Engyon-Gangi: una "imprudenza" storiografica
di Salvatore Farinella©, testo inedito (novembre 2014)
Quello del rapporto fra Gangi e la famosa cittadina dell’antichità Engyon è una vexata quaestio che non trova ancora la sua risoluzione definitiva e scientificamente innegabile. In molti si sono cimentati nell’esercizio dell’attribuzione e benché una lunga tradizione bibliografica (dal Seicento in poi) ritenga in maniera quasi concorde che Gangi sia l’erede di Engyon solo sulla base dell’assonanza fonetica col nome dialettale del nostro borgo - ‘Angi -, tuttavia nessuna prova scientifica (archeologica) ad oggi è in grado di attestare tale asserzione. L’ipotesi che Engyon possa essere identificabile con Gangi Vecchio o con monte Alburchia, in assenza di dati più certi, non costituisce di per se un errore storiografico, quanto piuttosto una “imprudenza” storiografica che coloro che vogliono scrivere seriamente di storia dovrebbero non fare, data l’importanza e la complessità dell’argomento. Di seguito dunque si evidenziano le imprudenze dei nostri autori locali (iniziando dai due maggiori storiografi a cui gli stessi hanno attinto), rimandando per un approfondimento della questione al mio scritto Engyon. Dal mito alla storia in questo sito.
(Data l'importanza e la complessità dell'argomento, il testo che segue è particolarmente lungo: di ciò mi scuso anticipatamente col lettore che, credo, troverà tuttavia interessante quanto scritto di seguito).
I testi e le "imprudenze" storiografiche
1 - Filippo Cluverio
- Sicilia antiqua cum minoribus insulis ei adjacentibus, Leyda 1619, p. 212
«… Engyum, sive Latino ore Enguium dictum, unde opidani Graecis Engyini, Latini Enguini, vocabantur. Ex Diodori lib. XVI simulque ex vocabuli similitudine, haud vana sit conjectatio, Engyium fuisse eo situ, quo divi Benedicti coenobium conspicitur inter ruinas Gangii, Herbitae conterminum …».
La questione parte dalla frase del Cluverio (il cui nome originale era Philipp Clüver o Klüver) secondo il cui l’antica “Engyon era sita dove si osserva il monastero di san Benedetto fra le rovine di Gangi” (Engyium fuisse eo situ, quo divi Benedicti coenobium conspicitur inter ruinas Gangii), ossia nella contrada oggi denominata Gangi Vecchio pochi chilometri a sud-est dell’attuale borgo sul monte Marone.
La prima osservazione che è possibile trarre dall’analisi del testo dello storico e geografo tedesco è - come egli stesso ammise nello scritto riguardante Engyon e che nessuno degli storiografi successivi ha mai tenuto in considerazione - che quella identificazione era una “per niente vana congettura” (haud vana sit conjectatio), ma in ogni caso una CONGETTURA: il termine latino coniectātĭo (coniectātĭo, coniectationis, sostantivo femminile III declinazione) utilizzato dal Cluverio, ha infatti il significato di “congettura, interpretazione, previsione” (Dizionario Latino-Italiano Olivetti sul sito www.dizionario-latino.com), ossia di ipotesi, opinione, supposizione e dunque di nulla di certo.
Una seconda osservazione riguarda il fatto che è lo stesso Cluverio ad affermare ancora - particolare “sfuggito” agli storici e agli studiosi - che la sua supposizione si basa (potremmo dire esclusivamente) sulla somiglianza fonetica dei nomi Engyon e Gangi e su null’altro: “e allo stesso tempo dalla somiglianza dei nomi” (simulque ex vocaboli similitudine), scrive infatti il Cluverio rendendosi conto di non avere nient’altro di più oggettivamente credibile per supportare la sua tesi - simul, avverbio, significa “allo stesso tempo, simultaneamente, vocabulum, vocabuli (sostantivo neutro II declinazione) ha il significato di “parola, nome, termine, denominazione” e similitudo, similitudinis (sostantivo femminile III declinazione) vuol dire “somiglianza, paragone, analogia” (Dizionario Latino-Italiano Olivetti sul sito www.dizionario-latino.com).
