La chiesa della Catena a Gangi. Note storiche fra ombre e 
certezze

di Salvatore Farinella©, pubblicato in L'Eco delle Madonie, 13-19 luglio 2001

Chiesa della Catena, interno (foto S. Farinella©)
Chiesa della Catena, interno (foto S. Farinella©)

INTERNO DELLA CHIESA

sostiene l'autore del "documento informativo del 1947" che (cito testualmente) "la parte che circonda l'altare maggiore e quella della Madonna del Rosario sono state aggiunte nell'anno 1500, molto probabilmente in epoca posteriore al tempo in cui il Salerno lasciò nella chiesa della Catena la sua impronta geniale".

Due sono gli errori storici che rilevo in questo passo. Il primo è che la cappella della Madonna del Rosario venne edificata nell'anno 1590 (e non nell'anno 1500) dal magnifico Vincenzo de Marco: la data si rileva infatti dal medaglione posto sopra l'altare e viene confermata dal fatto che proprio in questo torno di tempo il de Marco era una personalità molto in vista nella società gangitana, ricoprendo fra l'altro anche la carica di Giurato (5). Il secondo errore storico riguarda il rapporto temporale fra Giuseppe Salerno e la cappella della Madonna del Rosario: poiché il Salerno risulta nato intorno al 1572 e risulta essere morto intorno al 1633 (6) risulta abbastanza chiaro che la cappella del Rosario sia contemporanea (e dunque non realizzata "in epoca posteriore") all'artista gangitano.

Rimanendo sul Salerno, qualcosa occorre dire sulla volta della nostra chiesa che, a dire dell'autore del "documento informativo del 1947" fu affrescata da Giuseppe Salerno. Solleviamo qui, oltre a una eccezione documentale di sui si dirà appresso, un semplice e quanto mai opportuno raffronto stilistico fra i dipinti della volta nella chiesa della Catena e lo stile del nostro artista che antecede quegli affreschi di oltre un secolo: è infatti abbastanza evidente che i dipinti della volta appartengono al gusto tardo barocco della metà del Settecento (e del resto se l'autore del "documento informativo del 1947" avesse prestato un po' di attenzione avrebbe certamente notato la data 1748 dipinta nella controfacciata della chiesa, proprio sotto la volta), mentre la pittura del Salerno è quella manierista e della Controriforma del periodo compreso fra la metà del Cinquecento e il primo quarto del Seicento.

Vi è di più (l'eccezione documentale a cui ci si riferiva sopra): i documenti d'archivio riportano infatti che negli anni dal 1748 al 1754 un ancora ignoto pittore rispondente al nome di Giovanni Nicosia venne pagato dal procuratore della chiesa della Catena per l'esecuzione dello stucco finto e delle pitture del coro. La somma di oltre 60 onze pagate al Nicosia fa pensare che si tratti proprio degli affreschi della volta (7). E questo pittore risulta essere, fra l'altro, zio materno del più noto artista gangitano Filippo Quattrocchi. Nessun elemento storico consente dunque di assegnare (e nemmeno di attribuire) al Salerno le pitture della nostra chiesa, neanche quelle supposte esistenti e sostenute dipinte gratuitamente nel 1627 dall'artista nelle pareti interne dell'edificio. Già, perché queste ultime sono datate 1816 e sono firmate dal pittore palermitano Salvatore De Caro (e non Vincenzo, come sostenuto dal nostrao autore del "documento informativo del 1947"): e nemmeno i recenti restaui hanno riportato alla luce i fantomatici dipinti del Salerno che sarebbero stati sostituiti dal "vandalismo compiuto a suo tempo dalla amministrazione della confraternita". E' anzi proprio grazie all'interesse e alla generosità della gente e della Confraternita dei secoli passati (a volte osteggiata dallo stesso clero) che la chiesa della Catena e le altre chiese possono vantare un patrimonio d'arte di grande valore.

Riguardo agli stucchi intorno all'altare maggiore nessun documento riporta fra gli autori di quest'opera il "don Turi Serio" indicato dall'autore del "documento informativo del 1947". Rilevo invece dai documenti d'archivio che il cornicione a stucco è opera di mastro Giovanni Castello e che venne eseguito nel 1750 (8).

