Errori, invenzioni e falsi della storiografia.           La storia di Gangi: dagli Arabi, ai Normanni, al Vespro

di Salvatore Farinella©, testo inedito (luglio 2015)

Il territorio dell'attuale Gangi in epoca araba ricadente nel Val Demone (parte superiore) e nel Val Di Noto (parte inferiore)
Il territorio dell'attuale Gangi in epoca araba ricadente nel Val Demone (parte superiore) e nel Val Di Noto (parte inferiore)

- dal punto di vista amministrativo, oltre che in Valli (demone, Noto e Mazara) la Sicilia musulmana venne divisa in distretti (detti iqlim, plurale aqalim) relativamente vasti, corrispondenti a volte a territori ben marcati e delimitati, nei quali la popolazione era ripartita in unità insediative, produttive e fiscali di medie dimensioni, il rahal o casale [1]. Ogni distretto veniva governato da un abitato “capoluogo” ed eponimo (cioè avente lo stesso nome del distretto), sede dell’autorità governativa, centro amministrativo e religioso, in genere corrispondente a un insediamento eminente per sito, popolazione e storia: uno di questi capoluoghi fu Batarliah-Petralia (probabilmente la Sottana) nel Val Demone mentre un altro fu Qasr Yannah-Enna nel Val di Noto e i due distretti facenti capo ai due centri costituivano luogo di frontiera fra i due Valli.

Diversi documenti dell’epoca normanna confermano che il territorio del distretto di Petralia, l’iqlim b.tarliah, comprendeva una vasta area che da Villalba e Polizzi giungeva fino al territorio dell’attuale abitato di Gangi [2]: come dimostrano le fonti di epoca normanna, il distretto andava a chiudere nell’interno le divise fra le future diocesi di Troina e di Agrigento e lambiva quasi i confini di quella che sarebbe stata la diocesi di Catania. Se consideriamo che l’odierno territorio di Gangi si stende da nord a sud lungo la vallata del Fiume Gangi che l’attraversa come una lunga spina dorsale, si comprende come durante il dominio islamico della Sicilia la parte settentrionale di questo territorio ricadesse nel Val Demone e nel distretto di Petralia-Batarliah, mentre la parte meridionale - dall’odierna contrada Regiovanni verso sud - ricadeva nel Val di Noto e nel distretto di Enna-Qasr Yannah.

Nessuna signoria autonoma si rileva dunque a Engio-Gangi o a Rahalgiovanni o ad Alburchia: di contro, posto che Gangi non esisteva ancora, in età araba sul territorio si rileva la presenza di alcuni insediamenti (probabilmente dei casali e fattorie) a Gangi Vecchio, a Regiovanni (Rahal Johannis, dove rahal vuol dire appunto casale) e ad Alburchia (toponimo di chiara derivazione araba), oltre a Gulfi (gurfa è anch’esso toponimo di derivazione araba) e in altre zone del territorio.

 

- assolutamente inventata e priva di ogni qualunque prova è la costruzione della presunta “fortezza la Madonita” sul monte Marone: l’asserto è probabilmente riconducibile alla presenza della torre cilindrica esistente presso il convento dei Cappuccini, che con estrema leggerezza il Nasello indicò come “saracena” ma che piuttosto appare normanna come sembrano indicare i raffronti con torri di questo periodo.


Il conte Ruggero de Hauteville (foto da web)
Il conte Ruggero de Hauteville (foto da web)

2 - Periodo normanno (XI-XII secolo)


1 - Santo Nasello

Engio e Gangi. Nella storia, nella leggenda, nell’arte, Palermo 1939, p. 26, seconda edizione Palermo 1982, pp. 29-30


«Dominazione Normanna - Nel 1061 i Normanni con Ruggero occuparono Messina, nel 1072 Trapani e nel 1086 Siracusa; nel 1088 tutta l’isola cadde in potere dei nuovi conquistatori. Engio cedette poco dopo l’occupazione di Petralia ed in seguito ad aspre  battaglie combattute presso il Marone e con esito favorevole per i Normanni, a cui la città s’arrese verso il 1067 circa»


