Origini normanne di Gangi ? Elementi per una nuova storia del borgo

di Salvatore Farinella©, testi inediti tratti da GANGI. LA STORIA. Dal Medioevo al Novecento. Vol. I. Dalla fondazione normanna alla fine del Medioevo (XII-XV secolo). Il borgo e il suo territorio  (in corso di pubblicazione), ottobre 2012

Cinque o sei motivi perché Gangi potrebbe essere una fondazione normanna sul monte Marone

 

Di fatto la storia documentata di Gangi ha inizio a metà del XII secolo. Le più antiche testimonianze scritte, oggi conosciute, che parlano di Gangi risalgono infatti agli anni 1154 e 1155: la prima è la descrizione delle terre abitate nota come il Libro di Ruggero del geografo arabo Idrisi (5), la seconda è un documento del re Guglielmo I nel quale figura il nome greco della nostra cittadina, γαγγε (Gange) (6). Alla fine del regno normanno (1195) l’abitato di Gangi appare tuttavia già consolidato e il suo nome spunta oramai nei documenti d’archivio nella sua forma latina definitiva Gangiam (7). 

Tali circostanze rappresentano il punto di partenza per la storia certa della nostra cittadina e ci dicono che durante il regno di Ruggero II (1130-1154) e dei suoi successori l’abitato di Gangi era già esistente da qualche tempo. Ma quando è nato il borgo, atteso che - come si è visto - le risultanze archeologiche escludono fino a oggi la presenza di un centro rilevante a Gangi Vecchio?

La lettura di alcuni documenti editi, gli indizi e le tracce sul territorio indicano che Gangi potrebbe essere stata fondata sul monte Marone durante la riconquista normanna della Sicilia, nella seconda metà dell’XI secolo.

 

Il territorio di bangi nella Sicilia araba (grafico S. Farinella©)
Il territorio di bangi nella Sicilia araba (grafico S. Farinella©)

1. Gangi non figura nelle cronache della conquista e nei diplomi di istituzione delle diocesi normanne

 

Un primo motivo per cui Gangi potrebbe essere una fondazione normanna è legato, paradossalmente, alla sua assenza nelle cronache della conquista araba della Sicilia e nei diplomi di fondazione delle diocesi normanne: una assenza che testimonia comeprima della conquista normanna il borgo non era esistente.

Appare storicamente accertato infatti che Gangi non figura nelle cronache della conquista araba della Sicilia né in quelle della riconquista normanna: e ciò per il semplice motivo che in questo ampio periodo di oltre due secoli e mezzo Gangi non esiste ancora come centro abitato.

Diversamente da quanto sostenuto dal Nasello - secondo cui Gangi (Engio, sic!) cadde in mano saracena verso l’anno 850 «ed una parte di città fu distrutta durante l’occupazione» per divenire poi una signoria araba (8) - e dall’Alaimo - per il quale «l’anno 881 i Mussulmani penetrando in tutte le Madonie occuparono Engio e il suo territorio» (9) -, nessuna fonte dell’epoca dell’invasione musulmana riferisce dell’esistenza dell’abitato di Gangi e della sua presunta conquista da parte delle truppe arabe. Stando alle cronache infatti, i paesi delle Madonie subirono l’invasione delle truppe musulmane nel ventennio compreso fra l’anno 840 e l’anno 860: secondo quanto riporta l’Amari, la roccaforte di Geraci cadde in mano araba nell’840 mentre nell’852 venne presa Caltavuturo e nell’858 la rocca di Cefalù (10). Nell’859 si registra invece la presa di Enna, ribattezzata dagli Arabi Qasr Yannah o Qasr Yânnî (11)- latinizzata successivamente in Castrum Iohannis e infine Castrogiovanni -. La cosiddetta "Cronaca di Cambridge" (12) riferisce che il musulmano Halil riuscì a sottomettere le rocche di Caltavuturo (Qal-at abi-Tawr), Collesano (Qal-at as-Sirat) e Sclafani ('Isqlaf.nah) solamente nel 938 - ma forse si trattò semplicemente della repressione di una rivolta o di un conflitto di frontiera fra le diverse fazioni che dominavano il territorio -, mentre Al Muqaddasi  (13) indica nel 988 come già assoggettate all’islam le cittadine madonite di Geraci, Petralia, Cefalù e Collesano.

 

Ruggero II (foto da web)
Ruggero II (foto da web)

Se Gangi non figura nelle cronache arabe, il nostro borgo non figura nemmeno nei documenti normanni di istituzione delle prime diocesi siciliane, diocesi istituite nella seconda metà del secolo XI a conquista ancora in corso.

Se il borgo di Gangi fosse esistito come centro abitato fiorente in contrada Gangi Vecchio (così com’è stato sostenuto dalla storiografia tradizionale) il suo nome figurerebbe almeno nel diploma di istituzione della diocesi di Troina (o in quello delle diocesi di Agrigento o di Catania) essendo un centro di “frontiera” al pari di Nicosia, Sperlinga, Petralia e Polizzi: con un vero e proprio artificio storiografico - in una parola con un “imbroglio” -, l’Alaimo sostenne però che l’abitato dall’improbabile nome latino di Gancius (nome peraltro errato dal punto di vista linguistico) fece parte della diocesi di Troina fin dalla sua istituzione nel 1082, facendo così credere che la nostra cittadina fosse già esistente a quella data in contrada Gangi Vecchio (14).

A smentire la falsa notizia è la rilettura del diploma di fondazione della prima diocesi siciliana (Troina) (15) il quale, nella circoscrizione vescovile - diocesi, appunto, o parrochia - che comprendeva le civitas maggiori (cittadine) o i castra (castelli) «cum pertinenciis suis», ossia le “terre” abitate dipendenti dalle civitas, i casali rurali dipendenti dalle terre e i fondi rustici annessi «secundum antiquas sarracenorum divisiones» e le decime, non menziona affatto il borgo di Gangi.

