Dopo la demolizione dell’ala orientale per far posto al serbatoio idrico, negli anni ’70 del Novecento il castello di Gangi venne adibito a sede della scuola dell’obbligo e superiore, mentre oggi è destinato ad abitazione privata.
Note
15 A. Mogavero Fina, I Ventimiglia, cit., p. 49.
16 Trattiamo queste notizie riportate da alcuni autori che, direttamente o indirettamente, si sono occupati della storia di Gangi (S. Nasello, A. Mogavero Fina, ecc..), così come ci sono proposte. [Riguardo al soggiorno dell’imperatore Carlo V a Gangi, di fatto mai avvenuto, si rimanda a quanto ho scritto successivamente trattando della storia delle Madonie (2010) e di Gangi Vecchio (2013)]
17 ASCG, fondo notai defunti, notaio E. Di Salvo, documento del 24 marzo 1614, vol. 1600-1602, c. 94-103 v .
18 F. San Martino de Spucches, Storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai nostri giorni, Palermo 1924-1933, quadro 410, p. 5 e segg. e quadro 411, p. 10 e segg. Il titolo di Marchese di Regiovanni venne acquisito al momento dell’acquisto del feudo, nel 1625.
19 ASCG, fondo notai defunti, atto del 8 marzo 1676, vol. Minute anni 1675-1676, c. 89.
20 Ivi, fondo notai defunti, notaio M. Vitale, contratto d’opera per alcuni lavori di intaglio del 17 dicembre 1724, vol. IV G 7, reg. 1, c. 87 r/v.
21 Archivio Storico di Termini Imerese (ASTI), fondo notaio defunti, notaio M. di Chiara, contratti d’opera del 29 ottobre 1786, vol. 7105, c. 70-77.
22 Ivi, relazione di mastro Mariano Castello del 9 aprile 1788, vol. 7106, c. 438.