La Pentecoste, il culto, la festa e la processione dello Spirito Santo a Gangi. Storia e tradizioni

di Salvatore Farinella©, testo inedito tratto da S. Farinella©Il giorno dello Spirito Santo a Gangi. Culto, festa e processione fra storia e tradizione con una guida alla processione e all’iconografia dei Santi, in attesa di pubblicazione, con integrazioni  da S. Farinella©La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, edizioni Valdemone, Assoro 1999

La festa e la processione dello Spirito Santo a Gangi. Storia e tradizioni

 

Frontespizio del Libro dei Conti della chiesa dello Spirito Santo, 1771/72 (foto S. Farinella©)
Frontespizio del Libro dei Conti della chiesa dello Spirito Santo, 1771/72 (foto S. Farinella©)

La festa dedicata allo Spirito Santo nel Lunedì di Pentecoste, a Gangi, comincia a essere documentata nella prima metà del Seicento: l’assenza di documenti di periodi precedenti non nega tuttavia che la festività si svolgesse prima ancora di tale torno di tempo. Sebbene abbiamo motivo di credere che la festa dello Spirito Santo risalga quantomeno alla dedicazione della chiesa del 1576, il primo documento noto ad essa relativo è tuttavia del giugno del 1634: in esso si legge di una somma pagata dall’Universitas (vale a dire l’Amministrazione comunale) «in faciendo festivitate Spiritus Sancti» (4), ossia per lo svolgimento della festa dedicata allo Spirito Santo.

I documenti d’archivio attestano che la chiesa dello Spirito Santo era de jure Patronatus dell’Università di questa Città di Gangi, ossia è sotto il patrocinio particolare dei Giurati ai quali i vari Procuratori della chiesa avevano l’obbligo di presentare i conti di introito ed esito che gli stessi Giurati, alla fine dell’anno, erano tenuti ad approvare e sottoscrivere (5): è un passaggio importante nella vita della comunità, unico nella cittadina, che sottolinea il primato della chiesa dello Spirito Santo nei confronti delle altre chiese e, soprattutto, l’elevazione di essa a istituzione cittadina. La circostanza che la chiesa dello Spirito Santo fosse sotto il patronato dell’Amministrazione cittadina aveva il suo significato che non si fermava alla sola prerogativa, da parte dei Giurati, di ratificare i conti della chiesa: in quanto istituzione cittadina, essa godeva infatti delle stesse attenzioni che gli amministratori locali rivolgevano al patrimonio della città. Oltre a intervenire annualmente nello svolgimento della festa dello Spirito Santo, i Giurati intervenivano nel corso dell’anno con sovvenzioni ora per comprare un lampiero (lampada votiva) d’argento, ora per gli acconci delle fabbriche, ora per acquistare i paramenti: il tutto, naturalmente, col concorso dei devoti che con le loro limosine non facevano mai mancare proventi alla chiesa la quale, tuttavia, percepiva cospicue entrate da affitti vari (pagliere, botteghe e terre di sua proprietà).

 

Frontespizio delle Rime degli Accademici Industriosi di Gangi, 1769 (foto S. Farinella©)
Frontespizio delle Rime degli Accademici Industriosi di Gangi, 1769 (foto S. Farinella©)

Dai Libri dei conti della chiesa dello Spirito Santo emerge chiaro il ruolo dei Giurati riguardo la festa dello Spirito Santo, almeno fino alla prima metà dell’Ottocento (6): essi intervenivano infatti annualmente con una somma rilevante (da 23 a 26 onze) per «spese per Gioco di fuoco, sonatori, Tamburani, conci di Passi, Polvere per li Soldati ed altro» (1804) o per «murtaretti, Torrone, Polvere, per strumentisti, Tamburari ed altro» (1807) o ancora «per Torrone complimento a Galant’uomini che per la Processione portarono l’asta» (1820) (7).

La devozione verso lo Spirito Santo trovava un altro momento “istituzionale” nella metà del Settecento quando l’Accademia degli Industriosi di Gangi, sorta proprio a metà del secolo grazie ai baroni Bongiorno e in particolar modo a Gandolfo Felice, si affidava al «sovrano Patrocinio dello Spirito Santo, e della sua Santissima Sposa Maria Vergine Assunta in Cielo»: nei giorni delle rispettive festività «vale a dire nella Pasqua [lunedi] di Pentecoste, e a’ 15 di Agosto non si lasci di celebrarne le lodi con pubblica solenne Accademia» (8).

Se le prime notizie documentate della festa dello Spirito Santo risalgono al 1633/34, la più antica notizia d’archivio sullo svolgimento della processione nel Lunedì di Pentecoste è del 1649 (9). Fin dall’origine la festa a Gangi in onore dello Spirito Santo - la quale, essendo una festa “mobile”, aveva luogo fra la seconda metà di maggio e la prima metà di giugno di ogni anno - si svolgeva in tre momenti i quali, allora come ora, durante l’intera giornata scandivano altrettante funzioni di diverso carattere che contrassegnavano la solennità: al momento squisitamente liturgico affidato al clero e segnato dalla celebrazione delle messe seguiva il momento devozionale della pietà popolare caratterizzato dal rito processionale coordinato dalle varie Confraternite; chiudeva, alla fine verso sera, un momento di amenità con i caratteristici giochi de foco di esclusiva prerogativa dell’Amministrazione cittadina, che entusiasmavano non poco i partecipanti alla festa.

