La chiesa santuario dello Spirito Santo a Gangi. Storia e arte
di Salvatore Farinella©, testo rivisitato tratto da S. Farinella©, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, edizioni Valdemone, Assoro 1999, con integrazioni da S. Farinella©, Il giorno dello Spirito Santo a Gangi. Culto, festa e processione fra storia e tradizione con una guida alla processione e all’iconografia dei Santi, in attesa di pubblicazione
La chiesa dello Spirito Santo fra Ottocento e Novecento
Nel corso dell’Ottocento la chiesa dello Spirito Santo fu oggetto di altre importanti trasformazioni. Nei primi anni del secolo venne aggiunta la “colomba”, segno dello Spirito Santo, sul petto della figura dell’Eterno: nel 1804 si registra infatti un pagamento al pittore Giuseppe Galbo di Casteluono “per pingere l’imag(in)e del D(ivinissi)mo Spirito” (13), riferito probabilmente alla raffigurazione della colomba ad ali spiegate.
Nel 1817 venne demolita la facciata principale che venne spostata per consentire l’allungamento della chiesa: nell’occasione il portale cinquecentesco di Andrea Bonanno venne smontato e rimontato e venne realizzato l’attuale pronao d’ingresso a volta ribassata sul quale venne ricavata la cantoria. Negli stessi anni (1817-1818) il pittore palermitano Tommaso Pollaci, allievo di Vito D’Anna, realizzò i dipinti della nuova volta che copriva la cantoria (14): il pittore seguì gli schemi della cultura figurativa ottocentesca, preferendo esaltare tutta la superficie pittorica della nuova volta nel senso trasversale e coprendola quasi interamente con tre grandi riquadri figurati a forma di ottagono allungato, all’interno dei quali svolse tre grandi temi dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Il riquadro centrale raffigura infatti Il battesimo di Gesù e l’epifania del Giordano, uno fra i momenti più significativi della vita di Cristo e al tempo stesso fra gli eventi più importanti nella storia della Chiesa; nel riquadro a destra (a sinistra per chi guarda rivolto verso l’ingresso della chiesa) è raffigurata La creazione dell’uomo, con una figura seminuda (Adamo ?) vicina a un albero e un'altra figura (l’Eterno ?) ritta alla sua sinistra, mentre il riquadro di sinistra (a destra per chi guarda) mostra invece La teofania dell’Oreb con Mosè e il roveto ardente fra due figure angeliche.
Nel 1833 vennero costruite le logge nel piano antistante la chiesa, come attestano i documenti che riportano in quello stesso anno la "costruz(ion)e di n° 4 loggie" (15): demolite negli anni ’80 del Novecento, le logge dello Spirito Santo avevano la funzione di ricovero per i pellegrini e i devoti e venivano adibite anche all’esposizione delle merci dei banchi (logge, appunto) dei mercanti che solevano venire a Gangi in occasione della festa dello Spirito Santo.
I lavori nella chiesa continuarono ancora nel 1840 quando vennero realizzati i pilastri in pietra posti al principio della strada, nel 1843 quando vennero realizzati i due nuovi altari dove vennero poste le tele raffiguranti Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (il primo a sinistra) e i Santi Crispino e Crispiniano (il primo a destra); ancora nel 1844 quando vennero realizzati i due pilastri in pietra posti nel piano antistante la chiesa, rifatti in seguito grazie ai fondi raccolti dai Gangitani emigrati in Argentina, e nel 1846 quando il pittore Giovanni Salvo finì di dipingere i paraltari in legno eseguiti nel 1807 da Fabio di Pane.
Nel 1868 venne demolito il vecchio campanile e l’anno successivo viene ricostruito nelle stesse forme barocche avanzandolo fino al limite della facciata della chiesa, dove ancora oggi si trova: la guglia venne eseguita nel 1869/70 riproducendo l’originaria guglia barocca del Seicento (16). In quello stesso anno 1869 giunse da Palermo il quadro della Madonna della Provvidenza eseguito dal pittore Pasquale Sarullo, posto nella cappella adiacente la chiesa intitolata alla Vergine il cui altare venne costruito nel 1872 (17). Del 1883 è la realizzazione del nuovo organo a canne, eseguito dall’organaro di Caltanissetta don Damiano Polizzi.
Nel 1887 la chiesa venne pavimentata con seicento mattoni bianchi e seicento mattoni rossi e nel cappellone venne posto un artistico centro in marmo bianco e rosso, ancora oggi esistenti. Nel 1899 si conclusero i lavori di definizione del sagrato, con la pavimentazione in basolato e i sedili in pietra con spalliere a circondare l’interno spiazzo.
Il Novecento vide pochi interventi definire il portone ligneo della chiesa, disegnato dall’ingegnere Milletarì e realizzato dall’artigiano Giuseppe Domina (1906/10) e rivisitare l’area liturgica del cappellone con l’introduzione di un nuovo altare e di un ambone in marmo eseguiti, come le vetrate artistiche alle finestre, dall’artista gangitano frate Alberto Farina.
Nella pietà popolare e devozionale dei gangitani e dei pellegrini dei paesi vicini, l’immagine dell’Eterno Padre assunse dunque la connotazione più particolare dello Spirito Santo in direzione dell’antico culto e della intitolazione della chiesa: una connotazione conservata ancora oggi in quella affascinante icona religiosa che tutti conoscono come “l’immagine dello Spirito Santo di Gangi”.
Da un punto di vista più esegetico si può dire che l’odierna immagine posta sull’altare della chiesa dello Spirito Santo rappresenti la SS. Trinità nel Padre raffigurato nelle sembianze umane, nel Figlio simboleggiato nel libro aperto e nello Spirito Santo indicato dalla colomba: del resto il triangolo agostiniano e le tre dita aperte della mano destra sembrano condurre in tale direzione.
Note
13 - ACSSG, Libro dei conti, vol. 2, esito dell’anno 1804/1805, c. 137.
14 - Ivi, Libro dei conti, vol. 2, esito dell’anno 1817/18, c. 170 v.
15 - Ivi, Libro dei conti, vol. 2, esito dell’anno 1833, c. 203.
16 - Ivi, Libro dei conti, vol. 3, esito dell’anno 1870, c.s.n.
17 - Ivi, Libro dei conti, vol. 3, esito dell’anno 1869, c.s.n.