Gangi: la tradizione storiografica fra errori, invenzioni e falsi storici
Ascoltando una recente canzone di Fabi, Silvestri, Gazzé dal titolo Come mi pare (tratta dall'album Il padrone della festa, settembre 2014) mi ha colpito la frase di attacco che dice: "Chi vuole scrivere impari prima a leggere”: mi è sembrata una affermazione vera e soprattutto calzante per quanto viene detto in questa sezione.
Questa sezione del sito analizza alcuni errori e falsi storiografici riguardanti diversi argomenti della storia del borgo di Gangi e ne offre, per quanto possibile, una lettura diversa, ritenuta più corretta poiché basata su fonti documentarie e bibliografiche certe e verificabili: l'occasione nasce dalla riproposizione da parte di sedicenti "storici" locali (in scritti vari su organi di stampa e su siti web) di informazioni storiche travisate ed errate, frutto di una superficiale lettura degli eventi e di una mancata conoscenza delle fonti e degli studi più recenti, condizioni che portano a riproporre, pedissequamente, i medesimi errori storiografici commessi nel passato dalla storiografia tradizionale.
Storiografi improvvisati e studiosi non dell'ultima ora (ed è questo ciò che desta più stupore) ripropongono in maniera alquanto ostinata quella che chiamano la "tradizione e l’interpretazione più accreditata" o la "plurisecolare tradizione storiografica ... fondata sulla base di evidenti ragioni toponomastiche, archeologiche, documentarie" portando, a supporto delle proprie tesi, inesistenti "prove storiche" e meno che mai "chiare testimonianze". Un accanimento che rifiuta ogni possibilità di alternativa derivante dalla rilettura di quanto è stato scritto alla luce di nuove argomentazioni e di nuove scoperte documentarie: del resto credo di avere già "corretto" in questi decenni di attività di ricerca e di pubblicistica - e al momento senza alcun appello da parte di alcuno - gli errori storiografici presenti in diversi argomenti della "tradizione" storiografica gangitana, dalla chiesa dello Spirito Santo a Filippo Quattrocchi, dai Bongiorno a Gangi Vecchio, dallo Zoppo di Gangi a Engyon e ad altri argomenti, già in gran parte presenti in questo sito.
E peraltro occorre sottolineare come «oltre a essere oggetto di continue trasformazioni, alcune tradizioni appaiono, alla luce dell’indagine storica, il prodotto di vere e proprie ‘invenzioni’, secondo la formula utilizzata da E. Hobsbawm e T. Ranger in un saggio che ha avuto una grande influenza (The invention of tradition, 1983)» (in Treccani.it. L'enciclopedia italiana, sul sito www.treccani.it, ad vocem).
In questa sezione del sito si cercherà dunque di dimostrare - con documenti storici alla mano e con scritti di autori e studiosi ben più accreditati dei nostri
cosiddetti "storici locali" del passato - gli errori pacchiani, sia di metodo che di merito, i travisamenti di testi e di documenti e addirittura i falsi in atti commessi dalla tradizione
storiografica locale tanto elogiata: si dimostrerà come sia vera l'affermazione iniziale, ossia che chi vuole scrivere impari prima a leggere.
Prima di procedere alla scoperta degli errori e dei falsi storiografici dei nostri autori locali del passato, invito a leggere la Premessa che inquadra la questione storiografica.