La chiesa santuario dello Spirito Santo a Gangi. Storia e arte
di Salvatore Farinella©, testo rivisitato tratto da S. Farinella©, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, edizioni Valdemone, Assoro 1999, con integrazioni da S. Farinella©, Il giorno dello Spirito Santo a Gangi. Culto, festa e processione fra storia e tradizione con una guida alla processione e all’iconografia dei Santi, in attesa di pubblicazione
La chiesa dello Spirito Santo fra Seicento e Settecento
Nel corso del Seicento la chiesa non subì particolari modificazioni a livello strutturale: un sostanziale mutamento si ebbe invece dal punto di vista iconografico con la modifica delle sembianze dell’originario Cristo Pantocratore raffigurato nel catino absidale. A una mano ignota ma comunque esperta si deve infatti la ridipintura sul precedente affresco dell’immagine dell’Eterno Padre (quella che ancora oggi si venera), sormontata non più dall’aureola circolare del Pantocratore ma dal triangolo equilatero che richiama la Trinità. Anche il libro aperto nella mano sinistra subì le modificazioni che l’oramai avviato culto impose, con l’inserimento di due nuove frasi che avevano rapporto col Padre (pagina a sinistra) e con lo Spirito Santo (pagina a destra): la prima riporta infatti il brano di Isaia 48,17 Ego Dominus Deus tuus docens te utilia, gubernans te, la seconda quello di Giovanni 3,8 Spiritus ubi vult spirat, sed nescis unde veniat aut quo vadat che ancora oggi si leggono.
L’intervento in questione, che in maniera significativa sancisce il passaggio definitivo dal punto di vista iconografico al culto verso lo Spirito Santo, si colloca probabilmente fra il 1625 (anno della nuova tremenda pestilenza) e la metà del Seicento: se nessuna prova ci conforta circa la possibilità di poterlo attribuire - come vorrebbe la tradizione - alla mano dello Zoppo di Gangi Gaspare Vazzano, che nel 1615 lavorava a Palermo per la chiesa dello Spirito Santo dei Benedettini di San Martino delle Scale, o a quella dell’altro Zoppo Giuseppe Salerno che viveva e operava a Gangi fino al 1633, un indizio documentale ci porta a pensare a un ancora ignoto pittore tardo manierista (probabilmente forestiero) che negli anni a cavallo alla metà del Seicento operò per qualche tempo a Gangi.
Al 1656 è infatti datato il primo documento notarile recante come signo tabellionis proprio la nuova icona dell’Eterno col triangolo e il libro aperto, ancora senza la colomba che verrà dipinta qualche secolo dopo: si tratta di un “timbro” del notaio Giovanni di Salvo che riproduce la nuova scelta iconografica eseguita nella chiesa dello Spirito Santo e ne attesta a quella data l’avvenuta esecuzione (6). È probabile che il notaio di Salvo abbia colto l’occasione della realizzazione della nuova immagine per utilizzarla devozionalmente nel proprio timbro notarile.
Se nel corso del Seicento e della prima metà del Settecento nella chiesa dello Spirito Santo non si registrano sostanziali mutamenti strutturali, a partire dalla metà del XVIII secolo l’edificio subì una totale trasformazione che in poco più di mezzo secolo di lavori lo rese quell’elegante complesso tardo barocco che ancora oggi si ammira.
Il primo significativo intervento sulla chiesa dello Spirito Santo è quello della ricostruzione della volta della navata, eseguita da maestranze locali fra il 1756 e il 1758: la nuova volta ridefinì lo spazio dell’edificio sacro che, in tal modo, diveniva più avvolgente e soprattutto offriva vaste superfici per la realizzazione di nuovi impianti decorativi.
La volta del cappellone presenta una ricca decorazione a trompe l’oeil, fatta di sfondati architettonici e gustosi particolari che circondano il quadrone centrale dove venne raffigurata La discesa dello Spirito Santo sopra la Madonna e gli Apostoli (o La Pentecoste): sebbene l’assenza di documenti non consenta di assegnare con certezza l’opera, la sua qualità e un approfondito raffronto permette di attribuirla alle mani esperte del noto ornamentista di origine romana Gaspare Fumagalli e del suocero apprezzato figurista palermitano Pietro Martorana che proprio fra la fine del 1756 e l’inizio del 1758 eseguirono gli affreschi delle volte nel nuovo palazzo gangitano della famiglia Bongiorno, baroni di Cacchiamo, Capuano e Rolìca (7).
