La torre e la masseria fortificata ventimigliana di Resuttano

di Salvatore Farinella©, testo pubblicato in Le Madonie n. 8, 1997 e integrato con il testo tratto da S. Farinella©, I Ventimiglia. Castelli e dimore di Sicilia, edizioni Editori del Sole, Caltanissetta 2007, p. 212-221

La torre di Resuttano ele strutture annesse (foto S. Farinella©)
La torre di Resuttano ele strutture annesse (foto S. Farinella©)

Piuttosto che a un’origine araba non confortata da alcuna fonte se non dal solo toponimo che comunque attesta la presenza di un casale (8), è proprio a questo tipo di insediamento normanno che potrebbe ricondursi il casale di Rahàlsuptanum: la presenza di alcune arciere ancora visibili nel primo livello della torre confermerebbe infatti la funzione di avamposto militare a presidio del territorio di conquista. Come vedremo però, l’attuale torre è senza dubbio da ascrivere all’operato edilizio dei Ventimiglia nel quadro di quella strategia di consolidamento della Contea di Geraci perseguita dalla famiglia madonita (9). Non era inusuale che preesistenze di origine normanna venissero riutilizzate dai vari feudatari nella politica di accrescimento dei propri domini, a volte sfruttando le strutture edilizie superstiti altre volte ricostruendole ex novo su impianti tuttavia ancora esistenti.

Simile nella disposizione planimetrica oltre che nella strutturazione tipologica ai più noti donjons siciliani (Adrano, Paternò e ancor più Motta Sant’Anastasia) ma riferibile a un periodo successivo, grazie a una fonte documentale e ad alcuni particolari decorativi si può ritenere che l’attuale torre di Rahàl-suptanum sia stata interamente edificata dai Conti di Geraci sulla memoria più o meno viva di un precedente donjon normanno del quale probabilmente conserva ancora alcuni ricordi nell’impianto generale della struttura.

La prima notizia documentata su Rahàl-suptanum è quella tratta dalla quietanza che Francesco I Ventimiglia, conte di Geraci, rilasciò al suo mastro procuratore Novello de Montonino relativamente all’amministrazione della Contea per un anno di quinta indizione (10): abbiamo già avuto modo di ricordare come la data proposta per il documento sia quella del 1322, sebbene possa tuttavia ipotizzarsi una datazione al 1307, anch’esso anno di quinta indizione. Nel dare il resoconto definitivo della produzione cerealicola, granaria e zootecnica e della rendita pecuniaria della Contea di Geraci, fra i castelli e le terre comitali l’atto in questione illustra anche ciò che in quell’anno venne prodotto dal feudo di Resuttano, possedimento del Ventimiglia nominato come massaria nostra Rahalsuttani.

Appare evidente che il possedimento comitale di Resuttano, più volte citato nella quietanza Montonino, era in realtà solamente una masseria feudale - sebbene fortificata - che faceva capo a una rilevante azienda agricola e zootecnica in potere ai Ventimiglia e che, in quella fertile vallata, era in grado di fornire una produzione agricola non indifferente. Leggiamo infatti dal documento che nel territorio della masseria di Rahalsuttano si trovava una cotoneria, delle vigne e campi da seminare, oltre a strutture edilizie per l’alloggiamento di uomini e per il ricovero di animali: all’azienda erano preposte alcune figure quali il “curatolo”, i “cotonieri” ed i fieri faciendis (persone addette a varie faccende).

 

Scudo araldico dei Ventimiglia nella torre della masseria fortificata di Resuttano (foto S. Farinella©)
Scudo araldico dei Ventimiglia nella torre della masseria fortificata di Resuttano (foto S. Farinella©)

Non sappiamo in quale anno il feudo di Rahalsuttano sia pervenuto ai Ventimiglia, ma è certo che all’epoca della quietanza Montonino esso faceva parte della Contea di Geraci con la sua masseria e le sue strutture. Atteso che documentalmente la masseria fortificata di Rahalsuttano è da riportare ai domini ventimigliani della Contea di Geraci, a ricondurre prepotentemente la torre all’attività edilizia della famiglia feudale madonita sono alcuni scudi araldici in pietra (per l’esattezza otto ma originariamente in numero maggiore) riproducenti lo stemma del casato (11): gli scudi sono in tutto simili a quelli che si trovano nella torre di Roccella, nell’Osterio Magno di Cefalù e in parte nel castello di Regiovanni oltre che nella cappella del castello di Migaido in forma di affresco, tutte strutture edilizie costruite dai Ventimiglia nel corso del XIV secolo. Nella torre di Rahalsuttano però lo scudo bipartito, proprio della famiglia madonita, è accompagnato da due lettere che lo sormontano: una F ed una ß; solamente nel riquadro della facciata orientale della torre la F risulta specularmente invertita.

Nelle due lettere qualcuno ha intravisto le iniziali del miles Francesco Bert Ventimiglia, figlio di Uberto il fratello del conte Francesco II Ventimiglia che nel 1396 deteneva il feudo di Resuttano (12): tuttavia ci sembra che la considerazione allontani di oltre mezzo secolo la data di costruzione della torre se, come sembra, essa appartiene all’attività edificatoria di Francesco I Ventimiglia. Se infatti teniamo conto che la masseria di Rahalsuttano viene citata dalla quietanza Montonino (datata 1307 o 1322) e che i Ventimiglia sembrano essere i primi signori del feudo (13) appare ragionevole individuare nel conte Francesco I il costruttore della torre posta a difesa della masseria e del feudo omonimi: riguardo l’epoca alla quale fare risalire l’attuale torre di Rahalsuttano è plausibile che essa vada riferita al periodo compreso fra gli inizi del ‘300 (quando Francesco assume saldamente in mano le redini della Contea) e la data della stessa quietanza Montonino (il 1307 o il 1322).

