La chiesa santuario dello Spirito Santo a Gangi. Storia e arte
di Salvatore Farinella©, testo rivisitato tratto da S. Farinella©, La chiesa dello Spirito Santo in Gangi. Fabbricazione, trasformazioni e fatti d'arte dal 1576 attraverso i documenti inediti, edizioni Valdemone, Assoro 1999, con integrazioni da S. Farinella©, Il giorno dello Spirito Santo a Gangi. Culto, festa e processione fra storia e tradizione con una guida alla processione e all’iconografia dei Santi, in attesa di pubblicazione
La piccola chiesa dedicata allo Spirito Santo si erge ai piedi dell’abitato di Gangi, in una posizione significativa anche dal punto di vista topografico: qui infatti c’era uno dei tanti crocevia di strade che dal borgo conducevano verso altre destinazioni, e forse sarà stata proprio questa circostanza a favorire la nascita del sacro edificio.
L’origine della nostra chiesa è incerta e sconosciuta, come del resto quella della maggior parte delle chiese di Gangi: tuttavia alcuni “segni” consentono di avanzare delle ipotesi che diventano certezze storiche solamente a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Né peraltro può tenersi in grande considerazione una non meglio identificata tradizione che vorrebbe la chiesa nata nella metà degli anni Venti del Seicento grazie a un “miracoloso” rinvenimento.
Narra infatti la leggenda che in quel torno di tempo un contadino sordomuto intento a scavare un pozzo in questo luogo ai piedi dell’abitato di Gangi abbia urtato con la vanga un masso che spuntava dal terreno: scalzatolo, l’uomo si sarebbe accorto che sul masso era dipinta una figura e che dal sopracciglio, corrispondente al punto dove egli l’aveva urtato, sgorgava del sangue. Stupito, e anche spaventato, il contadino sarebbe corso in paese gridando al miracolo - si trattava, in effetti, di un doppio miracolo, se il sordomuto era in grado di gridare - destando la meraviglia dei suoi concittadini. Il clero locale avrebbe deciso allora di trasportare il masso prodigioso nella chiesa madre, su in paese, ma i buoi al traino non sarebbero riusciti a spostarlo da quel luogo: quest’altro evento miracoloso avrebbe allora suggerito di edificare proprio lì una chiesetta, dove sarebbe stato collocato il prodigioso masso e l’immagine ritrovata. Il dipinto sarebbe stato ritoccato poi dalla mano di Gaspare Vazzano, il pittore gangitano noto come lo Zoppo di Gangi.
Fin qui la leggenda, ovviamente inventata, alla quale gli storici locali hanno sempre legato la nascita della chiesa dedicata allo Spirito Santo, collocandola cronologicamente nell’anno 1627 (1). I documenti d’archivio però raccontano una storia diversa della nostra chiesa, che parte almeno dagli anni Settanta del Cinquecento, ossia mezzo secolo prima dell’evento leggendario: una storia che tuttavia, grazie ad alcuni segni e documenti, è possibile fare risalire ancora a qualche secolo prima, quando essa non era ancora intitolata allo Spirito Santo e non mostrava nel catino absidale l’attuale immagine venerata dalla pietà popolare.
Il Cristo Pantocratore, la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria e l’intitolazione allo Spirito Santo
Un primo segno che ci riporta indietro nella datazione della chiesa dedicata allo Spirito Santo, e che testimonia un dato di fatto certo, è la presenza di un affresco raffigurante il Cristo Pantocratore: l’immagine si trova nello stesso catino absidale che accoglie oggi l’icona tradizionalmente conosciuta come “lo Spirito Santo”, e proprio sotto a questa. L’affresco, rinvenuto nel 1984, mostra tutti i caratteri dell’iconografia tradizionale, sebbene con alcune varianti dovute probabilmente alla scarsa cultura dell’ignoto artista che ne fu autore: ad ogni modo, malgrado non sia stato facile determinare con esattezza l’età dell’affresco, il dipinto è stato considerato «posteriore al periodo normanno e forse anche svevo», ed è stato datato «ipoteticamente al XIII o XIV secolo». Una datazione che oscilla fra gli anni ’60 del Duecento - ultimo periodo svevo quando Gangi, come Geraci e parte delle Madonie, passa al dominio dei Ventimiglia - e la prima metà del Trecento: è l’epoca in cui il conte Enrico Ventimiglia e suoi familiari esercitano una certa influenza sulla città demaniale di Cefalù e soprattutto sul duomo normanno che conserva la figura del Pantocratore.
Certamente, fra il XIII e il XIV secolo, in un incrocio di strade ai piedi del monte Marone qualcuno fece eseguire l’icona del Cristo Pantocratore dedotto dal modello musivo presente nelle tre chiese normanne di Cefalù, Monreale e Palermo: forse una edicola (una tribunèdda), come se ne trovano spesso nei crocicchi di strade, a segnare l’importanza di un luogo significativo del territorio.
Un secondo segno indicativo della antichità dell’odierna chiesa santuario dello Spirito Santo di Gangi è nella originaria intitolazione che i documenti del XVI secolo ci hanno tramandato. È probabile infatti che nel corso del Trecento l’edicola sacra sia stata trasformata in una piccola cappella, e che la figura del Pantocratore sia stata inserita nel piccolo catino absidale dell’edificio: l’orientamento a est della piccola abside (tuttora esistente) e le dimensioni dell’attuale presbiterio su base quadrata (oltre al riferimento allo Spirito Santo), deporrebbero per una origine piuttosto antica del piccolo edificio che farebbe comunque riferimento a una cultualità di matrice cristiano orientale.
