Relazione di monsignor Benedetto Rocco, Ciantro della Cappella Palatina di Palermo, sull’affresco del Cristo Pantokratore ritrovato nella chiesa dello Spirito Santo, 20 maggio 1984

pubblicata in S. Farinella©, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, edizioni Valdemone, Assoro 1999, Appendice di documenti (copia in possesso dell'autore)

Visita alla Chiesetta dello Spirito Santo in Ganci

 

Invitato e accompagnato dal Rev.mo P. Cataldo Migliazzo, Provinciale dei PP. Minori Osservanti, ho visitato la Chiesetta dello Spirito Santo in Ganci (Palermo) nel pomeriggio del 25-4-1984.

Ho rilevato quanto segue:

1) L’absidiola centrale fu decorata fin dagli inizi della Chiesa, con la figura del Cristo Pantocrator, che è riemersa durante i recentissimi lavori di restauro. L’età dell’affresco primitivo non è facile determinare con esattezza anche a causa dell’ultimo freschissimo restauro, che permette soltanto una visione in parte alterata. Ad ogni modo è posteriore al periodo nor- manno e forse anche svevo (ipoteticamente XIII o XIV sec.). Il modello è il Pantocrator di Cefalù, come sembra.

Nel libro aperto, tenuto con la sinistra da Cristo, si leggono a sinistra le parole: IN PRINCIPIO ERA(T) VERBUM ET DEUS ... OCH ERA(T) (Giov. 1, 1-2). OCH sta per HOC.

Le parole della pagina destra attualmente non risultano leggibili: si tratta di otto lettere, separate da vistose lacune, difficilmente colmabili.

2) Al margine dell’abside sono visibili per intero soltanto sei tondi, così disposti: al cento l’”Agnus Dei”; scendendo a destra S. Pietro, S. Bartolomeo, S. ............ (?); scendendo da sinistra S. Paolo e S. Giovanni Evang.

S. Giov. Evang. È dato attraverso il suo simbolo, l’aquila, che reca disteso il cartiglio, che lo identifica, con le parole NARMINAI. Queste otto lettere sono da leggere (E)N ARCHI’ (I)N O L(ògos), cioè “In principio era il V(erbo)”: sono parole greche, di cui non si capiva più il significato; quindi sono trascritte in caratteri latini con queste particolarità: / manca la E ini- ziale; il X greco (= CH) venne confuso con N; manca la lettera I, inizio della terza parola, contratta con la I finale della parola precedente; la O (quarta parola) fu trascritta A; e la L, iniziale dell’ultima parola, venne tracciata solo nel tratto verticale, sì che pare una I.

Questa spiegazione può sembrare fantastica, ma è sicura. La frase di Giov. 1, 1 nel medioevo era di rito per identificare l’Evangelista.

2) In periodo posteriore fu deciso un intervento nella scrittura a destra del libro; si abolì il testo precedente e si aggiunse un riferimento allo Spirito Santo: Charitas Dei difusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum, cui datus est nobis (Rom. 5, 5).

Non è chiaro se l’intervento interessò anche la pagina sinistra.

3) Un terzo intervento radicale mutò le sembianze del Pantocrator in quelle del Padre Eterno, che fu invecchiato nel volto e variato nelle vesti; l’aureola circolare fu sostituita con una triangolare, più trinitaria.

Nel libro aperto fu tolto ogni riferimento a Cristo, e furono inserite due nuovi testi, che hanno rapporto col Padre (a sinistra) e collo Spirito Santo (a destra)

Ego Dominus Deus tuus docens te utilia, gubernans te (Isaia 48, 17). Spiritus ubi vult spirat, sed nescis unde veniat aut quo vadat

(Giov. 3, 8).

4) Finalmente, in epoca recentissima, si volle rendere ancora più evidente la persona dello

Spirito Santo, dipingendo sul petto del Padre Eterno la mistica colomba ad ali spiegate.

Sac. Benedetto ROCCO