La chiesa madre di Gangi. Dall’aula al bastione: un cantiere lungo un secolo (1618-1730)

di Salvatore Farinella©, testo settembre 2011, pubblicato su Espero novembre 2013

 

La ricostruzione, attraverso i nuovi documenti d’archivio, degli importanti lavori che cambiarono il volto alla maggiore chiesa del centro madonita … e un appunto sul presunto pennaculum

La chiesa madre San Nicolò (foto S. Farinella©)
La chiesa madre San Nicolò (foto S. Farinella©)

I risultati della ricerca archivistica, in diversi anni dedicati alla paziente indagine, consentono di ricostruire con chiarezza e con dovizia di particolari la storia passata di Gangi, delle sue architetture quanto della sua arte, oltre che le vicende legate a diversi aspetti della sua comunità: giungere a un tale traguardo è certamente motivo di soddisfazione che diventa ancora più completa quando - attraverso una pubblicazione - si riesce a comunicare agli altri gli sforzi e le conoscenze acquisite per farne patrimonio comune. Un amplissimo apparato di inedite notizie d’archivio è dunque in fase di composizione e, al fine di evitare di compromettere il lavoro di anni, appare necessario dare alcune anticipazioni su taluni argomenti che formano l’oggetto di tali studi.

Uno dei temi più importanti per la nostra storia patria è senza dubbio rappresentato dalla chiesa maggiore, la matricis ecclesie sancti Nicolai che una artificiosa ricostruzione ha tentato di far nascere nel XVI secolo da un inesistente “oratorio di San Sebastiano”, ma che documenti d’archivio dichiarano già nel 1411 intitolata a san Nicolò di Bari (1): si avrà modo di dire, in altra occasione, della probabile fondazione normanna della nostra chiesa. Qui invece, in sintesi, si vuole porre l’attenzione su una serie di documenti d’archivio che testimoniano di quegli importanti lavori che in un secolo - dal 1618 al 1730 - cambiarono il volto della matrice di Gangi: e non saranno gli ultimi lavori, giacché per tutto il Settecento e fino ai primi del Novecento la chiesa subirà continue trasformazioni che la porteranno alla configurazione attuale. Fra il Sei e il Settecento però, l’edificio assunse una veste completamente nuova (2).

Il primo massiccio intervento sull’edificio è documentato all’anno 1618: un contratto del 16 maggio ci dice che in quel tempo la chiesa madre di Gangi «fundata sub titulo sancti Nicolai» versava in rovina in diverse sue parti e che non possedeva più quella «capacitatem gentium populi» tale da consentirne la normale fruizione. Fu così che l’arciprete don Giuseppe Puccio - lo stesso che qualche anno dopo commissionerà la Parusia per il Giudizio Universale a Giuseppe Salerno - e i Giurati, dopo avere riunito il consiglio more solito su licenza del marchese di Geraci, diedero incarico a mastro Venturo Ferlito di Piazza di «noviter construere d(itta) R(everenda) M(aiorem) ecc(lesi)am della fabrica maragmatum et intagli» sulla base del progetto designatum et determinatum dal «v(enerabilis) f(rater) ambrosium de castello bono ordinis Cappucinorum s(ant)i francisci» (3): non sappiamo se il francescano fosse un “architetto” - come parrebbe cogliersi dal documento, visto che venne chiamato da fuori alla stregua di un esperto - o solamente uno che si intendeva di costruzioni, fatto è che a partire da quell’anno la chiesa madre di Gangi venne completamente rivoluzionata (4).

