Preistoria e protostoria: età del bronzo antico e finale (XX-XII secolo a.C.) Regiovanni, Casalgiordano, Serra del Vento
di Salvatore Farinella©, testo inedito tratto da S. Farinella, GANGI prima di
GANGI. Il territorio dalla preistoria all'età medievale, in corso di ultimazione
Monte Castellazzo di Casalgiordano
Le sepolture coinvolgono anche il vicino Monte Castellazzo di Casalgiordano, un rilievo montuoso posto dirimpetto allo sperone di Regiovanni sull’altra sponda del Fiume Gangi, oggi territorio di Blufi: anche qui si tratta di un gruppo di tombe a grotticella ma con l’apertura più regolare a forma di rettangolo e con evidenziati gli stipiti per il portello di chiusura, necropoli che sottolinea la presenza di un insediamento umano anche nei pressi di questo sito.
È difficile cogliere la continuità insediativa di questi insediamenti umani nelle epoche immediatamente successive, come difficoltoso è seguire l’evoluzione di una presunta mezza dozzina di villaggi preistorici la cui presenza sul nostro territorio viene segnalata in maniera indistinta e senza ulteriori precisazioni [2]: notizie evanescenti che non consentono di avere un quadro sufficientemente chiaro degli insediamenti umani in questa zona. È importante invece osservare come diversi resti di abitati di epoche successive confermano un concentramento di popolazioni indigene sulle maggiori alture del territorio, in un’epoca antecedente la colonizzazione greca e ancora per almeno due secoli dopo questo evento.
Serra del Vento
Nell’Antica età del Bronzo affonda le radici il centro indigeno in località Serra del Vento, a non molta distanza dalla confluenza del Fiume Gangi con l’altro ramo dell’Imera meridionale che scende da Petralia: su un ampio pianoro naturalmente fortificato, a oltre mille metri di quota, è attestata infatti l’esistenza di un centro abitato di cui si ignora ancora il nome - ma che alcuni indizi porterebbero forse cautamente ad accostare all’antica Engyon - vissuto almeno fino all’età ellenistica (IV secolo a.C.) [3].
La posizione dell’altura di Serra del Vento è molto strategica, ottima per il controllo territoriale pressoché illimitato. Dall’altura il dominio sull’ampia vallata dell’Imera meridionale è assoluto, una posizione chiave che fa da cerniera fra il corso del fiume che sfocia nel Canale di Sicilia - e che costituì nell’antichità la principale via di penetrazione verso l’entroterra oltre che linea di frontiera fra le diverse etnie - e il versante settentrionale che lambisce i monti delle Madonie: nel giro d’orizzonte a occidente si colgono nitidamente gli abitati delle Petralie e più a sud Balza dell’Areddula nei pressi di Alimena, Balza Falcone, Balza Soletta e Monte Castellazzo di Casalgiordano mentre più in fondo lo sguardo arriva fino a Monte Chibbò e a Terravecchia di Cuti, siti di centri indigeni ancora anonimi; girando verso sud lo sguardo si posa in lontananza sui rilievi lungo la vallata dell’Imera meridionale, occupati dagli antichi insediamenti di Monte Polizzello di Mussomeli di Sabbucina e Capodarso nei pressi di Caltanissetta, mentre a sud-est si coglie nitido l’acrocoro di Enna con accanto Calascibetta; a oriente la vista sconfina libera fino alla sagoma del grande cono dell’Etna fumante e poi, girando lo sguardo ancora verso nord-est, si riconosce chiara l’antica Agira da cui Serra del Vento dista (in linea d’aria) appena 23 chilometri e, fra questa ed Enna, il rilievo di Monte Altesina e altre alture, siti di ancora sconosciuti villaggi dell’antichità. In direzione nord, infine, appaiono più vicini gli ignoti abitati sulle alture di Polizzello e di Monte Alburchia, mentre in fondo si intravede la corona dell’attuale abitato di Gangi.
Privilegiato per la posizione elevata e ben protetta e per il carattere di dominio territoriale all’interno di un’area che ad oriente del corso dell’Imera fu prima territorio sottomesso ai Sicani e poi all’etnia dei Siculi, il sito si presenta come una delle più settentrionali roccaforti indigene di età protostorica obbedendo alla «tipica tipologia insediamentale dei siti di età protostorica che privilegiano le posizioni elevate e ben protette» [4] in una terra di frontiera ancora tutta da verificare dal punto di vista delle appartenenze e dei contatti e certamente significativa per la sua posizione nel contesto territoriale.
Su questa altura, da quel che ne sappiamo, ebbe vita un primo insediamento indigeno a partire dalle fasi iniziali dell’età del Bronzo per proseguire - non sappiamo ancora se con o senza soluzione di continuità - in età arcaica e forse fino agli albori dell’epoca ellenistica. Nella prima fase l’insediamento abitato di Serra del Vento non fu molto ampio, limitandosi alla parte sommitale del rilievo, e potrebbe aver avuto una tipologia capannicola: la sua datazione al periodo del Bronzo Antico (2200-1500 a.C.) è attestata da un frammento di coppa su piede dipinto riferibile alla cultura castellucciana [5]. E’ probabile che, qualche tempo dopo, il modesto insediamento sia divenuto un presidio fortificato - dei Sicani e in seguito dei Siculi -, uno dei villaggi di frontiera che garantivano il controllo del territorio e della vallata, evolutosi nelle epoche successive - come vedremo - in una vera e propria cittadina.
Note
[2] D. Pancucci, Ricognizioni e scavi archeologici lungo la valle dell’Imersa settentrionale e sulle Madonie, in R. Ferrara, F. Mazzarella (a cura), Petralia Soprana e il territorio madonita, Atti del Seminario di Studi, Petralia Soprana 4 agosto 1999, Petralia Soprana 2002, p. 24.
[3] Sul sito si veda S. Farinella, Engyon. Dal Mito alla Storia, Assoro 2010, passim.
[4] F. Spatafora 2002, p. 57.
[5] Relazione dell’archeologo Sebastiano Tusa al decreto di vincolo del sito di Serra del Vento in data 28 gennaio 1997.