Campagna di ricerca a Gangi Vecchio - 1974
relazione del prof. Francesco Giunta, Palermo 10 agosto 1974
Ch.mo Prof.
Vincenzo Tusa
Soprintendente alle
Antichità della Sicilia
Occidentale
Palermo
Oggetto: Campagna di ricerca archeologica in contrada Gangivecchio, proprietà Tornabene (Com. Gangi, Foglio Cat. 49, part. 4, 8, 9, 13, 19)
Si è conclusa in data odierna la campagna di ricerca archeologica effettuata nel terreno di proprietà del Cav. Vincenzo Tornabene sito in contrada Gangivecchio (Com. di Gangi, Foglio Cat. 49, part. 4, 8, 9, 13, 19, Prov. di Palermo). Le ricerche sono state dirette dal Prof. Francesco Giunta, Direttore dell'Istituto di Storia Medioevale dell'Università di Palermo, e condotte da Bruna Maccari e Rosa Dentici Buccellato dello stesso Istituto; da Elena Epifanio e Domenico Pancucci dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Palermo; da Jean Michel Poisson e Patrice Beck dell'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi. Il Direttore ha avuto la collaborazione anche del Prof. Nicola Bonacasa, Direttore dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Palermo e del Prof. Jean Marie Pesez, Direttore di Studi dell'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi.
L'indagine si prefiggeva lo scopo di accertare la continuità di vita tra la fondazione del Monastero Benedettino, avvenuta secondo la testimonianza delle fonti scritte nel sec. XIV e attestata dalle strutture murarie superstiti, e un probabile insediamento romano supposto in base alla presenza di numerosi frammenti di ceramica romana affioranti in superficie. I lavori si sono svolti in due tempi: rilievo planimetrico, prospezione e controllo stratigrafico del terreno nell'area compresa tra l'ex Monastero Benedettino, oggi Masseria Tornabene, e il torrente Capuano, affluente del fiume Gangi. Si è proceduto, come primo punto, al rilievo planimetrico delle strutture esistenti (ex Monastero e annessi) ed alla quadrettatura del terreno antistante coltivato a noccioleto (mq. 30.000 circa).
Il terreno è stato ripartito in nove settori diversamente orientati a seconda del suo andamento naturale e dell'impianto dei filari di noceti. Ogni settore è stato suddiviso in quadrati di m. 20 di lato, all'interno dei quali è stato iscritto un quadrato di m. 10. Si è quindi raccolta la ceramica affiorante in superficie in due zone contrapposte di m. 5 di lato all'interno di ciascuno dei quadrati di m. 10. I risultati della prospezione, in percentuale differenziata totale, sono stati i seguenti:
Ceramica antica (romana) 86,7 %
Ceramica medioevale 7,0 %
Ceramica moderna e contemporanea 6,3 %.
Per controllare i dati ottenuti con la prospezione, constatata soprattutto la notevole differenza in percentuale tra le varie classi di ceramica raccolta si è proceduto all'analisi stratigrafica del terreno mediante sei saggi aperti nei settori A, B, C, E, F, H. I saggi hanno confermato i risultati della prospezione; si è infatti rinvenuta una notevole quantità di ceramica romana (databile all'incirca dalla metà del I a tutto il V secolo d.C.) e poca ceramica medioevale (frammenti arabo-normanni e del XIV sec.). Allo stato attuale della ricerca non è possibile fornire elementi più dettagliati circa la cronologia dei reperti giacché gli strati si presentano sconvolti probabilmente a causa della situazione topografica del terreno, soggetto in varie epoche a frane e smottamenti.
Per quanto riguarda l'epoca romana, di notevole interesse il saggio aperto nel settore B, dove è sembrato di poter isolare almeno due strati di brucia. Essi hanno restituito frammenti di ceramica databili dal I al III sec. d.C. . Si segnalano in particolare:
- metà circa di una coppa di sigillata chiara A, con piede ad anello e bordo convesso decorato alla "barbotine" con foglie acquatiche (tipo Drangendorf XLIII 1968, p. 98, fig. 14.1);
- metà circa di una scodella sigillata chiara A, decorata a rotella sull'orlo e sulla parete (cfr. Carandini, Studi Miscellanei 13, Ostia I 1967-68, p. 48, forma 21, fig. 640);
- minuti frammenti di presigilata italica di sagome non precisabili;
- un oscillum di terracotta decorato con anelli concentrici a rilievo;
- metà circa di una lucerna del tipo col becco a volute, con resti della firma incisa con lettere greche Ypp sul fondo (cfr. Deneauve, Lampes de Carthage 1969, tipo V A);
- frammento di spalla e becco di lucerna (cfr. Deneauve cit., tipo VII A);
- frammento di fondo di lucerna con incisa la firma IVNIALEX (cfr. Deneauve cit., tipo VII A, n. 719);
- frammento di fondo di lucerna con resti di firma incisa in lettere greche P O;
- numerose anse di lucerne: ad anello; plastiche triangolari decorate con motivi vegetali a rilievo (cfr. Kenzel Antike Lampen, 1954, fig. 5; Deneauve cit., tav. LXVIII); plastica, modellata a forma di testina femminile; plastica, modellata a forma di testa maschile (con barba e baffi) sormontata da leontè.
Per il periodo medioevale si segnala il saggio nel settore A, che ha restituito una notevole quantità di ceramica databile intorno al XIV sec. Interesse particolare rivestono i saggi nei settori C e H dove sono stati individuati resti di strutture murarie, diversamente orientate, costruite a doppio paramento con pietre sommariamente squadrate. I reperti ceramici associati a tali strutture (minuti frammenti di pareti di recipienti acromi, di sigillata chiara e di ceramica medioevale) non permettono di stabilirne la cronologia esatta.
Considerati i fini della ricerca ci si è limitati a profilare le strutture individuate e a riportarle in pianta. Esito del tutto negativo hanno avuto i saggi nei settori E ed F, dove a profondità media di circa m. 0,50 dal piano di campagna si è raggiunto il terreno sterile. Al termine della ricerca si è provveduto a ricoprire i saggi ad eccezione di quelli aperti nei settori C ed H dove, come si è già detto, sono state individuate le strutture murarie.