Origini normanne di Gangi ? Elementi per una nuova storia del borgo

di Salvatore Farinella©, testi inediti tratti da GANGI. LA STORIA. Dal Medioevo al Novecento. Vol. I. Dalla fondazione normanna alla fine del Medioevo (XII-XV secolo). Il borgo e il suo territorio  (in corso di pubblicazione), ottobre 2012

San Michele arcangelo, autore ignoto, chiesa madre di Gangi (foto S. Farinella©)
San Michele arcangelo, autore ignoto, chiesa madre di Gangi (foto S. Farinella©)

4. Culti e Santi “normanni”

 

Un quarto motivo - finora trascurato - che potrebbe dare conferma a una fondazione normanna di Gangi riguarda la presenza di culti tipicamente “normanni”, legati cioè ai conquistatori o importati da nuclei di famiglie che, provenendo dal meridione della penisola italica, venivano stanziandosi in Sicilia al seguito degli Hauteville. Culti che, in molti casi, venivano radicati nei centri abitati in cui quegli stessi nuclei trovavano stabile dimora, attraverso la costruzione di chiese dedicate ai propri Santi.

Alla fine dell’XI secolo la Sicilia aveva aperto le porte a una lunga schiera di immigrati: cavalieri e semplici guerrieri col loro seguito di mogli e figli provenienti dalla Normandia, dalla Bretagna, dalle Fiandre, dalla Piccardia, dalla Borgogna, dall’Anjou (27), ma anche coloni Lombardi provenienti dalla zona ligure-piemontese e in maniera più massiccia dal Monferrato e gente proveniente dalla più vicina Calabria e dalla Puglia giunti al seguito dagli Hauteville.

Alla cerchia devozionale normanna e di quella gente del meridione d’Italia sono legati culti a diversi Santi, importati o nuovamente alimentati proprio in quest’epoca da questa massa di migranti in cerca di fortuna: così san Michele, san Giorgio, san Mercurio, san Teodoro, san Demetrio, san Vito appartenenti al ciclo militare, o san Pietro, san Giacomo, san Bartolomeo, san Paolo, san Marco, santo Stefano in tema di Apostoli e di Martiri, o ancora san Nicola di Mira (poi di Bari) e san Biagio quali vescovi orientali, san Leonardo di Noblac, san Giuliano vescovo di Le Mans e san Cataldo di Rachau (poi di Taranto) i cui culti erano provenienti dalla Francia e dal nord-Europa, oppure santa Lucia, sant’Elena, santa Caterina d’Alessandria, santa Ciriaca (chiamata poi santa Domenica) come figure femminili e ovviamente, sopra di tutte, la Vergine Maria Assunta patrona degli Hauteville.

Come molte cittadine siciliane che conservano oggi diversi di questi culti a testimonianza di un chiaro insediamento (se non di una fondazione) di età normanna, anche nel borgo di Gangi vi erano e vi sono chiese dedicate ad alcuni di questi Santi, circostanza che fa pensare all’insediamento di famiglie provenienti dalle regioni meridionali (Calabria, Puglia, Campania) che avrebbero potuto portare con se i propri culti.

Anche a Gangi infatti la chiesa madre è dedicata fin dall’origine a un Santo “normanno”, san Nicola di Bari, e alla Vergine Maria col titolo dell’Assunta che nella tradizione è pure co-patrona della cittadina: è chiara la preminenza di san Nicola come titolare in Sicilia di molte chiese madri edificate in periodo normanno. Del resto «il culto del santo raggiunse il suo apogeo in Europa all’inizio del XII secolo, epoca in cui si prodigò la devozione dei fedeli per il glorioso Taumaturgo. Patrono di Bari, Venezia, Merano, Ancona, Sassari e di altre città italiane, nonché di regioni come la Puglia e la Sicilia» (28): culto che nel corso dell’XI-XII secolo «diventa la bandiera della nuova borghesia normanna» (29).

All’epoca normanna è probabile che risalga anche il culto di san Cataldo, la cui chiesa è posta al margine orientale dell’abitato, il culto di san Mercurio, di san Giorgio, di san Michele e di san Vito - le cui chiese oggi scomparse sono documentate fino al XVII secolo -, forse anche il culto di santa Lucia e dell’Annunziata - le cui chiese appaiono nei documenti della seconda metà del XIV secolo -, oltre ai culti di san Biagio e di san Marco (le cui chiese sorgevano - la prima ancora esistente - in prossimità dello snodo della via Francigena e dell’hospitale) o il culto di san Giuliano la cui chiesa risulta attiva e documentata a Gangi dal XV fino a tutto il XVII secolo, e ancora i culti di santa Caterina d’Alessandria nella chiesetta alle falde del monte San Calogero (l’attuale chiesa dello Spirito Santo, il cui culto potrebbe essere stato impotato in epoca normanna da Troina) e di san Leonardo la cui chiesetta venne eretta nel versante occidentale del monte Marone in prossimità di un altro snodo viario sulla via Francigena. Elementi, quelli della presenza di culti verso Santi “normanni” nelle chiese di Gangi, che avvalorano l’ipotesi di una probabile fondazione del nostro centro in quel periodo.