Il diploma di istituzione includeva infatti nella nostra zona i centri di Cerami, Nicosia, Sperlinga, Mistretta, Tusa, Geraci, Petralia, Polizzi, Gibilmanna, Gratteri, Cefalù, Collesano, Rocamaris (Roccella), Caltavuturo e Sclafani: nessuna delle edizioni note del diploma riporta dunque il toponimo di “Gangi” - né tantomeno quello di Gancius sostenuto dall’Alaimo - fra quelli dei centri appartenenti alla diocesi istituita da Ruggero nel 1082 (16).

Oltre alla diocesi di Troina, anche quelle di Catania (fondata nel 1091) e di Agrigento (istituita nel 1093) chiudevano i loro confini nell’area compresa fra i territori degli odierni abitati di Petralia, Geraci, Sperlinga e Gangi. In tutti i diplomi istitutivi delle sedi vescovili - e nei successivi documenti del XII e XIII secolo che confermano i confini amministrativi delle giurisdizioni diocesane - l’abitato di Gangi non è mai citato: esso non figura fra i centri della Diocesi di Troina (e dal 1096 di Messina) - così come invece sostenne l’Alaimo - né tanto meno fra quelli delle diocesi contermini di Catania e di Agrigento i cui possedimenti pure giungevano a comprendere parti dell’odierno territorio di Gangi.

La ragione più verosimile per comprendere tale assenza è che in quell’anno 1082 il borgo di Gangi non esisteva ancora come centro abitato, ma probabilmente solo come avamposto militare che il documento di assegnazione delle pertinenze alla diocesi di Troina non comprese, proprio per la sua natura bellica. Il che equivale a dire che, come entità urbana compiuta, Gangi potrebbe essere nata e potrebbe essersi sviluppata dopo il 1082: ed equivale a dire che nella contrada Gangi Vecchio non esisteva un centro abitato di rilevanti dimensioni (e men che meno una terra fortificata importante), ma solamente quel modesto casale indicato col nome di g.flah (Gankah) da Idrisi e confermato dai modesti rinvenimenti archeologici di età arabo-normanna e medievale delle indagini del 1974.

Ma altri elementi sembrano a favore di una fondazione di Gangi in epoca normanna ...

 

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Note

 

5 - Al Idrisi, Il diletto di chi è appassionato per le peregrinazioni a traverso il mondo, chiamato anche Il libro di Ruggero, 1154.

6 - L.T. White jr, Il monachesimo latino nella Sicilia normanna, edizione Catania 1984, p. 317; S. Cusa, I diplomi greci ed arabi di Sicilia, Palermo 1868/81, p. 360/362 (638, n. 34) e 720; G. Spata, Diplomi greci inediti ricavati da alcuni manoscritti della Biblioteca Comunale di Palermo, in «Miscellanea di storia italiana», IX, 1870, p. 387-512, p. 48 e 420; R. Pirri, Sicilia Sacra. Disquisitionibus et notitiis illustrata, terza edizione annotata da A. Mongitore ed accresciuta da V. M. Amico con le notizie sulle abbazie dell’Ordine Benedettino, Cistercense, ecc., Palermo 1733, p. 839.

7 - E. Mazzarese Fardella, Il Tabulario Belmonte, Palermo 1983, p. 5.

8 - S. Nasello, Engio e Gangi. Nella storia nella leggenda e nell’arte, Palermo 1949, p. 26.

9 - F. Alaimo, La Chiesa di Gangi nell’era pagana e cristiana, Palermo 1959, p. 28.

10 - M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Firenze 1854-1872, passim.

11 - C. Ruta (a cura), Edrisi. La Sicilia, Ragusa 2002, p. 48.

12 - C. Cozza Luzi, La cronaca siculo-saracena di Cambridge, Palermo 1890. Il Codice, detto "di Cambridge" perché custodito presso l’omonimo centro culturale inglese, fu redatto in lingua araba fra l’XI e il XII secolo e pubblicato per la prima volta da Giovan Battista Caruso nel 1723 nella sua Bibliotheca Historica Regni Siciliae: essa è una raccolta di notizie sui fatti accaduti durante la conquista della Sicilia.

13 - Al-Muqaddasi, geografo arabo vissuto nel X secolo, in M. Amari, Biblioteca Arabo-Sicula, Torino-Roma 1880-1881, rist. Sala Bolognese 1981, vol. II, p. 668-675.

14 - F. Alaimo, La Chiesa di Gangi, cit., p. 31. L’autore, in maniera alquanto scorretta, trascrisse l’intero diploma aggiungendo arbitrariamente il toponimo (linguisticamente errato ) Gancius.

15 - Fra le diverse edizioni consultate del diploma di fondazione della diocesi troinese si cfr. la più affidabile in F. Giunta, Donaria Ecclesie Traianensis, in F. Giunta, Non solo Medioevo. Dal mondo antico al contemporaneo, vol. I, Palermo 1991, p. 98; si veda anche R. Starrabba, Diplomi di fondazione delle chiese episcopali di Sicilia (1082-1093), in “Archivio Storico Siciliano”, N.S., anno XVIII, Palermo 1893, p. 47-48.

16 - L’assenza di Gangi nel diploma ruggeriano di istituzione del vescovado di Troina e nelle successive conferme venne sottolineata anche da Illuminato Peri, uno di più attenti studiosi della storia di Sicilia: cfr. I. Peri, I paesi delle Madonie nella descrizione di Edrisi, in “Atti del Convegno Internazionale di Studi Ruggeriani”, 21-25 aprile 1954, Palermo 1955, p. 639.