Il primo convento dei Cappuccini a Gangi
di Salvatore Farinella©, pubblicato su Espero, 1 maggio 2008
Con l’eloquente toponimo di Celle viene indicata l’area dove sorgeva il primo convento costruito dai frati Cappuccini a Gangi: siamo ai piedi del monte Marone, all’ingresso orientale del paese, in un’area che un tempo costituiva un importante snodo trazzerale e dov’era anche un “ospedale” - da cui l’altro toponimo Piano Ospedale - che assicurava il ristoro di pellegrini e viandanti. La memoria di questo primo importante brano di vita francescana è ancora oggi conservata in un modesto fabbricato a ridosso della strada statale, sebbene in condizioni tutt’altro che soddisfacenti.
I Cappuccini arrivano a Gangi nel 1572 (1): provengono da Messina e in quello stesso anno fondano i conventi di Licata, Bivona, Cammarata e Scicli in un vasto programma di espansione territoriale dell’Ordine che interessa l’intera isola. Il luogo dove edificare il convento, fuori dal borgo, non venne scelto a caso: qui esisteva già l’hospitale per i viandanti e due piccole chiesette rurali dedicate a san Marco e a san Biagio, ma soprattutto una ricca fonte d’acqua detta del Granato e due importanti vie di comunicazione, le trazzere che conducevano da Palermo a Messina e da Enna al caricatore di Tusa. Al borgo di Gangi, che si trovava sul soprastante monte, si accedeva tramite un ripido sentiero che conduce alle porte cittadine.
Il convento venne costruito secondo l’antico modello, a un solo piano, poche cellette aggregate attorno a un cortile e a qualche spazio comune: promossa da frate Giuseppe Siracusa, Ministro dell’Ordine per tutta la Sicilia, la costruzione del modesto edificio venne affidata all’esperto fabbriciere castelbuonese - ma oriundo dal settentrione d’Italia - mastro Bernardino Lima che qualche anno prima aveva ristrutturato l'abbazia di Santa Maria di Gangi Vecchio (2). A giudicare dalle ridotte dimensioni della struttura, la comunità francescana doveva essere formata da pochi frati: qui, nella peste del 1576, morirà frate Egidio da Mola che mezzo secolo dopo farà parlare di sé in tutta la regione per le numerose guarigioni ancora dal morbo che infierisce in tutta la Sicilia (3).
Il modesto convento di Gangi venne comunque scelto dall’Ordine per tenervi il Capitolo Provinciale nell’aprile del 1579, il sesto dall’istituzione delle tre Province Cappuccine: nella piccola sala capitolare - che coincideva probabilmente con il refettorio dei monaci - e con l’assistenza di frate Girolamo da Palermo alias lo Spagnolo venne eletto Ministro Provinciale frate Antonio da Tortorici (4).
Nonostante il piccolo convento fosse perfettamente autonomo, fornito di strutture per l’accumulo e la distribuzione dell’acqua necessaria alla coltivazione degli orti - a testimonianza delle quali rimangono ancora due cisterne, composte da un vano quadrangolare delimitato da murature in pietrame e coperto da una volta anch’essa in pietra -, e nonostante la popolazione si dimostrasse molto devota ai frati, nel 1604 la struttura venne abbandonata dai monaci che preferirono trasferirsi in un nuovo convento edificato nel centro abitato, nei pressi del castello: la ragione fu che il cenobio veniva utilizzato dai viandanti a qualsiasi orario come luogo di ristoro e come taverna, ma probabilmente influì l’esigenza dell’Ordine - peraltro registrata in diverse comunità - di insediarsi all’interno dei centri abitati. Il primo convento dei Francescani - che a Gangi edificheranno ben tre strutture monastiche - subirà il definitivo abbandono passando di mano in mano, vedendosi destinato ai più svariati usi.
Dell’originaria struttura edificata dai Cappuccini negli anni ’70 del Cinquecento rimane poco, ma abbastanza da poter cogliere l’antica configurazione del convento. Il vecchio fabbricato è infatti ancora oggi ben individuabile con il suo muro di cinta e il piccolo cortile, sebbene le condizioni strutturali appaiano notevolmente precarie: il crollo di parte delle murature e del tetto ha infatti indebolito il resto della struttura che mostra evidenti i segni del degrado. Alcuni corpi aggiunti in epoche successive si presentano in migliore stato di conservazione, quantunque anch’essi in condizioni precarie.
Una delle due cisterne esistenti appare ancora leggibile quasi nella sua interezza: si individuano chiaramente i muri d’ambito, sebbene siano in parte diroccati, mentre la volta di copertura oramai non esiste più. Della seconda cisterna si notano solamente alcuni muri interrati.
Nella sua configurazione attuale segnata dall’ingiuria dei secoli, il vecchio convento francescano delle “Celle” sfida ancora il tempo in attesa di un moto di orgoglio che ne valorizzi la storia e ne salvaguardi le poche ma importanti strutture superstiti.
Note
1 - La cronaca sull’arrivo dei Cappuccini a Gangi e sulla costruzione dei tre conventi dell’Ordine è in Archivio dei Frati Cappuccini di Gangi (AFCG), Relazione della fondazione del XVI Convento dei Cappuccini, 4 marzo 1695, col. III, c.2 e segg.
2 - Archivio Storico del Comune di Gangi (ASCG), Fondo notai defunti, atto del 9 settembre 1575 con i quale i Giurati di Gangi riconoscono delle somme a mastro Bernardino Lima per i lavori effettuati nel convento dei Cappuccini di Gangi, notaio Giuseppe Errante, vol. IV-VG, 15v-16. Per i lavori di mastro Bernardino Lima a Gangi Vecchio si rimanda a S. Farinella, L'abbazia di Santa Maria di Gangi Vecchio. Storia, arte e misteri dell'antico cenobio benedettino, edizione digitale, Gangi 2013, passim.
3 - Sulla questione di frate Egidio da Mola si rimanda a S. Farinella, Frate Egidio da Mola e santa Rosalia. Due Santi per una peste, in corso di pubblicazione.
4 - AFCG, Relazione della fondazione, cit..