 

Planimetria del borgo di Gangi (grafico S. Farinella©)
Planimetria del borgo di Gangi (grafico S. Farinella©)

 

5. Isolati di matrice araba

 

Un quinto motivo che concorre a rafforzare la nostra ipotesi riguarda la compatibilità di alcuni isolati presenti nella parte più alta (e più antica) del borgo con una fondazione di epoca normanna: isolati che mostrano una particolare articolazione e che a diversi studiosi hanno fatto pensare alla presenza di un possibile impianto «derivante da una matrice islamica» (30), che a ben vedere non è per nulla compatibile con l’ipotesi tradizionale della rifondazione di Gangi in età tardo medievale (nei primi anni del Trecento).

Sappiamo che durante il regno normanno di Ruggero II, e anche in seguito, le componenti musulmane rimaste in Sicilia dopo la riconquista bene si inserirono nel tessuto sociale dell’isola, ancorché tali componenti fossero nella inferiore condizione dei vinti: così la cultura, l’arte, l’architettura ma anche l’agricoltura e altre tematiche islamiche ebbero modo di persistere ancora per lungo tempo.

È da ritenere che ciò possa essere avvenuto anche in una Gangi di età normanna, dove piccoli nuclei di musulmani vissuti nelle fattorie del territorio trovarono sicuramente il modo di insediarsi nel nuovo borgo, rendendo disponibile il loro sapere. Una conferma la ritroviamo per esempio nella presenza proprio a Gangi, ancora nel 1195, di un gayto musulmano dal nome latinizzato di Mochlufium (31): il gayto (kaid o qa’yd, titolo onorifico) apparteneva a una classe socialmente elevata della società araba medievale, comunque tollerata dai Normanni, e rappresentava ciò che era rimasto dell’aristocrazia musulmana (32).

Invero diversi isolati del vecchio impianto urbano di Gangi - intendendo con tale termine una parte di spazio urbano costruita totalmente o in parte e delimitata da strade pubbliche, in genere nata dall’aggregazione di edifici a schiera, ossia addossati gli uni agli altri con il muro mediante in comune - richiamano alla mente la componente islamica dei tessuti urbani dei centri siciliani dove più forte è stata la presenza musulmana: è possibile scorgere, cioè, in diversi isolati la presenza di quella gerarchia di spazi e quella conformazione particolare di strade e vicoli caratteristica di molti centri abitati in cui forte è stata l’influenza islamica.

L’innegabile presenza di alcuni isolati di chiara ispirazione islamica mal si concilia con l’ipotesi della nascita di Gangi nel XIV secolo, a seguito della ipotizzata e verosimilmente mai avvenuta distruzione del 1299: invece, ben accordandosi con un contesto storico di età normanna, tale presenza rafforza l’ipotesi di una fondazione dell’odierna Gangi sul monte Marone fra l’XI e il XII secolo.

 

Frammneto di ceramica normanna ? (foto S. Farinella©)
Frammneto di ceramica normanna ? (foto S. Farinella©)

6. Elementi di impronta normanna

 

Se è vero che «sono rari i documenti normanni che parlano di creazione di nuovi abitati» (33), tuttavia diverse altre tracce tendono a rafforzare l’ipotesi di una fondazione normanna di Gangi sul monte Marone, mentre le fonti della seconda metà del XII secolo confermano comunque l’esistenza del borgo durante il regno normanno.

Fra gli elementi che possono dare una impronta normanna al nostro borgo c’è il rinvenimento di alcuni frammenti di ceramica all’interno dell’abitato (34): si tratta di alcuni cocci di ceramica invetriata con decorazione dipinta appartenenti a manufatti di uso quotidiano (catini o piatti) databili forse al XII secolo.

Ulteriori tracce di probabile epoca normanna sono individuabili in alcuni tratti di mura di cinta, oggi inglobati nelle fabbriche di edifici tuttora esistenti: sono elementi murari di spessore variabile da 1,80 a 2,50 metri che a più riprese sono individuabili lungo una linea che racchiude la parte più alta (e più antica del borgo) e che denota il primo sistema difensivo del borgo.