Tuttavia una notizia d’archivio secondo la quale nel 1774/75 venne ingrandito il “Coro” e venne rifatta la volta (8), porta a pensare che l’intervento decorativo nella volta del cappellone possa essere riferito alla fine degli anni ’70. Gli affreschi con la raffigurazione della Pentecoste potrebbero dunque essere attribuiti ancora al Fumagalli (che muore nel 1778) o a un altro artista che si muove nella sua cerchia e in quella di Pietro Martorana (che muore nel 1759), ai quali stilisticamente l’opera non può che essere ricondotta: e il solo artista che nella metà degli anni ’70 del Settecento può riproporre così fedelmente gli schemi dei due pittori è Gioacchino Martorana (1735-1779), valentissimo pittore palermitano figlio di Pietro Martorana e cognato di Gaspare Fumagalli, che dal 1764 - di ritorno da Roma - era già attivo in Sicilia ed era ritenuto uno dei più apprezzati pittori della sua epoca.
Ancora nell’anno 1758 la nuova volta della navata venne affrescata dal pittore palermitano Crispino Riggio (9) che qualche anno prima (1754) era stato chiamato nella stessa chiesa per realizzare la pala d’altare di San Diego d’Alcalà (secondo altare a sinistra, nota come La Madonna del lume) (10): a cavallo degli anni ’50 e ’60 del Settecento, il Riggio realizzerà anche altre opere (affreschi e tele) nelle chiese gangitane di San Cataldo, della Catena e nell’Oratorio del SS. Sacramento della chiesa madre (11).
La volta della navata dipinta dal Riggio copre l’aula dall’arco trionfale agli ultimi altari, limite della chiesa in questo periodo. Contornata da finte architetture e sfondi illusionistici, grandi vasi con fiori, mensole, mascheroni, festoni, tendaggi e parati murari, una suggestiva scena racchiusa in una ricca cornice sfondata copre quasi interamente la superficie della volta: il dipinto, che può essere appellato come il Trionfo della Chiesa, si presenta con una disposizione delle figure che esalta il senso longitudinale della composizione con un orientamento verso l’interno della chiesa. L’uso di una accurata simbologia, sicuramente derivante da una committenza colta e raffinata, imprime al dipinto un senso storico religioso, ma anche filosofico, di grande interesse. La lettura del grande dipinto, dal basso verso l’alto, segue infatti una duplice via che, mettendo in relazione la parte destra dell’affresco (propria della legge divina) con la parte sinistra (la legge umana), esalta la Chiesa cattolica sulla quale sovrasta lo Spirito Santo.
Gli interventi settecenteschi nella chiesa dello Spirito Santo continuarono con la realizzazione di tre dipinti, il Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria (terzo altare a sinistra), San’Isidoro agricoltore e San Gaetano di Thiene (secondo e terzo altare a destra), eseguiti nel 1775 dal pittore gangitano di origine nicosiana Matteo Garigliano, con la decorazione barocca a stucco su disegno di Gandolfo Felice Bongiorno, architetto e uomo di cultura degli omonimi baroni, eseguita nel 1778 da Francesco Lo Cascio di Motta d’Affermo e dal gangitano Mariano Castello e completata nel 1789 da quest’ultimo e dai due mastri Filippo Sacco e Giuseppe Sciacchitano, col completamento del campanile (1772), con la realizzazione della balaustra in marmo eseguita dal marmoraro catanese Lorenzo Viola (1790-1793), con la realizzazione del nuovo altare maggiore e del tabernacolo realizzati dal marmoraro Giuseppe Orlando di Catania (1790) e con la definizione della sacrestia (1797-1806) (12).
Note
6 - ASCG, Fondo notai defunti, volumi del notaio Giovanni di Salvo a partire dal 1656/1657. In seguito lo stesso “timbro” verrà utilizzato anche dal notaio Antonino li Destri nei primi decenni del Settecento.
7 - S. Farinella, Il palazzo dei Bongiorno a Gangi. La famiglia, il palazzo, gli affreschi, Madonnuzza-Petralia Soprana 2008, passim.
8 - ACSSG, Libro dei conti, esito dell’anno 1774/75, c.s.n.
9 - Ivi, Libro dei conti, esito dell’anno 1757/58, c.s.n.
10 - Ivi, Libro dei conti, esito dell’anno 1754/55, c.s.n.
11 - S. Farinella, Gli affreschi di Crispino Riggio nella chiesa di San Cataldo a Gangi, Le Madonie n. 1, 2002.
12 - ACSSG, Libri dei conti degli anni dal 1775 al 1806, passim.