2 - Francesco Alaimo

La Chiesa di Gangi nell’era pagana e cristiana, Palermo 1959, p. 28, 30


«[…] Quando il Conte Ruggero dopo penetrato nel Val Demone, ed essersi rapidamente rafforzato a Petralia Soprana nell’anno 1066 – sferrò le sue operazioni militari nel territorio di Gancius, ordinò al valoroso Baldovino di attaccare i 20.000 saraceni, asserragliati sul Marone nella fortezza Madonita e di cacciarli da quella località. Mentre il valoroso Normanno con l’aiuto della cavalleria riusciva nell’impresa il conte in persona con il nerbo delle truppe, coadiuvato da numerosi Siciliani dei dintorni, alla Ramata sbaragliò il resto dell’esercito musulmano che si sbandò per i vicini monti ritirandosi verso Enna»


3 - Santo Nasello

Gangi, Palermo 1963, p. 23, 24


«[…] Il conte Ruggero, iniziata l’occupazione del Val Demone, nell’anno 1066 si accampò a Petralia Soprana, da dove sferrò le operazioni militari nel territorio di Gangi ordinando a Baldovino di attaccare i Saraceni asserragliati sul monte Marone nella fortezza Madonita. Baldovino compì felicemente l’impresa con l’aiuto della cavalleria, mentre il conte Ruggero con il grosso delle truppe, coadiuvato da molti abitanti dei centri delle Madonie, attaccava e sbaragliava in contrada Ramata il resto dell’esercito musulmano, cacciandolo attraverso i gioghi montagnosi in ritirata verso Enna»


A parte gli errori del Nasello sulle date della conquista normanna della Sicilia - nel 1063 venne conquistata Cerami, nel 1068 fu la volta di Misilmeri, nel 1070 di Catania e nel 1071 di Palermo: nei decenni successivi caddero in mano normanna Mazara (1072), Calascibetta (1074), Trapani e Castronovo (1077), Siracusa (1086), Agrigento (1087), Butera (1089); la conquista normanna dell’isola si poté dire conclusa con la presa della roccaforte di Noto nel 1091, e non nel 1088 [3] -, nessuna cronaca dell’epoca e nessun autore successivo riporta la circostanza secondo la quale Gangi-Engio o l’improbabile Gancius «cedette poco dopo l’occupazione di Petralia ed in seguito ad aspre battaglie combattute presso il Marone e con esito favorevole per i Normanni, a cui la città si arrese verso il 1067 circa», semplicemente perché il borgo di Gangi non esisteva (si veda quanto detto in proposito).


Completamente inventate (ma sulla scia di quanto scrisse l’inattendibile Filadelfio Mugnos nel Seicento, nel suo Teatro genologico, disquisendo sui Ventimiglia), perché non assistite da nessuna fonte documentale o bibliografica, sono poi le asserzioni sulla battaglia contro i 20.000 saraceni asserragliati nella “fortezza Madonita” sul monte Marone, o la presenza di un non meglio qualificato  “Baldovino” (da cui, secondo Mugnos, sarebbero discesi i Ventimiglia, tesi oramai abbondantemente superata da tempo), o ancora sulla battaglia contro l’esercito musulmano in contrada Ramata, pochi chilometri a sud-est di Gangi. Se queste notizie corrispondessero al vero, le cronache della conquista normanna della Sicilia (abbastanza dettagliate) avrebbero di certo fatto menzione di queste importanti battaglie consumate presso il monte Marone: eventi che invece non appaiono citati da nessuna parte.


Dal punto di vista più strettamente storico potremmo ipotizzare come abbiamo già fatto (e sottolineo “ipotizzare”) che nel corso della conquista di Petralia, fra il 1063 e il 1066, i Normanni abbiano potuto edificare sul monte Marone un avamposto militare (forse una semplice torre) per il controllo del territorio conquistato e delle due importanti arterie viarie che transitavano proprio alle falde della montagna, la magnam viam Francigenam da Messina a Palermo e la strada che conduceva verso Enna. Da questo avamposto ipotizziamo che possa essere sorta l’attuale Gangi.