E in effetti sembra che la torre esistesse già nel 1337, se è vero che qui vi sostò Federico III d’Aragona (perché colpito da un improvviso attacco di gotta e perché, probabilmente, questa era l’unica struttura che poteva ospitarlo essendo posta sulla via che da Palermo conduceva a Catania) in viaggio verso Enna qualche giorno prima della sua morte (14): ospitato nelle pur dignitose sale della torre feudale del Conte di Geraci, sembra che qui il Sovrano avesse fatto testamento in favore del figlio Pietro, ricompensando anche Francesco Ventimiglia - suo feudatario favorito - con l’elevazione al rango comitale del possedimento di Collesano da assegnare al proprio figlio Francesco juniore (15).

Se da un lato gli scudi araldici attestano la piena paternità ai Ventimiglia riguardo all’edificazione della torre di Rahalsuttano, dall’altro lato le indicazioni documentali sembrano ricondurre la costruzione all’operato di Francesco I Ventimiglia: tuttavia le due lettere (che potrebbero essere più tarde rispetto alla realizzazione della torre e che, dunque, potrebbero ben riferirsi a Francesco Bert) lasciano ancora un alone di mistero attorno all’edificio tardomedievale.

Della torre di Rahalsuttano, pienamente inserita nella struttura comitale ventimigliana che faceva capo alla Contea di Geraci, oggi non rimane che un rudere, tuttavia ancora leggibile in quasi tutte le sue parti. Raggiungibile dall’autostrada Palermo-Catania o dalla statale che provenendo dalle Madonie attraverso Alimena conduce all’odierno centro abitato di Resuttano, la torre e quel che rimane della masseria ventimigliana si trovano sull’argine sinistro dell’antico fiume Imera: al sito si accede tramite una dissestata stradina secondaria.

Già Vito Amico nel XVIII secolo aveva descritto la struttura della torre notando peraltro lo scudo ventimigliano ma identificandolo come lo stemma del vicino paese di Resuttano: a tal proposito scriveva l'erudito benedettino che «ad un miglio verso oriente, non lungi dalle ripe del fiume di Petralia, che appellasi anche di Resuttana, sorge nella cresta di un poggio un’antica fortezza, donde si desume lo stemma del paese; è costruita con validissime muraglie, alta attualmente per palmi 80 e di figura affatto quadrata; una porta con un ponte, un tempo levatoio, appresta adito nell’interno coperto quasi di ruine; offre non di meno delle aule concamerate con varii ornamenti di marmo e capitelli, che sostengono grandissime travi di cerro, delle officine, delle grotte interiori, ed altre siffatte fabbriche donde ricavasi la magnificenza dell’edifizio, di cui ascriviamo la fondazione ai Ventimiglia primi signori del feudo» (16).

 

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Note

 

8 - Non sembra infatti che il toponimo, benché abbia una radice araba, figuri negli elenchi dei castelli, torri o luoghi di difesa conquistati dagli Arabi prima e dai Normanni successivamente.

9 - Cfr. a tal proposito S. Farinella, Emerge dalle rovine del castello di Resuttano la masseria feudale dei Conti di Geraci, in Le Madonie n. 8/1997, p. 3 e p. 6.

10 - Cfr. E. Mazzarese Fardella (a cura), Il Tabulario BelmonteDocumenti per servire alla storia di Sicilia pubblicati a cura della Società Siciliana per la Storia Patria, diplomatica, serie I, vol. XXX, Palermo 1983, doc. n. 17, p. 38 e segg. .

11 - Gli scudi con lo stemma del casato si trovano in un riquadro lapideo della facciata orientale e sulle chiavi di volta delle feritoie e delle finestre, oltre che in due mensole alla base dell’apertura posta sulla facciata di nord-ovest.

12 - H. Bresc, Un monde méditerranéen. Economie et Société en Sicilie 1300-1450, a cura dell’Accademia di Lettere Scienze e Arti di Palermo, vol. II, Palermo 1986, pag. 814: si veda per l’attribuzione delle iniziali in AA.VV., Castelli medievali di Sicilia, Guida agli itinerari castellani dell’isola, edito dal Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali, Palermo 2001, scheda Resuttano p. 150. Una mia precedente interpretazione portava a considerare le lettere F e ß semplicemente come le iniziali di Francesco Ventimiglia primo conte di Geraci al quale ho ricondotto l’edificazione della torre di Resuttano: cfr. S. Farinella, Emerge dalle rovine, cit. .

13 - V. Amico, Dizionario topografico della Sicilia tradotto ed annotato da Gioacchino Di Marzo, Palermo 1855, edizione Sala Bolognese 1983, vol. II, p. 425.

14 - F. Sanfilippo, Compendio di Storia della Sicilia, Palermo 1868, p. 296, cit. in G. Lo Vetere, Appunti, cit., p. 16, nota n. 11.

15 - Riguardo a quest’ultimo evento, benché vari autori concordino sull'istituzione della contea di Collesano intorno al 1337 (cfr. E. Mazzarese Fardella, P. Corrao, R. Termotto e altri), non conosciamo alcun documento in grado di attestare che la circostanza si sia svolta in occasione della citata sosta di Federico III in quel di Rahalsuttano.

16 - V. Amico, Dizionario topografico, cit., vol. II, p. 425.