Contratti d'opera nelle Madonie del '700. Due esempi inediti a Gangi e a Petralia Soprana sotto la singolare "regia" di Gandolfo Felice Bongiorno
di Salvatore Farinella©, pubblicato in Le Madonie, n. 5 2002
Ed è proprio a un intervento più articolato e complesso che si riferisce il secondo contratto d’opera che vede Gandolfo Felice Bongiorno impegnato in ambito madonita. Si tratta dei lavori a stucco da eseguirsi nella chiesa del Collegio di Maria a Petralia Soprana, il cui contratto stipulato presso il notaio gangitano Mario di Chiara porta la data del 6 luglio VIII Indizione 1775 [8].
Il documento in questione individua il committente dell’opera nell’arciprete don Pietro di Gangi e l’artigiano esecutore nello stuccatore Francesco lo Cascio della terra di Motta [9]: immancabile regista è il solito Gandolfo Felice Bongiorno al quale è demandata la vigilanza (e non solo) sui lavori da farsi ancora una volta «giusta il disegno fatto da d(it)to Sp(ettabi)le di Bongiorno».
La chiesa del Collegio si trovava a quel tempo di rustico e, sia nel coro che nel sottocoro, mancavano l’ossature delli Pilastri: all’abile stuccatore si chiedeva dunque di eseguire i pilastri «giusta la pianta ed alzato del disegno», utilizzando «l’Architettura d’ord(i)ne composto» e anche dell’ord(i)ne bastardo, facendo uso di elementi decorativi, fiori, ghirlande e targhe. Decorazioni a festine erano previste attorno alle finestre e sopra le Grate del Communichino.
Per rendere l’ambiente ancora più aulico, il trattamento a stucco era previsto finanche nella volta della chiesa: essa doveva infatti contenere tre riquadri dei quali uno al centro, da lunetta a lunetta, uno sopra il coro e l’altro sul vestibolo d’ingresso, tutti decorati con secondi riquadri dentro ma «senza essere tanto caricati». Lo stesso trattamento decorativo era previsto anche nella volta della tribuna (l’abside) e agli angoli di quest’ultima dovevano spiccare targhe con festine adornate di palme e rametti d’ulivi: gli altari, con le imposte e festine di sopra, dovevano contenere le mensole e due gradini.
Il Lo Cascio, il cui intervento doveva iniziare dopo il 15 agosto e concludersi entro il 28 dicembre dello stesso anno, veniva remunerato con la somma di 90 onze. Un curioso particolare esplicitato nel contratto prevedeva che fosse il Bongiorno stesso a fornire allo stuccatore le corde, il legname e le tavole «necessarie per acconciarsi» il ponteggio, così come pure il materiale occorrente e «la casa con letto per abitarci» lo stesso Lo Cascio e compagni. Inoltre se fosse stato necessario tagliare la fabbrica o effettuare lavori non previsti nel disegno l’onere sarebbe ugualmente ricaduto sul Bongiorno.
Queste ultime clausole contrattuali delineano una doppia veste assunta da Gandolfo Felice Bongiorno nell’ambito di questo contratto d’opera, veste finora non emersa in nessun altro documento che lo riguarda: da un lato infatti egli è Procuratore della chiesa del Collegio di Maria e, in quanto tale, assume impegni contrattuali in nome e per conto della stessa; dall’altro lato il Bongiorno è invece progettista e supervisore dell’opera, in un rapporto di collaborazione (e non sarà l’unico) con l’artigiano stuccatore Francesco Lo Cascio il quale, in questo stesso torno di tempo, si ritroverà a stucchiare diverse chiese madonite sotto la direzione del nobile gangitano.
I due contratti d’opera proposti rivelano una costante che, sicuramente, fa parte di altri interventi del periodo riguardanti le Madonie: la ricorrente presenza di Gandolfo Felice Bongiorno, progettista e supervisore di lavori ed opere d’arte.
Entrambi i documenti d’archivio testimoniano i legami intercorsi (ed ancora poco approfonditi) fra il Bongiorno, deus ex machina e regista della situazione, ed artisti-artigiani siciliani come i Lo Cascio che gravitano nell’orbita del nobiluomo gangitano e che in quello stesso periodo si aggiudicheranno numerosi lavori a Gangi e nelle Madonie, lavori per i quali lo stesso Gandolfo Felice Bongiorno sarà ancora l’unico ed incontrastato regista.
Note
[8] AST, fondo notai defunti, notaio M. Di Chiara, vol. 7099, f. 309-310.
[9] Abile stuccatore, Francesco lo Cascio effettuerà numerosi lavori nelle chiese madonite e collaborerà varie volte con il Bongiorno. Per un breve profilo si veda G. TRAVAGLIATO, Gli archivi delle arti decorative, cit., pagg. 141-142 e S. FARINELLA, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d’arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, Assoro, 1999.