Gandolfo Felice Bongiorno (1722-1801). Profilo inedito di 
un erudito gangitano del '700 nel bicentenario della 
morte

di Salvatore Farinella©, pubblicato in Le Madonie, n. 11 2001

Pagina delle "Rime degli Accademici Industriosi di Gangi", 1769
Pagina delle "Rime degli Accademici Industriosi di Gangi", 1769

Molto spesso gli eventi ci passano davanti senza che ce ne accorgiamo, vuoi per la troppa fretta, vuoi perché semplicemente non ne veniamo a conoscenza. E così fatti e personaggi della storia scorrono via senza fragore, in silenzio, fino a quando una luce non comincia ad illuminarne tenuamente i contorni fino a farli apparire ai nostri occhi.

Così avviene per un personaggio che nelle Madonie del Settecento fu uno degli artefici principali di quella cultura locale che, a ragione, venne riconosciuta anche al di fuori del Regno: Gandolfo Felice Bongiorno, dei baroni di Cacchiamo, Rolìca e Capuano, poco noto uomo di cultura che a Gangi, ma anche in tutto il comprensorio madonita, fu significativo punto di riferimento.

Ci piace, nel bicentenario della sua morte [2001], ricordare la figura di questo aristocratico dedito all'arte e alla cultura, attraverso un inedito profilo che viene fuori da nuove acquisizioni documentali: auspico dunque che questo intervento possa in parte colmare le scarne notizie fino ad oggi conosciute su questo protagonista della nostra storia patria, riservandomi di tornare presto sull'argomento con un più ampio e articolato contributo [si veda S. Farinella, Il palazzo dei Bongiorno, Madonnuzza-Petralia Soprana 2007]..

Personaggio poliedrico appartenente a una prestigiosa famiglia aristocratica gangitana, Gandolfo Pietro Felice Bongiorno rappresentò per circa un quarantennio l’epicentro della cultura locale e madonita settecentesca. Fu un perfetto esemplare di patrizio della sua epoca, colto e raffinato ma anche arrogante e autoritario. Letterato, erudito, architetto e uomo di cultura dal sapere enciclopedico, fu autore di scritti ma soprattutto fu il motore di quel fermento intellettuale che a metà del XVII secolo caratterizzò tutte le Madonie.

Lui e il fratello Francesco Benedetto (1), Barone di Cacchiamo, Rolìca e Capuano, oltre che nobili erano anche grandi mecenati: i due ebbero modo di farsi notare nell'ambito culturale della Sicilia tardo barocca attraverso la fondazione a Gangi di un'Accademia letteraria, chiamata degli Industriosi, legata a quella del Buon Gusto di Palermo. Ad essa erano iscritti alcuni fra i più prestigiosi personaggi siciliani dell'epoca: da Vito Amico, l'abate benedettino autore del Lexicon Topographicum Siculum, al Marchese di Villabianca, da Domenico Schiavo, al Principe di Biscari e altri letterati siciliani e del continente più o meno noti (2).

Gaspare Fumagalli e Pietro Martorana, affreschi nelle volte del palazzo Bongiorno, 1756/58, particolare (foto S. Farinella©)
Gaspare Fumagalli e Pietro Martorana, affreschi nelle volte del palazzo Bongiorno, 1756/58, particolare (foto S. Farinella©)

Ancora poco oltre la metà del secolo, nel fare affrescare le sale del loro nuovo palazzo fatto costruire presso la piazza di Gangi, i Bongiorno si erano avvalsi dell'opera del romano Gaspare Fumagalli e del palermitano Pietro Martonana, noto ornamentista e maestro di fantastiche illusioni architettoniche il primo, assai ricercato nella Sicilia di allora, valente (seppur non eccelso) pittore il secondo (3).

Gandolfo Felice era la vera "anima" culturale della famiglia: nato a Gangi il 26 novembre 1722 come attesta la sua fede battesimale, all’età di quattro anni rimase sotto la tutela della madre, donna Maura Pupillo, e del fratello Francesco Benedetto per via della morte prematura del padre. Non sappiamo se realmente lo fosse, ma sembra che prediligesse svolgere l'attività di architetto: suoi interventi sono documentati nella ristrutturazione di varie chiese a Gangi e nelle Madonie in tutta la seconda metà del XVIII secolo, nella chiesa dello Spirito Santo, nella chiesa madre e in quella di San Cataldo nel suo paese natio, nelle chiese madri di Geraci Siculo e di Polizzi Generosa, nella chiesa del Collegio di Petralia Sottana in ambito madonita (4).