La localizzazione di Engyon a Gangi Vecchio da parte del Cluverio fu dunque una mera ipotesi, basata semplicemente sull’assonanza fonetica fra l’antica cittadina e Gangi e sulla presenza in quella contrada di rovine (ruinas da ruina, ruinae sostantivo femminile I declinazione col significato di “resti, macerie” in Dizionario Latino-Italiano Olivetti sul sito www.dizionario-latino.com) tuttavia non meglio precisate dall’autore. Sulla “ipotesi” del Cluverio - che è da ritenersi intellettualmente onesta, essendo stata manifestata dallo studioso come tale e non come una certezza - coloro che hanno scritto successivamente sull’argomento hanno dato per cosa certa e inconfutabile l’identificazione Engyon-Gangi Vecchio, anche sulla base di “rinvenimenti archeologici” (le ruinas di Cluverio) che avrebbero avvalorato l’ipotesi ma che, come si vedrà, nulla dicono in merito.
2 - Vito Amico
- Lexicon topographicum Siculum, Catania 1760, p. 200, 202
«… Una enim extitit ab Engio novo, seu Gangio, de quo infra, pass. MD circiter sejuncta, ubi hodie S. Mariae Casinensis Congregationis Monasterium surgit, ab Engio Vetere appellatum …».
Dizionario topografico della Sicilia tradotto dal latino ed annotato da Gioacchino Di Marzo, Palermo 1855, vol. I, p. 380-382
«… sorse circa a un m(iglio) e mezzo distante da Engio-nuovo ossia Gangi dove è oggi il monastero di S. Maria della congregazione cassinese, così appellato dal vecchio Engio … Sono del resto sotto il monastero benedettino di S. Maria varii monumenti di antichità; occorrono monete, lucerne, mattoni, né lungi di la dei sepolcri …»
Per Vito Amico (che riprese la congettura del Cluverio) furono sufficienti i rinvenimenti, “sotto il monastero benedettino di S. Maria”, di “varii monumenti di antichità”, ossia “monete, lucerne, mattoni, né lungi di la dei sepolcri”. Le pur modeste indagini archeologiche del 1974 (P. Beck, R.M. Dentici Buccellato, B. Maccari, J.M. Poisson, Gangi Vecchio: una campagna di ricerca archeologica, in Actes du Colloque international d'Archéologie médiévale, Palermo 20/22 settembre 1974, Palermo 1976, p. 301-305) e quelle più organiche del 2000-2012 (G.R. Storey, Università dell’Iowa, USA) e i rinvenimenti casuali in tutta l’area intorno al vecchio monastero benedettino di Santa Maria di Gangi Vecchio hanno indicato la presenza (certa) di un insediamento di età romano-imperiale la cui cronologia sembra attestarsi fra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C., con timidi accenni all’età ellenistica (III secolo a.C.) e una sopravvivenza modesta in età bizantina (VI-VII secolo d.C.), arabo-normanna (X-XII secolo) e tardo-medievale (XII-XIV secolo). Le risultanze delle indagini attestano perciò l’esistenza di una struttura (villa, fattoria) evolutasi in un modesto borgo rurale vissuto fino allo scadere del XII secolo: le conclusioni del prof. Francesco Giunta a tal proposito, che parlano di «notevole quantità di ceramica romana (databile all'incirca dalla metà del I a tutto il V secolo d.C.) e poca ceramica medioevale (frammenti arabo-normanni e del XIV sec.)», sono abbastanza chiarificatrici della cronologia presente a Gangi Vecchio (si veda in questo sito la Relazione sulla Campagna di ricerca archeologica in contrada Gangivecchio, proprietà Tornabene, 10 agosto 1974).
I “monumenti di antichità” citati dall’Amico per giustificare la congettura della localizzazione di Engyon a Gangi Vecchio, circoscritti ai periodi storici sopra ricordati così come confermati dall’archeologia, sono dunque poca cosa per accettare la certezza della presenza di Engyon in questa contrada, se si considera il fatto che ci troviamo di fronte a una città sorta in età preistoria nel medio-tardo bronzo (1200 a.C. circa) e vissuta per oltre 1500 anni (dunque in età indigena, greca e poi romana): dovremmo cioè trovare a Gangi Vecchio reperti o quanto meno tracce legate a strutture urbane con una cronologica che abbracci questi periodi storici.
A questi due storiografi del passato, e con argomentazioni più o meno variabili, si sono uniformati tutti gli altri che in seguito hanno scritto su Engyon e Gangi, in particolare i nostri due autori locali