Battaglia del Vesrpo (foto da web)
Battaglia del Vesrpo (foto da web)

3 - Periodo del Vespro siciliano (1282-1283)

 

1 – Santo Nasello

Engio e Gangi. Nella storia, nella leggenda, nell’arte, Palermo 1939, p. 29-30, seconda edizione Palermo 1982, p. 33

 

«[…] Solo la piccola città di Sperlinga negò di ribellarsi al governo angioino. In Engio [sic], come nelle Madonie, il Vespro divampò dal giorno 3 al 5 aprile»

 

2 - Santo Nasello

Gangi, Palermo 1963, pp. 23, 24

 

«[…] Anche in Gangi, come negli altri centri delle Madonie, il Vespro divampò nelle giornate dal 3 al 5 aprile del 1282».

 

La fantasia dell’autore gangitano appare particolarmente fervida quando sostiene che, partita il 30 o il 31 marzo 1282 (le fonti sono discordi sul giorno esatto), la rivolta del Vespro siciliano sia divampata a Gangi e nelle Madonie appena tre giorni dopo e sia durata appena due giorni: ovviamente le fonti, particolarmente ricche sull’argomento e che il Nasello avrebbe dovuto conoscere, descrivono una storia diversa e un ruolo ben definito del borgo di Gangi.

Intanto il Vespro siciliano, che portò alla liberazione di quasi tutta l’isola e alla cacciata degli Angioini dalla Sicilia, ebbe in Pietro III d’Aragona - figlio di Giacomo I il Conquistatore e soprattutto marito di Costanza, la primogenita di re Manfredi -, il protagonista principale: chiamato dai nobili siciliani e desideroso di far valere i propri diritti sul regno di Sicilia in nome della moglie, egli giunge a Palermo il 10 settembre di quello stesso anno dove ricevette il giuramento di fedeltà dei baroni del Regno. Da questa data iniziarono le ostilità fra Angioini da un lato e Siciliani e Aragonesi dall’altro.

Il ruolo dei centri madoniti e soprattutto di Gangi nelle vicende del Vespro rimane delineato da diversi documenti del periodo compreso fra il settembre del 1282 e il gennaio dell’anno seguente: le ricche fonti documentali attestano [4] attestano la partecipazione del borgo di Gangi al fodro (vettovagliamento richiesto da re Pietro) nonché agli assedi di Sperlinga (dal 10 ottobre 1282) e la presenza di un considerevole numero di arcieri a difesa del borgo [5].

 

Errori e invenzioni storiografiche da parte degli autori locali (riproposti da studiosi contemporanei), dunque, anche nei periodi storici che riguardano la conquista e la dominazione araba e normanna della Sicilia e la vicenda del Vespro: lo studio e la rilettura delle fonti disponibili o il ragionamento critico che consente di avanzare nuove ipotesi, come si è visto, permettono di riscrivere una Storia di Gangi al di fuori dei luoghi comuni e delle improbabili ricostruzioni che non reggono più al vaglio della ricerca storica.


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Note



[1] H. Bresc, L’habitat médiéval en Sicile (1100-1450), in Atti del Colloquio Internazionale di Archeologia Medievale, Palermo 1976, I, pp. 186-197.

[2] F. Figlia, Poteri e società in un comune feudale, Palermo 1990.
[3] F. Maurici, Castelli medievali, cit., p. 90 e segg..

[4] I documenti sono pubblicati nel De Rebus Regni Siciliae (9 settembre 1282-26 agosto 1283). Documenti inediti estratti dall’Archivio della Corona d’Aragona, Palermo 1882.

[5] Per un approfondimento si rimanda a S. Farinella, Storia delle Madonie. Dalla Preistoria al Medioevo, Palermo 2010, pp. 98-101; S. Farinella, Gangi. La Storia. Dal Medioevo al Novecento. Vol. I. Dalla fondazione normanna alla fine del Medioevo (XII-XV secolo). Il borgo e il suo territorio  (in corso di pubblicazione).