Il castello dei Ventimiglia

di Salvatore Farinella©, tratto da I Ventimiglia. Castelli e dimore di Sicilia, edizioni Editori del Sole, Caltanissetta 2007, p. 197-211, (testo rivisitato)

Ad ogni modo Gangi è sempre stata legata alla Contea di Geraci, prima con Guerrera e i de Craon, poi col conte Alduino de Candida (nipote di Guerrera) il quale cita il borgo nel suo testamento del 1234 (7); infine con i Ventimiglia, ai quali il borgo appartenne fin dalla costituzione della Contea figurando fra i possedimenti confiscati ad Enrico da Carlo d’Angiò (8).

Le condizioni di resa dettate da Federico III nel 1299 furono accettate dagli assediati, se ritroviamo Tommaso de Procida e soprattutto Bertrand de Cannellis al servizio dello stesso Sovrano già nell’agosto del 1299 e poi negli anni seguenti almeno fino al 1318 quali ambasciatori presso il fratello Giovanni. Una conferma che in effetti non fu usata quella spietata repressione nei confronti dei rivoltosi né, in definitiva, nei confronti dello stesso borgo di Gangi che, con ogni probabilità, non fu distrutto.

È probabile che subito dopo i fatti del 1299, e proprio a partire da questi, i Ventimiglia abbiano rinforzato le difese del borgo, provate dal lungo assedio, costruendo una nuova cinta muraria e soprattutto edificando un nuovo maniero che, qualche anno dopo (1316), avrebbe costituito il prototipo per il nuovo castello di Ypsigro, la futura Castelbuono: e giacché avevano per le mani la ricostruzione della struttura difensiva gangitana, appare ragionevole pensare che i Ventimiglia "esportassero" quello stesso modello anche a Castelbuono dove pochi anni dopo veniva edificato un nuovo castello. Questa ipotesi potrebbe spiegare le forti analogie fra il castello di Gangi e quello di Ypsigro-Castelbuono.

Il castello dei Ventimiglia nei primi del Novecento (foto archivio S. Farinella©)
Il castello dei Ventimiglia nei primi del Novecento (foto archivio S. Farinella©)

Alcuni elementi ricorrenti nel maniero di Castelbuono (fatto costruire dal conte Francesco nel 1316 su alcune preesistenze (9)) riconducono il castello di Gangi all’attività edificatoria dei Ventimiglia, in particolare di Enrico, nonno del primo: in entrambi i casi infatti l’impianto planimetrico risulta impostato su uno schema a pianta quadrangolare con corte centrale e torri d’angolo aggettanti rispetto ai bracci dell’edificio; caratteristico dei due manieri è anche l’aspetto di castello-palazzo atto a qualificare l’edificio da un lato come fortezza a controllo del territorio, chiuso e compatto verso la campagna, e dall’altro lato come residenza palazziale aperta e rivolta verso l’abita- to sottostante dal quale comunque rimaneva isolato da una cortina muraria. Infine la disposizione delle due torri angolari nella facciata principale riconduce prepotentemente i due castelli alla medesima tipologia: in entrambi i casi infatti la torre d’angolo di sud-ovest fuoriesce dal corpo di fabbrica in misura maggiore rispetto a quella di sud-est.

Il castello di Gangi doveva essere cinto da una prima cerchia di mura destinata a delimitare una corte esterna di immediata pertinenza della struttura difensiva: all’esterno di essa si sviluppava il borgo racchiuso anch’esso da una cinta muraria che delimitava la terra. Il castello assolveva perfettamente al ruolo di controllo territoriale all'interno della linea fortificata della Contea, rimanendo in contatto visivo con i manieri di Pollina, San Mauro, Nicosia, Sperlinga, Regiovanni, Petralia Soprana e naturalmente Geraci.

Nonostante le notevoli trasformazioni, il castello di Gangi ha conservato gran parte della struttura e dell’impianto originari: piuttosto evidenti risultano tuttavia i rimaneggiamenti seicenteschi operati dalla famiglia Valguarnera divenuta proprietaria del maniero nella seconda metà del XVII secolo e, soprattutto, la demolizione di alcune fabbriche dell’ala settentrionale avvenuta negli anni Trenta del Novecento per far posto al serbatoio idrico comunale(10). Quest’ultima circostanza ha portato alcuni studiosi ad avanzare l’ipotesi (peraltro infondata) che, come nel maniero di Castelbuono, anche nel castello di Gangi la torre di nord-est fosse di forma cilindrica (11). 

Ignoto, veduta di Gangi, XVIII secolo (foto S. Farinella©)
Ignoto, veduta di Gangi, XVIII secolo (foto S. Farinella©)

Che nessuna torre cilindrica esistesse nel castello ventimigliano di Gangi è confermato da alcuni documenti iconografici: in un affresco dell'Ottocento dov’è raffigurato l’abitato visto dal versante settentrionale del monte si nota chiaramente la parte di nord-est del castello dotata di una torre quadrangolare (12); nella cartografia ufficiale del catasto di impianto dello stesso periodo, così come nel progetto per la costruzione del serbatoio idrico (13), si nota chiaramente la struttura dell’edificio prima della demolizione dell’ala del castello servita per la realizzazione della grande cisterna (ultimata nel 1931), e in essa l’ala nord-est presenta solamente una torre d’angolo quadrata.