I lavori nel sacro edificio ebbero lunga durata, tant’è che - nonostante nel corso della sua visita pastorale di quello stesso anno l’Arcivescovo di Messina monsignor Biagio Proto de Rubeis constatasse come la «ecclesia edificatur et ampliatur ab Universitate» si mostrasse «nova, et major edificatam»(5) - ancora alla fine del luglio 1634 il Magister Antonius gambaro Terre Castriboni veniva pagato ben 60 onze in «expentionum fabrice venerande matricis Ecc(lesi)e» (6). Ancora tre anni dopo i magistri Joseph Mazza e Vincentius de Angelo civitatis Polictij si obbligavano per 13 onze a lavorare in «Cappelle noviter construende in brachio Crucis d(itt)e Ecc(lesi)e» (7) (probabilmente il braccio sinistro del transetto).

Interno della chiesa madre prima metà XX secolo (cartolina archivio S. Farinella©)
Interno della chiesa madre prima metà XX secolo (cartolina archivio S. Farinella©)

Un altro importante intervento coinvolse ancora l’aula della chiesa madre sul finire degli anni Cinquanta del Seicento, lavori che videro la loro esecuzione affidata soprattutto a Luca Morina, esperto scalpellino originario della terra di Militello ma temporaneamente residente a Nicosia: già nel 1654 egli era stato coinvolto per la realizzazione di un portale per la stessa chiesa, che aveva consegnato l’anno seguente (8). Adesso a mastro Luca Morina veniva affidata nientemeno che la «constructionis columnarium ipsius Matricis Ecc(lesi)e», ossia la realiz-zazione del colonnato dell’aula con le sue colonne, basi e «Capitellis et alijs peczijs necessarijs columnis» i cui pezzi venivano forniti da Julio Terrisi della terra di San Mauro (9): le successive note di pagamento si protrassero fino al 1659. Gli importanti documenti attestano dunque come, a distanza di quarant’anni dall’avvio dei lavori di cui al progetto di frate Ambrogio da Castelbuono, la chiesa madre di Gangi assumesse l’aspetto basilicale grazie alla realizzazione del colonnato che separava l’aula dalle navate laterali: ma il cantiere era destinato a rimanere ancora aperto.

 

... continua

Note

Sull’argomento si veda il mio articolo Un “Itinerario gaginiano” con tanti appunti su Espero del 1 settembre 2011, p. 13.

2 Il presente articolo è tratto da un lavoro monografico dal titolo La chiesa di San Nicolò Matrice di Gangi. Le fabbriche, i culti, l’arte che ho in corso di ultimazione come in fase di elaborazione sono i lavori monografici sulle altre chiese di Gangi.

3 ASCG, Fondo notai defunti, contratto agli atti del notaio Egidio di Salvo, c. 178v-179v. Il documento è segnalato in G. Mendola, Uno Zoppo a Palermo e un soldato a Gangi. Gaspare Bazzano e Giuseppe Salerno attraverso i documenti e le testimonianze, in AA.VV, Vulgo dicto lu Zoppo di Gangi, catalogo della mostra, Palermo 1997, p. 27.

4 Sorvolo qui, per ragioni di spazio, sulla istituzione del fondo di 100 onze da raccogliersi da parte dell’Università per i lavori da realizzarsi nella chiesa: l'argomento verrà appofondito nel lavoro monografico sulla chiesa madre.

5 ACCG, Raccolta di atti amministrativi, Verbale della visita pastorale di monsignor Biagio Proto, Arcivescovo di Messina, 9-11 ottobre 1634, carta sciolta.

6 ASCG, Fondo notai defunti, nota di pagamento agli atti del notaio Tommaso di Salvo, c. 177 r/v.

7 Ibidem, contratto agli atti del notaio Tommaso di Salvo in data 24 luglio 1637, c.s.n.

8 S. Farinella, Luca Morina e Geronimo d’Ajeni, intagliatori lapidei del Valdemone, in Paleokastro n. 16/2005, p. 24 e segg.: il portale è quello ancora oggi esistente nella facciata occidentale della matrice di Gangi sormontato dall’edicola di san Sebastiano.

9 ASCG, Fondo notai defunti, atti del notaio Tommaso di Salvo del 29 giugno, c. 390 r/v, e del 18 agosto 1657, c. 441v/443v.