Emblema dell'Accademia degli Industriosi di Gangi (foto S. Farinella©)
Emblema dell'Accademia degli Industriosi di Gangi (foto S. Farinella©)

Dalle ristrutturazioni delle varie chiese gangitane e madonite alla realizzazione di statue e opere d’arte, tutto passava per le mani di don Gandolfo Felice: ed egli, ai vari committenti, “consigliava” gli artisti e gli artigiani ai quali rivolgersi e dei quali conosceva fama e operato, il pittore Crispino Riggio, lo stuccatore Francesco Lo Cascio, il capo mastro Mariano Castello, e poi argentieri, scultori, pittori e altri ancora.

Non disdegnava comunque di occuparsi di altre attività culturali legate alla letteratura e alla erudizione: numerosi suoi componimenti poetici vennero infatti pubblicati nelle Rime degli Accademici Industriosi di Gangi, dato alle stampe nel 1769 per commemorare il secondo anniversario della morte del fratello Francesco Benedetto, e nella Orazione per la nascita del Real Infante del 1775, raccolta pubblicata in onore della nascita dell’infante Carlo, primogenito di Ferdinando di Borbone e di Maria Carolina d’Austria.

Insieme al barone suo fratello, Gandolfo Felice Bongiorno fu anche ideatore, promotore e costruttore a Gangi di un publico Teatro, in quella copiosa attività di mecenatismo che portava i due (con la partecipazione dell’altro fratello, l’abate Cataldo Lucio) a patrocinare diverse iniziative culturali: costruito a proprie spese, il teatro di Gangi funzionò per tutta la seconda metà del secolo, figurando fra i beni di famiglia citati nel testamento del defunto barone Francesco Benedetto: "… un corpo di Casa detto il teatro terr(ane)o servendo metà per platea e metà per teatro chesiste col suo piano, metà di tavole una quarta parte e solaro, e un Parchetto s(opr)a la porta, esis(ten)te in q(uest)a / sud(ett)a Città [di Gangi] e nel q(uarte)rio di S(ant)a Maria di Gesù conf(inant)e con la Casa di Santo Picone d'una parte e colle strade dall'altre due parti …" (5).

La passione per l'arte condusse Gandolfo Felice a vestire i panni dell’impresario teatrale:; egli infatti ingaggiò alcune compagnie di teatranti le quali, a spese del nobile, misero in scena le proprie rappresentazioni nella sala del publico teatro. E’ dell'agosto 1775, per esempio, la messa in scena dell'opera in musica dal titolo Li scherzi d'amore e di fortuna, rappresentata nel teatro dei Bongiorno dalla compagnia di un certo don Bernardo Cagnes, palermitano abitante a Caltagirone, opera messa in scena grazie al patrocinio del nobile Gandolfo Felice Bongiorno (6).

 

... continua

Note

 

1 Nati da don Antonino Bongiorno e da donna Maura Pupillo, i due fratelli facevano parte di una famiglia di ben undici figli, essendo Francesco Benedetto (primo dei maschi) il quartogenito nato nel 1711 e Gandolfo Pietro Felice il penultimo dei figli.

2 Biblioteca Comunale di Gangi, Rime degli Accademici Industriosi di Gangi, elenco degli aderenti a p. 13 e segg.. Fra i membri dell'Accademia gangitana ricordiamo Giovanni Evangelista Di Blasi, Tommaso Moncada (Arcivescovo di Messina), Antonino Sandoval (Duca di Sinagra), l'abate Francesco Pagliai da Siena, l'abate Michelangelo Petrocchi da Pistoia.

3 Cfr. S. Farinella, Gaspare Fumagalli e i dipinti nelle volte del palazzo Bongiorno a Gangi. Un giallo nella Sicilia artistica del Settecento, in Le Madonie n. 2, febbraio 1999, p. 3.

4 A tal proposito si cfr. S. Farinella, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, Assoro 1999, capitolo II.

5 Archivio di Stato di Termini Imerese (AST), Fondo notai defunti, notaio A. Cammarata, vol. 7075, c. 84 r/v. Sul teatro di Gangi si veda S. FarinellaA, Un teatro a Gangi nella metà del Settecento, in Le Madonie n. 10, ottobre 1999, pag. 3.

6 AST, Fondo notai defunti, notaio M. Di Chiara, contratto del 22 agosto 1774, vol. 7099, c. 151-152. Si veda anche a tal proposito S. Farinella, Un teatro a Gangi, cit. .