La torre detta "dei Ventimiglia" a Gangi fra "pinnaculum", Cavalieri di Malta e altri abbagli storici, passando dalla fondazione di Gangi e da uno stemma araldico di stravagante lettura: risposta a Mario Siragusa su discutibili, presunte "certezze" - 1^ Parte
di Salvatore Farinella©, testo inedito - dicembre 2014
1 - Sulla torre “dei Ventimiglia”
- Già il titolo dello scritto dell’articolista pone una questione di cronologia, ossia dell’individuazione di un periodo - il XIV secolo, il Trecento - a cui sembra essere riferito l’articolo e a cui invece non corrisponde il benché minimo passaggio in tutto lo scritto, a meno forse di una generica e arbitraria attribuzione del manufatto (la torre) ai Ventimiglia e di una ancor più generica indicazione stilistica delle bifore, indifferentemente ritenute «in stile gotico o tardo gotico»: perbacco! o sono gotiche (di un periodo cioè che inizia in Sicilia intorno alla metà del XIII secolo, se si prescinde dall’architettura normanna) o sono tardo gotiche (ossia riferibili ai secoli successivi fino almeno al XV o addirittura ai primi del XVI), con tutta la sequela di “stili” svevo, chiaramontano, catalano che caratterizza il periodo.
- Viene sostenuto dall’articolista che «non sono stati ancora trovati elementi documentari che smentiscono la tradizione e l’interpretazione più accreditata che vorrebbero la torre fatta erigere nel medioevo dai conti di Geraci Ventimiglia (anzi l’Alaimo ne attesta con precisione la data di costruzione: 1337)».
Se ciò è vero, è anche vero che mancano altrettanto i documenti che confermano in maniera innegabile questa «tradizione e l’interpretazione più accreditata»: non è infatti noto nessun documento storico che attesti che la torre venne «fatta erigere nel medioevo dai conti di Geraci Ventimiglia» e, in assenza di documenti, la costruzione della torre non può essere ascritta tout-court all’azione dei signori di Geraci come stabilisce la “tradizione”, sol perché essi signoreggiavano su Gangi, sebbene sia logico il placet della famiglia feudale.
- Riguardo alla “tradizione accreditata” - che per inciso ha appena sessant’anni, ossia tanti quanti sono gli anni trascorsi dalle pubblicazioni del Nasello e dell’Alaimo, e perciò non è affatto tradizione antica (segnalo che nessuno degli storiografi moderni, da Fazello all’Amico, indica la torre come costruita dai Ventimiglia), occorre sottolineare come «oltre a essere oggetto di continue trasformazioni, alcune tradizioni appaiono, alla luce dell’indagine storica, il prodotto di vere e proprie ‘invenzioni’, secondo la formula utilizzata da E. Hobsbawm e T. Ranger in un saggio che ha avuto una grande influenza (The invention of tradition, 1983)» (cito da Treccani.it. L’enciclopedia italiana, sul sito www.treccani.it, ad vocem). Senza l’ausilio di alcun documento storico a corredo né di alcuna notizia di cronisti dell’epoca né di uno straccio di altra prova, è straordinario perciò leggere che l’articolista accetta “per fede” la data di costruzione della nostra torre indicata dall’Alaimo CON PRECISIONE nel 1337: ed è straordinario constatare come l’articolista, che invoca da me una documentazione storica a supporto di una ipotesi funzionale della torre, non pretenda la medesima cosa per una questione di estrema rilevanza come potrebbe essere la data “precisa” di costruzione del manufatto. Senza dire che appare poi difficile pensare che una siffatta struttura possa essere stata realizzata in un solo anno, quando sappiamo che manufatti architettonici di una certa rilevanza dimensionale e qualitativa impegnavano diversi decenni per la loro costruzione.
- Viene asserito dall’articolista che «non è provato invece, come di recente immaginato e proposto da alcuni [leggasi da chi scrive], che fosse stata torre civica e porta di città (inserita in un circuito murario difensivo) nel Medioevo».
Riguardo alla mia ipotesi che la torre potesse essere una porta di città (asserzione, quest’ultima, estrapolata non dall’articolo del novembre 2013 ma da due miei scritti di qualche anno fa - articolo su Paleokastro del 2001 e libro sui castelli dei Ventimiglia del 2007, fonti che sarebbe stato corretto indicare da parte dell’articolista - e avanzata da altri studiosi siciliani come Eugenio Magnano di San Lio), non ho alcuna difficoltà ad ammettere che sulla base dei miei studi successivi tale ipotesi non ha avuto tutt’oggi un suo riscontro: e poiché le ipotesi, in quanto teorie e interpretazioni, si prestano alla discussione e alla verifica e, in mancanza di quel grado di attendibilità di cui si diceva prima, a critiche e a revisioni, credo di essere intellettualmente maturo per ritornare sui miei passi.
Altra questione è invece quella delle funzioni della torre, fra cui quella di torre civica, di cui di seguito.
2 - Sulle funzioni della torre
- Sulle funzioni della torre l’articolista si lascia andare a una serie di contraddizioni: secondo le «chiare testimonianze» prodotte «sulla base della documentazione a nostra disposizione» [che l’articolista ovviamente omette di citare] e sulla solita “tradizione”, egli asserisce che «certa e documentata è la funzione di campanile della nostra torre ventimigliana. Per qualche studioso, come l’illustre prof. Enzo Maganuco e l’Alaimo, essa aveva delle più che probabili origini signorili e feudali (La chiesa di Gangi nell’era pagana e cristiana,Palermo, 1958) … la torre dei Ventimiglia, come scritto, doveva essere stata molto probabilmente, se non certamente, di matrice signorile (così come vuole la tradizione) … la torre campanaria, questo sappiamo con ragionevole certezza sulla base della documentazione a nostra disposizione [che l’articolista omette di citare], è stata campanile della Chiesa Madre e, per qualche tempo, appannaggio dei Cavalieri di Malta (e non abbiamo ragioni sufficientemente documentate per smentire la tradizione ed asserire che non sia stata torre feudale dei Ventimiglia, come invece qualcuno propone) … Dai Ventimiglia (se non è stata ex originis di proprietà di quell’ordine cavalleresco) potrebbe essere passata per donazione o per concessione regia, in seguito a una confisca dei beni nella quale più volte i turbolenti conti di Geraci incapparono nel medioevo, ai cavalieri gerosolimitani (magari prima del 1560-80) e poi al clero locale … Tale ordine cavalleresco ivi doveva avere la sede della precettoria o commenda (la nostra torre?) … secondo una memoria raccolta dall’Alaimo, la torre sarebbe stata anche sede carceraria della SS.ma Inquisizione»: sostiene ancora l’articolista che «risulta estraneo sia alla tradizione … sia alle fonti scritte un suo qualsivoglia accostamento all’essere stata un’ipotetica sede autonoma (dai poteri feudali e religiosi) delle varie declinazioni delle magistrature dell’Università (Comune) di Gangi in età medievale e moderna …[arrivando a] escludere che sulla torre campanaria dei Ventimiglia, alla luce di queste chiare testimonianze, ci siano mai state le insegne della “città” o meglio borgo (“terra”) di Gangi (del resto mancano le prove materiali di ciò), in quanto presunta e del tutto ipotetica “torre civica” (come qualcuno [leggasi chi scrive] ha oggi immaginato a dispetto di una tradizione scritta ed orale che parla di tutt’altro)».