Filippo Quattrocchi, Madonna della catena, seconda metà XVIII secolo (foto S. Farinella©)
Filippo Quattrocchi, Madonna della catena, seconda metà XVIII secolo (foto S. Farinella©)

Sulle opere attribuite allo scultore gangitano Filippo Quattrocchi ad oggi possiamo solamente dire che in base a un raffronto stilisitico possono essere ricondotte al nostro artista le pregevoli statue della Madonna della Catena, della Madonna del Rosario e della Purificazione (o Presentazione al tempio), opera quest'ultima che l'autore del "documento informativo del 1947" assegna definitivamente al Bagnasco senza tuttavia indicarne alcun riferimento storico (9): certamente documentate al Quattrocchi sono la nuvola esistente sotto i piedi della statua dell'Arcangelo Michele e il bastone pastorale della statua di San Biagio (10).

Riguardo ad altre opere esistenti nella chiesa della Catena siamo oggi a conoscenza solamente di alcuni dei loro autori: la Natività, datata e firmata dal De Caro, il quadretto del Martirio di sant'Agata eseguito nel 1769 dal pittore locale Matteo Garigliano per il prezzo di 24 tarì e l'altro piccolo dipinto della Madonna del Monserrato realizzato nel 1759 per 28 tarì dal pittore palermitano Crispino Riggio (11), impegnato in questo periodo nei dipinti delle volte nella chiesa dello Spirito Santo e nella chiesa di San Cataldo.

Molte altre notizie documentate testimoniano della storia di questa e di altre chiese di Gangi e dell'impegno profuso da parte della Confraternita, degli amministratori e del clero per rendere più spelndidi i templi della cristianità: di esse si spera di dare contezza in un prossimo futuro attraverso uno studio organico già in via di definizione. 

Sarà forse stato vero, come sostiene l'autore del "documento informativo del 1947", che "purtroppo accade spesso che alla testa di confratrnite sta gente senza il minimo della capacità per tutelare il patrimonio morale e materiale avuto in consegna": ma è altrettanto vero che accanto ai casi di persone poco accorte si sono avuti molto spesso casi di sacerdoti ed esponenti del clero locale altrettanto incapaci di prestare la benché minima attenzione al patrimonio storico e artistico custodito nelle chiese (si rammenta che amministratori delle chiese erano sovente gli stessi sacerdoti), per non dire che sono stati completamente incuranti delle condizioni di assoluto degrado in cui versano le opere d'arte. Di contro confrati e sacerdoti sensibili hanno fatto a gara per preservare il patrimonio artistico mentre schiere di devoti e di fedeli hanno consentito con le loro donazioni che tale patrimonio divenisse memoria della comunità.

Ritenendo di essere stato abbastanza esaustivo nel sotolineare e rettificare gli errori storici che l'autore del "documento informativo del 1947" (che ritengo possa benissimo identificarsi nella persona di un oramai estinto parroco locale) ha fatto nel descrivere la chiesa della Catena, fuorviando in tal modo la storia documentata di un pregevole monumento della nostra comunità, chiudo questa nota osservando che non basta fermarsi a quanto sostenuto da chi, senza tenere conto delle esigenze che impone la correttezza dell'informazione storica, pensa di propinare notizie storiche senza il sostegno di una prova documentale, poiché risulta fin troppo facile scrivere senza fornire il metro con cui misurare la credibilità e la genuinità di quanto viene affermato. Così facendo si rischia di rendere vano il sacrificio e l'operato di quanti l'arte e la storia hanno lasciato alla memoria delle successive generazioni.

 

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Note

 

5 Archivio Storico del Comune di Gangi (ASCG), Fondo notai defunti, atti del notaio Egidio di Salvo.

6 ASCG, Fondo notai defunti, atti del notaio Tommaso di Salvo dai quali si rileva che nel 1634 la mogli del Salerno appare già in condizione vedovile.

7 ACMG, Libri dei conti della chiesa di Santa Maria della Catena.

8 Ibidem.

9 Sulla Presentazione al tempio il ritrovamento di un documento, da me effettuato qualche anno dopo avere scritto il presente articolo, ha dato in efetti ragione all'autore del "documento informativo del 1947" (il quale si è rivelato essere don Giovanni Scavuzzo, già Arciprete di Gangi), essendo opera di Girolamo Bagnasco.

10 ACMG, Libro dei conti della chiesa di Santa Maria della Catena.

11 Ibidem.