Madonna del Rosario e Santi domenicani

1595

dipinto su tela

Gaspare Vazzano ?

cornice di Giuseppe li Volsi

chiesa di Santa Lucia

 

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Un contratto del novembre 1595 testimonia la commissione al noto intagliatore ligneo nicosiano Giuseppe li Volsi, residente a Tusa, di una ricca cornice in noce artisticamente intagliata, fatta eseguire dal facoltoso  gangitano Virgilio Fisauli [1]: la cornice doveva essere realizzata per una tela raffigurante la Madonna del Rosario e Santi e fra i testimoni al contratto figura il pittore gangitano Gaspare Vazzano, poi noto con lo pseudonimo di Zoppo di Gangi. La circostanza fa ritenere proprio il Vazzano esecutore del dipinto di cui al citato contratto.

La tela è da identificare con il dipinto dello stesso soggetto oggi esistente nella chiesa di Santa Lucia, ipotesi confortata proprio dalla presenza di un’artistica cornice lignea finemente lavorata [2].

Il contesto in cui matura la commissione di quest’opera è quello che vede il Fisauli - che è possibile ritenere anche il committente del dipinto - nipote di quel magnifico Vincenzo de Marco, promotore della costruzione della cappella dedicata alla Madonna del Rosario nella chiesa della Catena di Gangi: la confraternita era stata fondata nel 1583 e l’anno seguente i procuratori della chiesa avevano concesso al de Marco la facoltà di erigere la cappella (l’attuale cappella che si apre a sinistra del cappellone della chiesa) nella quale poter porre la sepoltura di famiglia. Pare tuttavia che il facoltoso personaggio non visse tanto da poter vedere l’opera compiuta, che venne infatti ultimata nel 1590 dai suoi nipoti Giovanni Francesco e Virgilio Fisauli, figli di Margaritella sua figlia e di Egidio Fisauli [3]. È perciò probabile che l’opera in questione provenga dalla chiesa della Catena e in particolare da quella cappella della Madonna del Rosario passata per via ereditaria proprio a Virgilio Fisauli e al fratello: del resto nell’inventario dei beni mobili della chiesa dell’anno 1743 si registra ancora la presenza della «capella della madonna del San(tissi)mo Rosario con suo quadro e cornici» [4].

Il dipinto è improntato sullo schema piramidale delle pale d’altare di stampo devozionale e riflette la cultura pittorica manierista propria della controriforma post conciliare. L’opera è suddivisa in due registri e in quello superiore presenta la Vergine del Rosario col Bambino sulle gambe mentre, attorniata da cherubini alati, viene incoronata da due angeli: la Madre e il Figlio porgono le corone del Rosario ai quattro Santi domenicani posti ai piedi del trono celeste, mentre dallo stesso seggio pende un drappo con effigiate le anime del Purgatorio.

I quattro Santi sono ampiamente riconoscibili dai loro attributi. In primo piano - sulla sinistra di chi osserva - è san Domenico di Guzmàn, il fondatore dell’Ordine, che riceve il Rosario dalla Vergine Maria: è identificato dagli attributi classici del giglio, del libro e del cane pezzato in basso con la candela accesa fra le fauci. Alle spalle di san Domenico è invece san Pietro martire - o san Pietro da Verona, al secolo Pietro Rosini -, assassinato con una roncola (falcetto) nel 1252 sulla strada da Como a Milano: è riconoscibile dal coltello infilzato nel capo e dalla palma del martirio nella mano destra.

Dal lato opposto in primo piano, e con lo sguardo rivolto verso chi osserva, è san Vincenzo Ferrer: lo si riconosce dall’indice della mano destra levato, segno del suo predicare, dal giglio ai suoi piedi e dal libro aperto tenuto con la mano sinistra e dalla frase timete Deum et date illi honorem. In secondo piano è santa Caterina da Siena che riceve la corona del Rosario dal Bambino Gesù: è individuabile dalla corona di spine sul capo, segno del suo misticismo. Più problematico appare invece attribuire a uno dei Santi raffigurati il teschio sul libro raffigurato in basso al centro della tela e in primo piano.

Oltre ad attestare il carattere devozionale e la committenza laica dell’opera, il contratto per la cornice testimonia la presenza a Gangi di Gaspare Vazzano, già a questa data affermato maestro a Palermo dove si era trasferito un decennio prima.

 


[1] ASCG, Fondo notai defunti, contratto citato in G. Mendola, Uno Zoppo a Palermo e un soldato a Gangi. Gaspare Bazzano e Giuseppe Salerno attraverso i documenti e le testimonianze, in AA.VV., Vulgo dicto lu Zoppo di Gangi, catalogo della mostra, Palermo 1997, p. 33.

[2] S. Farinella, Gangi. La chiesa di Santa Maria della Catena. Guida alla storia e all’arte, Madonnuzza-Petralia Soprana 2003, p. 19-20.

[3] Ivi, passim.

[4] ACMG, Libri dei conti della chiesa di Santa Maria della Catena, vol. 2, 1678-1744, Inventario delli Beni mobbili e suppellettili della Ven. Chiesa di Santa Maria della Catena fatto nell’anno 1743, c. 242 e segg..

 

Riferimenti bibliografici

S. Farinella, Gangi. La chiesa di Santa Maria della Catena. Guida alla storia e all’arte, Madonnuzza-Petralia Soprana 2003