Del resto la precedente intitolazione della chiesa sembra ricondurre a orizzonti cultuali pseudo bizantini: documenti della seconda metà del Cinquecento attestano infatti che prima del XVI secolo la nostra chiesa era dedicata a santa Caterina d’Alessandria, la vergine martirizzata nel 304/305 sotto Massimino (allora governatore di Egitto e di Siria e dal 307 imperatore) e venerata nel monastero omonimo sul monte Sinai e nella Chiesa orientale, divenuta una delle principali Sante (patrona dei filosofi) venerate dagli Ordini monastici. Il nome ancora oggi esistente della vicina contrada Santa Caterina, la presenza dei Benedettini a Gangi Vecchio dalla metà del Trecento (1363), il culto benedettino a santa Caterina - che sembra risalire al secolo XI quando le sue reliquie furono traslate e depositate nell’abbazia benedettina della SS. Trinità di Rouen in Normandia (2) - e l’insieme di elementi di matrice greco-orientale ancora oggi individuabili, seppure con difficoltà, nella cultura storica di Gangi depongono a favore della antichità del culto allo Spirito Santo a cui la nostra chiesa venne in seguito intitolata. Un culto antico che, tuttavia, potrebbe essere stato rinvigorito e ripreso negli ani '70 del Cinquecento dai frati Cappuccini che proprio in questo torno di tempo si insediavano a Gangi.
Se per la mancanza di documenti la storia delle origini della chiesa dedicata allo Spirito Santo di Gangi è interamente basata su ipotesi che traggono spunto da pochi ma significativi indizi, dalla seconda metà del Cinquecento la storia della nostra chiesa è fondata su una serie di testimonianze d’archivio che ne descrivono le trasformazioni.
Cessata la peste che dal 1575 affliggeva la Sicilia e con essa pure il borgo di Gangi, nell’aprile del 1576 la piccola chiesa di Santa Caterina extra menia (fuori le mura) venne completamente ricostruita affidando i lavori al magistro muraturi Gaspar Bonanno de terra Gangij: ai lavori, che prevedevano l’allungamento e l’innalzamento del piccolo edificio, presero parte pure maestranze madonite, come i Longo di Castelbuono. Fu in quella occasione, forse in ringraziamento della cessazione dell’epidemia o forse riprendendo un più antico culto verso la Terza Persona della SS. Trinità, che la chiesetta cambiò la propria dedicazione da “chiesa di Santa Caterina” a “chiesa dello Spirito Santo”: si legge infatti nei documenti d’archivio della «Reverende ecclesie Sancte Catherine extra menia terre preditte que noviter qonstruerunt sub devotione Spiritus Sancti» (3). Ancora un documento del 1579 ci informa che la «Reverende ecclesiam olim sub titolo Sancte Catherine» venne in quegli anni «ampliatam et de novo frabicata sub devoctione Spiritus Sanctis extra menia terre Gangij» (4).
Proprio in questo periodo (1572) a Gangi si insediavano i frati Cappuccini ai quali non era estraneo il culto allo Spirito Santo: non è escluso che ad essi possa riferirsi il mutamento del titolo dell'antica chiesa di Santa Caterina in quello dello Spirito Santo. Fu forse in questo periodo e in occasione della nuova dedicazione della chiesa che nell’immagine del catino absidale, raffigurante ancora il Cristo Pantocratore, «fu deciso un intervento nella scrittura a destra del libro; si abolì il testo precedente e si aggiunse un riferimento allo Spirito Santo: Charitas Dei difusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum, cui datus est nobis (Rom. 5, 5). Non è chiaro se l’intervento interessò anche la pagina sinistra» (5).
La chiesa così rinnovata presentava adesso un cappellone quadrato dov’era l’altare maggiore e la piccola abside presente anche all’esterno della chiesetta (probabilmente il nucleo originario della chiesa di Santa Caterina) e un’aula che non arrivava oltre il limite dell’attuale navata con esclusione dell’odierno pronao d’ingresso: l’unica navata presentava solo due altari per lato mentre la copertura della chiesa era a tetto con capriate lignee. Nel 1580/81 la nuova chiesa dello Spirito Santo venne dotata di un artistico portale in pietra lavorata e intagliata, oggi ancora presente nella nostra chiesa, eseguito e firmato dal mastro scalpellinus Andrea Bonanno - fratello o figlio di Gaspare - con l’iscrizione che recita ME FECIT ANDREA BONANO, tuttora visibile nella parte interna del basamento sinistro.
Note
1 - S. Nasello, Engio e Gangi. Nella leggenda, nella storia, nell'arte, 1^ edizione Palermo 1949, p. 92 e segg., 2^ edizione Palermo 1982, p. 117 e segg. F. Alaimo, La Chiesa di Gangi nell’era pagana e cristiana, Palermo 1958, p. 62 e segg.
2 - Cfr. AA. VV., Vulgo dicto lu Zoppo di Gangi, catalogo della mostra a cura dell’Amministrazione Comunale di Gangi, Palermo 1997, scheda n. 22 a cura di I. Guccione, p. 178.
3 - Archivio Storico del Comune di Gangi (ASCG), Fondo notai defunti, contratto del 22 giugno IV Indizione 1576, notaio Egidio di Salvo, vol. IV-V G, c. 305 r/v.
4 - ASCG, Fono notai defunti, contratto del 12 settembre VIII Indizione 1579, notaio Egidio di Salvo, spezzone di colume, c. 43 v.
5 - Archivio Chiesa Spirito Santo Gangi (ACSSG), Relazione di monsignor Benedetto Rocco, Ciantro della Cappella Palatina di Palermo, sul ritrovamento della icona del Cristo Pantocratore, 1994.