La torre detta "dei Ventimiglia" a Gangi fra "pinnaculum", Cavalieri di Malta e altri abbagli storici, passando dalla fondazione di Gangi e da uno stemma araldico di stravagante lettura: risposta a Mario Siragusa su discutibili, presunte "certezze" - 2^ Parte
di Salvatore Farinella©, testo inedito - dicembre 2014
3 - Sul pinnaculum
- Dalla questione del famoso pinnaculum sembra dipendere, per l’articolista, tutta la storia del nostro manufatto. La parziale lettura del mio articolo del novembre 2013 ha portato l’articolista a sostenere che, secondo la mia interpretazione, «il pinnaculum della Chiesa Madre, cui accennano i documenti cinque-secenteschi, sarebbe stato riferibile a una torre già civica (senza guglia sulla sua sommità, si tiene a precisare) e dunque, sarebbe stato solo un luogo di riunione assembleare pubblico».
Il testo letterale del mio scritto diceva invece che «due documenti del secolo precedente [ossia del Cinquecento] confermano del resto che con il termine pennaculum doveva intendersi proprio la torre campanaria - che prima era una torre civica - della chiesa madre»: è lapalissiano come il contesto della frase indichi che in quel momento storico di cui si parla (la seconda metà del Cinquecento) il termine pennaculum intendeva la torre campanaria della chiesa madre la quale prima era una torre civica: non è mai detto che essa fosse senza guglia e che sarebbe stato solo un luogo di riunione pubblica.
La lettura parziale nasconde invece la vera ragione del dissenso dell’articolista, ossia il mio appunto su alcuni concetti di storia dell’architettura (la mia materia) sui quali, con volo pindarico, l’articolista si era avventurato. Nell’articolo titolato Dalla guglia alla cupola (Espero 1 ottobre 2010, p. 6) l’articolista aveva asserito che «la Chiesa Madre dovesse avere un pinnacolo sulla sua sommità», una vera e propria «guglia in stile gotico … dove oggi sorge la cupola e il cupolino, quindi sul lato est della Chiesa … oppure nell’adiacente Torre campanaria medievale in stile gotico fatta costruire dai Ventimiglia». Il supposto pennaculum sarebbe stato dunque «una variante gotica della guglia strictu sensu … [e sarebbe] certa l’esistenza di un pinnacolo che sembrerebbe essere stato riconducibile a un gusto goticheggiante o tardogotico visibile e palpabile … almeno sino ai primi anni del Seicento»: esso sarebbe stato in definitiva una «sottile guglia conica o piramidale di stile gotico o in subordine cupola su pennacchi di stile bizantino».
Il mio appunto verteva su questi concetti: come si può, solo sulla base di una manciata di documenti “cinque-seicenteschi”, affermare che il pennaculum fosse una guglia in stile gotico o di gusto goticheggiante o tardogotico “visibile e palpabile” fino si primi del Seicento, che esso sorgesse dove sorge oggi è la cupola e il cupolino o, in alternativa, sulla torre campanaria, che si trattasse di una sottile guglia conica o piramidale di stile gotico o “in subordine” - come se ci si potesse concedere una facoltà di scelta - di una cupola su pennacchi di stile bizantino? E come si può invocare uno “stile bizantino” in un borgo che l'articolista ritiene fondato nel XIV secolo? In quanto a friabilità di argomentazioni non c’è che dire.
- La lunga dissertazione sul termine e sul concetto di pinnaculum ha portato l’articolista ad affermare che lo scrivente non ha tenuto conto che «il termine “pennaculum” o “pinnaculum” (parola latina tardomedievale tradotta principalmente nei nostri dizionari nel senso di pinnacolo, guglia, e che rimanda anche a fastigium=cuspide, punta, e dunque pinnacolo, od anche sommità di un edificio) - riferito e accostato nelle fonti coeve al quartiere del pinnacolo della Chiesa Madre - non sia filologicamente e semanticamente traducibile col significato di “torre” civile o civica (costruzione che nei documenti medievali e moderni veniva indicata invece con la parola “turris”)».
