Crocefissione

1577

affresco

Pietro de Bellio

refettorio dell'ex abbazia di

Santa Maria di Gangi Vecchio

 

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Benché di questi affreschi non rimangano oggi che pochi “frammenti” tuttavia è stata preservata la firma dell’autore e la data di esecuzione dei dipinti: in un cartiglio posto sulla parete sinistra dell’ampia sala dell'ex refettorio è possibile leggere infatti la scritta petrus de bellio faciebat 1577 [1]. È quanto ci rimane di documentato dell’artista, che si vuole maestro dei due Zoppo di Gangi, Gaspare Vazzano e Giuseppe Salerno.

La severa Crocifissione, occupando la parte superiore della parete sinistra dell'ambiente.

Al centro è il Crocifisso - oggi perduto a causa dell’arco in mattoni realizzato in epoca successiva per sorreggere la volta del refettorio [2] -, avvolto dalla mandorla di luce e da una corona di nubi da cui spuntano teste alate di cherubini: a sinistra è la Vergine Maria, ritta in piedi e col viso segnato dal dolore, a destra la figura giovanile di un discepolo che può identificarsi con l'apostolo Giovanni. Mentre l’Addolorata è ritratta di profilo e in una posizione piuttosto statica, la figura del discepolo appare in movimento e col viso ritratto di tre quarti.

Le due figure si stagliano su uno sfondo di profondi paesaggi surreali che si alternano a bagliori rarefatti e ad elementi di natura morta rappresentati da tronchi d’albero privi di fogliame: ai piedi di uno di questi tronchi è il cartiglio con la firma dell’autore e la data dei dipinti.

Non è difficile riconoscere in taluni di questi sfondi campestri dipinti dal Bellio alcuni brani del paesaggio reale intorno a Gangi Vecchio, scorci che l’artista avrà ritratto dal vero guardando da una delle finestre del refettorio che si aprono direttamente sulla campagna circostante.



[1] La data era stata riferita dal Nasello al 1511: cfr. S. Nasello, Gangivecchio, Palermo 1972, p. 54.

[2] S. Farinella, L’abbazia di Santa Maria di Gangi Vecchio, edizione digitale, Gangi 2013, passim.

Sante Vergini

1577

affresco

Pietro de Bellio

refettorio dell'ex abbazia di

Santa Maria di Gangi Vecchio

 

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Il dipinto è posto nella parete meridionale del refettorio, nell’angolo con la precedente parete affrescata della sala: vi sono raffigurate tre Sante Vergini, racchiuse dentro un ampio portale con pilastri sul cui arco spicca un cartiglio con le parole (SANC)TES VIRGINES: della figura di sinistra rimane solamente la parte inferiore dalla vita in giù, avvolta nella tunica, sebbene da vecchie immagini è possibile vederla quasi nella sua interezza. Le tre figure di Sante portano alcuni attributi, grazie ai quali appare possibile identificarle: si tratta di Sante care all’Ordine Benedettino e accomunate da un significativo particolare - oltre al fatto di essere tutte e tre vergini e martiri - che esalta la raffinata committenza dei monaci di Gangi Vecchio.

La prima immagine a sinistra, oggi non più interamente leggibile a causa di una grande lacuna del dipinto, raffigurava molto verosimilmente santa Lucia: nella mano destra essa portava la palma del martirio mentre con la sinistra reggeva un oggetto - forse un piatto o un libro - dove erano riposti i bulbi oculari, attributi tradizionali del suo martirio. La figura centrale è sicuramente quella che più delle altre si presta a una identificazione: essa rappresenta infatti santa Giustina da Padova. La Santa è riconoscibile dalla iconografia tradizionale che la vede rappresentata come una giovane con un ramo di palma in mano e con un pugnale infisso nel cuore, proprio come nel nostro dipinto. Nata da una distinta famiglia padovana durante il periodo delle persecuzioni cristiane di Diocleziano, messa a morte dai soldati di Massimiano, Giustina è per i monaci Benedettini una delle Sante più importanti in quanto patrona della Congregazione che col suo nome, nel 1408, diede avvio alla riforma dell’Ordine approdata un secolo dopo nella Congregazione Cassinese: il culto per la Santa assunse un valore particolare alla fine del Cinquecento (proprio negli anni in cui nell’abbazia di Santa Maria di Gangi Vecchio vengono ultimati i lavori di trasformazione) con la vittoria a Lepanto contro la flotta dei Turchi avvenuta il 7 ottobre 1571, giorno della sua ricorrenza.

La terza Santa sembra infine potersi identificare con santa Caterina d’Alessandria, anch’essa cara ai Benedettini in quanto patrona dei filosofi e degli oratori: come nella iconografia tradizionale, essa è qui raffigurata con la corona sul capo - che attesta la sua nobile origine - e con una spada in mano, strumento della sua morte inflitta dal governatore Massimino.

Tutte e tre queste Sante sono accomunate da un particolare che, forse, giustifica il motivo della loro sincrona raffigurazione nel nostro refettorio: secondo la tradizione e la leggenda che le riguarda, sembra infatti che tutte e tre siano state martirizzate nell’anno 304.

Pietà

1577

affresco

Pietro de Bellio

ex abbazia di

Santa Maria di Gangi Vecchio

 

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Alla mano di Pietro de Bellio può forse essere ricondotto anche questo brano di pittura murale presente in un piccolo vano del piano superiore dell’ala occidentale dell’abbazia di Santa Maria di Gangi Vecchio, in un incavo del muro di appena 40 x 60 centimetri: per l’uso dei colori e per i tratti del dipinto la piccola ma intensa Pietà rimanda infatti agli affreschi del refettorio ed è molto probabile che anch’essa facesse parte delle decorazioni ad affresco che i Benedettini di Gangi Vecchio commissionarono all’artista.

Il dipinto raffigura la Vergine sotto la croce, affranta dal dolore e col Cristo deposto sulle ginocchia, mentre sullo sfondo un etereo paesaggio mostra i chiarori tenui e al tempo stesso grevi di quell’atmosfera così carica di sofferenza e di intenso pathos.


Riferimenti bibliografici

S. Farinella, Un affresco nell'abbazia di Gangi Vecchio, in ArteIncontro, n. 49 gennaio/marzo 2005

S. Farinella, L’abbazia di Santa Maria di Gangi Vecchio. Storia, arte e misteri dell’antico cenobio benedettino, pubblicato in edizione digitale, Gangi 2013

S. Nasello, Gangivecchio (ex monastero benedettino), Palermo 1972