Altare dello Spirito Santo (foto S. Farinella©)
Altare dello Spirito Santo (foto S. Farinella©)

Il momento liturgico

 

La devozione verso lo Spirito Santo travalicava l’ambito territoriale del borgo di Gangi e interessava un comprensorio piuttosto ampio che superava le Madonie giungendo ai centri di Sperlinga, Nicosia, Leonforte, Mistretta, centri dai quali fin dalle prime ore del mattino - ancora col buio - i devoti si mettevano in marcia a piedi per raggiungere la chiesa dello Spirito Santo dove, alcuni a piedi scalzi, altri in ginocchio altri ancora ‘a lingua ‘a rascinùni imploravano la propria grazia. Nel giorno della solennità, migliaia di pellegrini, insieme agli abitanti del borgo, si riversavano nella chiesa dello Spirito Santo: tale e tanta era l’affluenza di fedeli il giorno dopo la Pentecoste che per soddisfare i numerosissimi devoti e pellegrini venivano celebrate durante tutto il girono numerose messe.

I documenti d’archivio forniscono indicazioni precise sulla attività liturgica che si svolgeva nel corso della giornata. Nell’anno 1752, per esempio, le celebrazioni officiate in quel giorno di solennità furono ben 44; nel 1759 si registrano 56 messe e nell’anno 1772 si svolsero ben 70 messe (contro le 24 della domenica di Pentecoste) per soddisfare il numero considerevole di fedeli (10). Si ha notizia di messe celebrate anche il martedì, forse memoria dell’antichissima tradizione che vedeva la festa di Pentecoste svolgersi in tre giorni: nel 1805 si registrano 54 messe celebrate fra il lunedì dello Spirito Santo e il giorno dopo martedì, mentre nell’anno seguente si ebbero 67 messe per la «festa del Divinissimo Spirito per il lunedi e martedi» (11).

Le funzioni religiose erano accompagnate dalla musica, sia all’interno della chiesa che all’esterno: i documenti ci informano che durante le celebrazioni veniva suonato l’organo a canne di cui era dotata la chiesa, ma che venivano adoperati anche altri strumenti come i violini, il cimbalo (tamburello o anche piatti), le trombe e perfino le citarre e il salterio, strumento musicale a corde di forma trapezoidale che veniva suonato pizzicando le corde o di forma triangolare che veniva invece suonato con l’ausilio di un archetto.

All’esterno la festa veniva allietata dalla musica di piazza, gruppi di suonatori provenienti da altre cittadine come Caltanissetta, Adernò (l’odierna Adrano) o da altri centri: di solito venivano pagati 3 tarì «per rinfresco alle Trombe» o per «rinfresco alli tamburri» (1754), o «per rinfresco alli trombetti ed altri strumentisti» o ancora «per regalo a’ Sonatori di Trombe e violini» (1775) (12). Solo nell’Ottocento si comincia a parlare di vere e proprie bande musicali: nel 1820 si registra infatti il pagamento «a mastro Francesco Bruno per la Banda di Castelbuono» e nel 1853 un compenso «per la banda musicale da Pettineo» (13).

Mentre all’interno della chiesa si svolgeva l’azione liturgica, all’esterno la gente si affollava presso i banchi dei mercanti di torrone e dolciumi e di merce varia. Notizie della fiera che si svolgeva nel giorno di Pentecoste e del Lunedì dello Spirito Santo sono diffusamente contenute nel Libri dei conti della chiesa: a titolo di esempio, nel 1772 si registra l’introito «per loero [affitto] di tre Pagliere per la fiera dello Spirito Santo», nel 1776 «per cinque Pagliere locate per la fiera del Divinissimo Spirito a mercieri» mentre nel 1804 si registrano alcune «botteghe e camere locate per Pentecoste» (14). A partire dagli anni ’30 dell’Ottocento i mercanti troveranno posto anche nelle logge costruite in quel torno di tempo.

 

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Note

 

4 - ASCG, Fondo notai defunti, ricevuta del 9 giugno 1634, notaio ignoto, spezzone di volume, c. 105 v.

5 - Il Patronato dell’Universitas è attestato nelle intitulatio e nelle sottoscrizioni dei conti all’inizio e alla fine dei vari anni indizionali riportati nei libri contabili della chiesa.

6 - Si cfr. la serie dei Libri dei conti a partire dall’anno di XV Indizione 1751/52.

7 - ACSSG, Libri dei conti, anni 1804, 1807, 1820, passim.

8 - Biblioteca Comunale di Gangi (BCG), Rime degli Accademici Industriosi, Palermo 1769.

9 - Archivio della Chiesa Madre di Gangi (ACMG), Libro dei conti della chiesa del SS. Salvatore, amministrazione del Procuratore mastro Giuseppe lo Ciuro, esito dell’anno 1648/1649, vol. 1 dal 1646 al 1691, c. 16 v.

10 - ACSSG, Libro dei conti, vol. 1, conti di introito ed esito anni 1751/52, 1758/59.
 1773/74, passim.

11 - Ivi, Libro dei conti, anno 1805.

12 - Ivi, Libri dei conti, anni 1754 e 1775, c.s.n.

13 - Ivi, Libri dei conti, anni 1820 e 1853, passim

14 - Ivi, Libri dei conti, anni 1772, 176, 1804, passim.