Nel suo impianto originario il castello di Gangi era dunque costituito da tre corpi di fabbrica delimitanti una corte scoperta e da quattro torri d’angolo di forma quadrangolare: quella dell’angolo nord-ovest formava un tutt’uno con il corpo di fabbrica occidentale.

Oggi l’antico maniero non presenta più il suo originario carattere medievale. La configurazione piuttosto tozza della struttura denuncia infatti la probabile demolizione di un ulteriore piano che conferiva al castello quell’aspetto austero e imponente comune alle strutture castellane del periodo. Il corpo principale dell’edificio è tuttavia riconoscibile nella fabbrica longitudinale rivolta a sud e racchiusa fra le due torri di facciata diversamente aggettanti: l’accesso odierno al castello avviene attraverso un elegante portale bugnato seicentesco posto al centro della facciata meridionale, traccia del rimaneggiamento attuato dalla famiglia Valguarnera. La presenza di uno splendido portale ogivale sottolineato da un'artistica ghiera finemente lavorata ci consente di ipotizzare che, al pari del maniero di Castelbuono, anche qui l’ingresso originario avveniva dalla parte laterale del castello: la porta si apriva nell'ala orientale accanto alla torre di sud-est che consentiva, in tal modo, il controllo dall’interno del maniero. Varcato il portale ci si immetteva in un lungo corridoio e quindi nella corte scoperta dalla quale mediante una scala era possibile raggiungere il piano superiore.

L’attuale ingresso immette invece in un vano di disimpegno dal quale è possibile accedere all’ala sinistra del castello che comprende due ampie stanze comunicanti coperte da volte a crociera: sulla destra invece uno scalone (sul cui arco è incisa la data del 1678) conduce al piano superiore (14).

 

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Note

 

7 Cfr. E. Mazzarese Fardella, Il Tabulario, cit., doc. n. 4 datato da Foggia nel novembre 1234, VIII indizione, p. 12 e segg. .

8 V. AURIA, Famiglie siciliane, in A. Mogavero Fina, Conti di Geraci e Conti di Collesano, Baroni di Gratteri e Principi di Belmonte - Correlazione storico-genealogica, Palermo 1980, p. 22.

9 Si confrontino a tal proposito l'ottimo lavoro di E. Magnano di San Lio, Castelbuono. Capitale dei Ventimiglia, Catania 1996, e le conclusioni delle ricerche di D. Pancucci a cui si rimanda.

10 Quella dell’edificazione di serbatoi idrici in luogo di antichi castelli o di parti di essi, sfruttando la posizione sommitale per l’approvvigionamento del sottostante abitato, sembra essere il destino comune di molti antichi manieri: come a Gangi, infatti, antiche testimonianze storiche sono state distrutte per far posto alle nuove strutture idriche anche a Geraci, Pollina, Nicosia, Gratteri in molti altri centri della Sicilia.

11 Si cfr. a tal proposito A. Battaglia, G. Carollo, V. Floridia, Materiali

di storia dell’architettura da servire alla conoscenza dell’area nebrode-madonita. Architetture a Gangi dal medioevo al sec. XVIII, tesi di laurea anno accademico 1984-1985, relatore prof. arch. Camillo Filangeri, Facoltà di Architettura di Palermo, p. 77.

12 L’affresco, datato alla fine del XIX secolo, si trovava in una villa rurale ottocentesca costruita dai baroni Mocciaro in contrada Pirato in territorio di Gangi: devo ringraziare gli allora proprietari per avermi consentito di fotografare il dipinto.

13 Archivio Storico del Comune di Gangi (ASCG), carteggio dell’appalto per la costruzione del serbatoio idrico. Con la delibera n. 65 del 16 dicembre 1908 il Consiglio Comunale autorizzò l’appaltatore Calistro Vincenzo a costruire il serbatoio “nella parte nordica del fabbricato del castello” anziché nel sito previsto più a valle dal progetto: lo spostamento venne motivato dal direttore dei lavori ing. Milletarì (che era nel contempo anche proprietario del castello) con la necessità di aumentare la pressione allo scopo di fornire l’acqua anche alle case poste più in alto. Oltre alla demolizione dell’ala “nordica” del vecchio castello ventimigliano la costruzione del serbatoio idrico comportò l’abbattimento di alcune abitazioni che facevano parte dell’isolato vicino.

14 La data incisa sul concio sovrastante lo scalone potrebbe anche leggersi 1628: in tale ipotesi gli interventi seicenteschi sul castello sarebbero ascrivibili alla famiglia Graffeo che acquistò la struttura (insieme al feudo) nel 1625.