 

 

Tratti di mura di cinta (foto S. Farinella©)
Tratti di mura di cinta (foto S. Farinella©)

A queste mura si aggiunge la presenza di un sistema di alte volte ogivali che sorreggevano il piano della piazza e della chiesa madre (un esempio lo si ritrova ancora nella vicina Nicosia): di queste volte esistono ancora i pilastri nelle strutture dell’attuale “carcere borbonico” e una di queste volte è tuttora esistente e visibile all’interno della struttura carceraria settecentesca che è stata ricavata proprio dalla documentata chiusura di queste alte arcate per realizzare il bastione della chiesa madre (35). Insieme alla cinta muraria le alte volte facevano parte del poderoso sistema di difesa del borgo di Gangi che, a dire delle cronache, resistette agli assedi del 1299 senza che la cittadina capitolasse.

 

 

Torre cilindrica (foto S. Farinella©)
Torre cilindrica (foto S. Farinella©)

Ancora un altro elemento di una presenza normanna sul monte Marone è la torre cilindrica cosiddetta “saracena”, esistente nei pressi del’attuale convento dei Cappuccini: il termine “saraceno” fu coniato dal Nasello, che credette la torre facente parte di una immaginaria fortezza chiamata “la Madonita” costruita dai Musulmani sulle falde del Marone (36). Non supportata da nessun documento e da nessuna fonte, come anche da nessun riscontro di carattere analogico, la notizia di una origine “saracena” della torre cilindrica è ancora una volta errata: essa, nata come torre isolata di avvistamento e di presidio (collocandosi a controllo della sottostante via Francigena), risale invece al XII secolo - e dunque al periodo normanno -, come mostra una torre cilindrica quasi identica nella forma, nelle dimensioni e nei particolari, realizzata nell’Alto Vastese, nella parte meridionale dell’Abruzzo in quella epoca. Una torre che potrebbe avere a che fare - come l’esempio citato - con una presenza templare e, dunque, con un insediamento a Gangi dei Cavalieri del Tempio.

 

Queste sono alcune ragioni per le quali l’attuale borgo di Gangi sul monte Marone potrebbe avere origini normanne. Sulla base di tali ragioni, degli indizi e delle tracce fornite - e sulla base della dimostrazione che nei fatti del 1299 il borgo di Gangi non venne affatto distrutto e che esso non era localizzato nella contrada Gangi Vecchio - è possibile perciò ipotizzare che l’odierno centro abitato di Gangi venne probabilmente fondato a seguito della conquista normanna della Sicilia, verso la fine dell’XI secolo. Un’ipotesi affascinante che trova sufficienti conferme nel prosieguo degli avvenimenti.

 

< indietro

 

Note

 

27 - L.R. Ménager, Inventaire des familles normandes et franques emigées en Italie méridionale et en Sicilie (XI-XII siècles). Identification de normands d’après lor “cognomen toponomasticum”, in Roberto il Guiscardo e il suo tempo, Atti delle prime giornate normanno-sveve, Bari, 28-29 maggio 1973, Centro di studi normanno-svevi, Università degli studi di Bari, Roma 1975, Bari 1991, p. 322-327.

28 - R. Tortorelli, Aree cultuali e cicli agiografici della civiltà rupestre. I casi di S. Margherita e S. Nicola di Mottola (Taranto), Tesi di dottorato di ricerca in Storia del Cristianesimo e delle Chiese, parte seconda, Il culto dei Santi nel Mezzogiorno d’Italia: le fonti agiografiche su Marina (Margherita) di Antiochia e Nicola di Myra, p. 26.

29 - Ivi, p. 34.

30 - T. Cannarozzo, Cultura dei luoghi e cultura del progetto. La permanenza delle qualità storiche nella riqualificazione dei centri urbani del meridione, Firenze 1986, p. 220.

31 - E. Mazzarese Fardella, Tabulario Belmonte, cit., doc. 5.

32 - D. Matthew, I normanni in Italia, Milano 2009, p. 265. In epoca normanna e sveva non sono pochi i gayti presenti che partecipano nelle comunità siciliane ai consigli di veterani, testimoni strumentali e consiglieri degli ufficiali regi e dei signori della terra.

33 - M. Aymard, H. Bresc, Problemi di storia dell’insediamento nella Sicilia medievale e moderna, 1100-1800, in “Quaderni storici” , n. 24, anno VIII, fasc. III, Ancona 1973, p. 954.

34 - Il rinvenimento di ceramica normanna durante i lavori di scavo per la metanizzazione dell’abitato di Gangi (2007) in una delle strade del centro (via Notararigo), da me effettuato sul materiale di risulta, fa ben sperare circa la possibilità di rinvenire tracce concrete del periodo in cui credo sia avvenuta la fondazione del borgo.

35 - Di queste strutture voltate ho dato notizia in S. Farinella, Note storiche sulla chiesa madre di Gangi, in G. Antista (a cura), Arte nelle Madonie. Storia, restauro, design, Bagheria 2013, p. 47 e segg.

36 - S. Nasello, Engio e Gangi, cit., p. 26; Id. Gangi, collana "Paesi di Sicilia", Palermo 1963, p. 23-24 e p. 44.