Nel mio articolo del novembre 2013 si legge invece testualmente: «Se infatti il termine “pinnacolo” indica per lo più un motivo architettonico di forma piramidale o conica, molto slanciato e più o meno aguzzo (per esempio una guglia) che serve a coronare la sommità di una costruzione, fra i suoi sinonimi (cima, picco, vetta) c’è anche quello di “campanile” o “torre”: ed è proprio in questa accezione che il termine va considerato, alla luce di quanto si ricava dalle fonti d’archivio». Leggendo la frase chiunque comprende come nella mia affermazione la parola pinnaculum non sia stata filologicamente e semanticamente tradotta in “torre” civile o civica, ma come in quel contesto il termine sia stato accostato per sinonimia (corrispondenza, affinità) alla torre che prima (secoli XIII-XV) avrebbe potuto svolgere funzioni civili e che almeno dalla metà del Cinquecento era «torre campanaria … della chiesa madre».
È straordinario poi leggere nello stesso testo dell’articolista, qualche rigo più in là, l’esatto contrario di quanto prima egli aveva dichiarato, ossia la possibile coincidenza fra campanile (ergo torre campanaria, ergo torre) e pinnaculum: «i campanili talora potevano essere definiti “pennaculum” ... Da una nostra ricerca [ovviamente non citata], circa la corrispondenza fra i due termini (campanile = pennaculum), risulta, su un piano generale, che essa sia rara o prossima allo zero (e a 0 nei documenti d’archivio consultati o da altri riportati in studi relativi a Gangi e dintorni) ... Dobbiamo vedere come secoli fa venisse inquadrata la questione, al di là di valutazioni che oggi possiamo fare sul tema». La contraddizione è stupefacente! Una possibilità che il termine pinnaculum possa essere sinonimo di campanile o torre, benché rara, tuttavia esiste.
A questo punto vorrei fare due citazioni che consentono di stabilire come il termine pinnaculum può essere inteso non soltanto come elemento architettonico (guglia) ma anche come qualcos’altro.
1) Per la prima citazione dovrò scomodare nientemeno che il Vangelo secondo Matteo, capitolo 4, versetti 5-7: «Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede. Gesù gli rispose: Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». Il versetto riportato viene interpretato dai teologi e dagli studiosi nel modo seguente: «La “città santa” è Gerusalemme. Il punto più alto del tempio - il pinnacolo (dal latino pinnaculum, diminutivo di pinna, ala) - era probabilmente l’angolo sud-est del grande portico esterno, che dominava la valle del Cedron» (cito da Il Nuovo testamento. Vangeli e Atti degli Apostoli. Nuova versione ufficiale della CEI, a cura di G. Vigini, Milano 2008, p. 51, commento a Matteo 4,5-21).
2) La seconda citazione è tratta da La brevis Historia Liberationis Messanae secondo un manoscritto del secolo XVI del barone Arena Primo di Messina, in Archivio Storico Siciliano, nuova serie, anno XV, Palermo 1890 (Documento II, Regia Visita del Duomo di Monreale fatta da Mons. D. Pietro Pujades, 2 agosto 1515), dove si legge: «Fiat denovo pinnaculum ante januam introitus offìcinarum» (fatto il nuovo pinnacolo davanti alla porta d’ingresso delle officine): è improbabile che davanti alla porta delle officine venisse realizzata una guglia architettonica “goticheggiante”.
Dalle due citazioni riportate (e altre se ne potrebbero produrre) appare chiaro che il termine pinnaculum è funzione del contesto a cui si riferisce e può assumere diversi significati: e come vedremo nel punto seguente, nel nostro contesto esso assume un solo significato. Sarebbe opportuno dunque per l’articolista rivedere «l’interpretazione prevalente e comune (quella di guglia, pinnacolo o cuspide) [che] appare quella più pertinente ed appropriata». E poi nessuno ha mai negato che i campanili delle «Chiese siciliane e madonite erano allora corredate da tali elementi architettonici» (guglie), il cui valore seppure «forte, particolare e non secondario» tuttavia non può sostituirsi al valore più prevalente dell’intero manufatto.